– Le Immagini
Siamo nel 2010 e ci troviamo di fronte ad una scadenza evocativa importante. Il progetto Countdown 2010 – save biodiversity, lanciato da tempo in tutto il mondo dall’Uicn International Union for Conservation of Nature, è giunto al capolinea. Poiché l’obiettivo era quello di mettere a fuoco gli impegni assunti da soggetti pubblici e privati per attivare azioni concrete e per arrestare la perdita di biodiversità, si può ormai constatare quanto sia stato effettivamente realizzato e quanto, purtroppo, risulti ancora distante il traguardo di conservazione del patrimonio naturale, sia sulla scena internazionale che in quella nazionale.
Da più parti è stata espressa un certa delusione nel vedere un tema così significativo relegato ad argomentazione tecnica per addetti ai lavori con conseguente insufficiente comprensione di quanto sia essenziale il contributo di servizi fornito dagli ecosistemi naturali allo sviluppo economico. Si è evidenziata altresì l’urgenza di investire energie in progetti focalizzati verso approcci proattivi attraverso la formula del coinvolgimento delle popolazioni locali quale risorsa esperienziale necessaria allo sviluppo di processi culturali innovativi. Da questo scenario scaturisce l’esigenza, soprattutto per un’area protetta che deve dare prova di efficacia nella gestione, di favorire formule di aggregazione dei portatori di interessi, promuovendo una learning organisation per incoraggiare ingegnosità, competenze, trasversalità, etica decisionale.
Costruire un’alleanza strategica per condividere un percorso di empowerment locale
Lavorare nelle cornici di cui si è parte, costruire processi in cui le comunità apprendono, assumere obiettivi condivisi e sostenuti da una partecipazione che si sviluppa da un comune senso di appartenenza è un cammino da intraprendere e rappresenta una condizione imprescindibile per coniugare l’esercizio della responsabilità individuale nella versione di autentica interfaccia con la collettività.
Si tratta di fare leva sul desiderio istintivo delle persone che risiedono nel territorio di dare valore ai connotati propri della loro terra, naturalmente espressivi della storia passata delle genti e quindi oggettivamente depositari della memoria dei luoghi. Così preservare un luogo, anche di limitata estensione, per custodire uno scrigno con le sembianze di ciò che quel posto è stato nel passato, quando la condizione di presenza era talvolta molto più significativa, diventa una questione di fierezza per chi riesce a compiere il passo di ergersi con senso e con onore a difensore e sorvegliante della storia nonché a guardiano del suo futuro. Dando dignità al processo di vigilanza e costruendo una coralità di intenti si può diventare tesorieri di volontà testimoniali fortemente espressive. Battersi per mantenere un valore comune è molto di più che rievocarlo o vederlo riprodotto solo nelle cartoline d’epoca.
L’esperienza di chi svolge compiti di gestione di un’area protetta può essere molto utile per chiarire quali forze bisogna coinvolgere per aggregare spinte positive che si traducano in comportamenti di consapevolezza e responsabilità. La protezione dell’ambiente naturale e la creazione di parchi e riserve ha permesso di tutelare ampie superfici del nostro Bel Paese. Le normative, i regolamenti e le attività di controllo svolgono un ruolo formidabile per costruire la cultura del rispetto. Tale approccio tuttavia è sempre molto stentato perché le popolazioni locali percepiscono con difficoltà questi valori in quanto si sentono pressati da limitazioni che non ricadono su cittadini che vivono al di fuori dei perimetri dei parchi.
Le dune di Lacona
Il sistema dunale fa parte di un ambito costiero sabbioso situato al centro del Golfo di Lacona posto nel versante sud occidentale dell’isola d’Elba. Si presenta come un tratto di spiaggia, molto frequentata in estate, alle cui spalle rimangono lembi di dune vegetate in larga parte decapitate dall’inserimento di pinete artificiali e degradate dallo spianamento effettuato per l’utilizzo antropico. Il biotopo non è attualmente un Sito della Rete Natura 2000 ma la presenza di habitat prioritari potrebbe consentirne la certificazione ai sensi della Direttiva 92/43 Habitat. L’ambito è incluso nel perimetro del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, recentemente approvato dal Consiglio regionale della Toscana. Le aree meglio conservate ricadono in zona B e in parte in Zona C del Piano del Parco, quelle ormai definitivamente occupate da strutture ricettive sono state classificate come ambiti De, cioè aree in cui sono vigenti le norme dei Piani urbanistici comunali. Il territorio è ricompreso nel Comune di Capoliveri.
