Il ghiacciaio chiede pietà

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Questo il monito a fare di più da parte del mondo dell’arte nordica, dopo il summit sul clima di Copenhagen, dove si è trovata una bozza d’intesa per contenere a 2 °C l’aumento delle temperature e creare un fondo per i Paesi poveri da 100 miliardi l’anno entro il 2020

Un viso sofferente che chiede pietà, che spera in un futuro migliore per la propria sorte.

Non un uomo appena uscito da un’esperienza dolorosa o traumatica, ma una sagoma dalle sembianze umane scolpita in un ghiacciaio delle isole Svalbard tra Norvegia e Polo Nord.

Questo il monito a fare di più da parte del mondo dell’arte nordica, dopo il summit sul clima di Copenhagen, dove si è trovata una bozza d’intesa per contenere a 2 °C l’aumento delle temperature e creare un fondo per i Paesi poveri da 100 miliardi l’anno entro il 2020.

I ghiacciai si stanno ritirando sempre di più.

Inevitabile il loro graduale e costante scioglimento a cui sembra non si riesca a trovare un’adeguata ed immediata soluzione. Un intervento che produca risultati tangibili in breve tempo.

Ecco ciò di cui l’umanità avrebbe bisogno per salvaguardare se stessa dal disastro ambientale di cui è la fautrice numero uno.

L’innalzamento delle acque diviene sempre più progressivo e già si vedono le conseguenze investire inesorabilmente atolli, lembi di terra costiera e città affacciate sul mare.

In effetti, se i ghiacciai avessero un volto, sarebbe sicuramente quello dell’impotenza e dell’abbandono, prima ovviamente di assumere l’espressione arcigna tipica della natura che si prepara a punire, con tutta la sua forza distruttiva, l’incoscienza dell’essere umano.

I summit purtroppo sono carichi di significato ma davvero poco produttivi in termini di risultati concreti: gli obiettivi che si prefiggono quasi sempre vengono puntualmente disattesi dall’impellenza delle leggi del mercato sfrenato e dell’economia moderna, che di sostenibile ha ben poco.

Piuttosto questo è un mondo interamente insostenibile, quindi incapace per l’appunto di sostenere e mantenere il peso della responsabilità che grava sulle proprie spalle.

Manca il coraggio di fare marcia indietro seriamente, di pigiare il pulsante di stop e ricominciare punto e a capo.

Che sia già iniziato il conteggio alla rovescia verso la nostra fine?

Speriamo di no e soprattutto auguriamoci di essere ancora in tempo per cambiare il corso degli eventi.

Il pianeta Terra, le sue acque, i suoi polmoni verdi necessitano di preservazione, di devozione, di premure, esattamente nello stesso modo in cui viene assistito un malato grave ma con ancora reali potenzialità di guarigione.

Gli oceani e tutte le riserve idriche del mondo contano su di noi, dipendono da noi.

E noi da loro.