Dal punto di vista della norma vi è un elevato livello di tutela ma a questa declaratoria non corrisponde una effettiva garanzia di mantenimento della qualità ambientale residuale. Gli ambiti demaniali costieri sono stati in passato venduti ad imprenditori privati e quindi sono stati oggetto di profonde trasformazioni le cui ripercussioni permangono in virtù dei diritti di proprietà acquisiti. L’arenile è poi stato assegnato in concessione per strutture temporanee balneari. Il processo di deterioramento ha subito inoltre il fenomeno dell’abusivismo mai sufficientemente arginato. La fase di depauperamento ora è stata rallentata ma la mancanza di una formula di gestione diretta e attiva nella quotidianità vanifica gli esiti della tutela nominale e rischia di deprimere il patrimonio di biodiversità residuale.
Nel porre l’accento su questa condizione che oggettivamente può compromettere la struttura morfologica e la naturalità del sistema dunale trapela tutta la difficoltà per l’ Ente Parco di potere concretamente gestire gli impatti che provengono da una fruizione poco controllabile e da una continua esposizione ad attività che comportano gravi manomissioni.
Aspetti vegetazionali e floristici del sistema dunale
Nonostante la limitata estensione, sul litorale di Lacona è tuttora presente gran parte dei termini della classica zonazione psammofila, che dalla riva all’entroterra vede aumentare il numero delle specie perenni che, a partire da forme effimere, danno luogo a comunità vegetali più stabili.
Sulla zona di spiaggia adiacente alla battigia sono presenti fitocenosi discontinue a dominanza di piante annue come la Rughetta di mare (Cakile maritima). Sulle dune mobili compaiono le comunità ad Agropiro (Elymus farctus) e Santolina delle spiagge (Otanthus maritimus) mentre la prima fascia consolidata è occupata da una vegetazione dominata da Crucianella (Crucianella marittima) e Vedovina (Pycnocomon rutifolium). Si tratta di comunità di elevato interesse conservazionistico che presenta a Lacona le stazioni più rappresentative di tutto il litorale tirrenico settentrionale. Ciò deve pertanto far riflettere sul carattere di relittualità del biotopo il cui interesse conservazionistico è legato alla condizione di rappresentatività della fitocenosi che costituisce l’habitat.
La sommità delle dune più interne è occupata da una boscaglia a ginepri (Juniperus spp.), fitta e impenetrabile se non fosse per la presenza di diverse interruzioni create dall’apertura di varchi per raggiungere il mare. Si tratta di lembi un habitat di interesse prioritario della Rete Natura 2000.
Il settore occidentale del litorale presenta maggiore naturalezza del profilo geomorfologico con alternanza di creste dunali e aree depresse e proprio una di queste depressioni ospita l’unico residuo di vegetazione retrodunale igrofila caratterizzata dalla presenza del Giunco (Scirpoides holoschoenus). Seppur frammentaria si segnala la presenza di pratelli effimeri retrodunali a dominanza di Malcolmia ramosissima, vegetazione annuale a prevalente fenologia tardo-invernale primaverile, di interesse comunitario. Tale substrato è fortemente condizionato dal calpestio indiscriminato delle persone e pertanto è urgente limitare gli accessi negli ambiti più rappresentativi.
La breve e sintetica panoramica sugli aspetti botanici delle dune di Lacona si completa con un cenno alle stupende fioriture che accolgono il visitatore: in inverno e all’inizio della primavera è presente lo Zafferanetto (Romulea rollii), ai quali seguono per tutta la primavera la Violacciocca selvatica (Matthiola tricuspidata), l’Erba medica litorale (Medicago litoralis) e la Camomilla marina (Anthemis marittima). Infine durante l’estate fioriscono il Giglio marino (Pancratium maritimum), lo Zigolo delle spiagge (Cyperus capitatus) e il Fiordaliso delle spiagge (Centaurea sphaerocephala).
Il Comitato «Amici delle Dune di Lacona»
L’impossibilità di stabilire un’efficace gestione quotidiana improntata alla conservazione ha stimolato l’iniziativa di adozione delle dune da parte di alcune persone della società civile che hanno avviato un progetto collettivo per far ritornare gran parte del biotopo in proprietà pubblica.
L’inclusione dell’area in ambito tutelato, con la definitiva approvazione del Piano territoriale del Parco, ha comportato una reazione della proprietà che possiede una parte saliente delle dune presenti che hanno posto in vendita tali particelle catastali, unitamente ad alcuni immobili realizzati in passato e che non hanno avuto la resa commerciale sperata.
È nata così l’idea, da parte di un gruppo di privati cittadini della comunità elbana costituita da nativi ed adottivi, di attivarsi per creare un comitato di scopo, con personalità giuridica, con l’obiettivo di organizzare una raccolta fondi per acquisire le aree poste in vendita, destinandole per sempre alle finalità di conservazione della natura e dei luoghi. La formula di azionariato popolare prevede un’acquisizione attraverso un processo di sottoscrizione e pagamento di unità di superficie. Tale percorso confluirà poi in una destinazione d’uso collettivo in una formula che potrebbe portare all’acquisizione da parte dell’Ente Parco.
Restituendo l’area dunale di Lacona alla collettività si potrebbe quindi intervenire tramite interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per impostare la riqualificazione degli habitat e procedere con il consolidamento del sistema morfologico. Per tale motivo si cerca il diretto coinvolgimento dell’amministrazione comunale che dovrà garantire formule di utilizzo delle concessioni esistenti in forma compatibile con il recupero naturalistico della fascia retrostante l’arenile. E’ davvero auspicabile che la sollecitazione che proviene dal mondo del volontariato contagi positivamente gli Enti coinvolti per restituire una condizione di naturalità a quest’area.
Il comitato «Amici delle Dune di Lacona», che si è presentato in maniera forte e attiva sul territorio, ha già riscosso un importante seguito di consensi cominciando da subito ad adoperarsi per organizzare una serie di iniziative che hanno come obiettivo primario quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore relittuale di questo habitat. In fase iniziale è opportuno rafforzare la visione comune con l’appoggio delle persone che operano e vivono in loco per avviare un processo di custodia condiviso soprattutto da coloro che sono insediati con le attività produttive nelle pertinenze e che possono trarre vantaggi economici dall’avere un’area naturalistica ben equipaggiata e ben tenuta.
Con l’acquisizione pubblica e la piena adozione da parte del Parco, si tratterà quindi di attuare un programma di interventi. Si opererà per salvaguardare le comunità vegetali attraverso attività di cura e di manutenzione con il coinvolgimento diretto del volontariato. Il lavoro manuale sarà accompagnato anche da progetti di riqualificazione con riferimento alle esperienze già praticate in altre aree del litorale toscano e grazie alla rete che si è sviluppata con il progetto Life Dunetosca che ha visto il Parco regionale di Migliarino San Rossore come capofila.
Sarà necessario intervenire per ridurre tutti i fattori che, sia nella fascia verso l’arenile che nell’entroterra, limitano lo sviluppo dell’ecosistema dunale stabilizzandolo tramite interventi di ingegneria naturalistica a bassissimo impatto ambientale in linea con quanto questo particolare e delicato habitat richiede. Potrà essere creato un centro accoglienza che contribuirà alla promozione del luogo con incontri e visite guidate coinvolgendo non solo volontari e appassionati all’educazione ambientale e al turismo sostenibile ma anche giovani biologi e naturalisti per motivi di studio e ricerca.
Molti operatori turistici del luogo hanno espresso la loro adesione e il sodalizio innescato lascia intravedere possibili modelli attrattivi complementari per la fruizione estiva in cui il valore dell’ambiente non sia più solo un elemento accessorio ma una condizione espressiva della qualità stessa dell’accoglienza.
Per informazioni e approfondimenti: Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
(Franca Zanichelli, Parco Nazionale Arcipelago Toscano; Angelino Carta, coll. Orto Botanico Università di Pisa; Francesco De Pietro, Comitato Amici Dune di Lacona)