In condizioni meteo sempre più estreme, l’Associazione propone di delocalizzare i beni esposti a frane e alluvioni
Parte da dieci best practices la tutela dal rischio frane e alluvioni del territorio italiano secondo Legambiente che, in questi giorni di intenso maltempo, traccia le linee guida per evitare nuovi danni e nuove vittime. E lancia l’appello a mettere in campo un «Patto con il Territorio».
Per rendere più ecosostenibile la gestione del territorio in condizioni meteo sempre più estreme, Legambiente propone di delocalizzare i beni esposti a frane e alluvioni se legali, adeguare lo sviluppo territoriale alle mappe del rischio. Ma non solo. Bisogna, aggiunge Legambiente, ridare anche spazio alla natura, considerare torrenti e fiumare sorvegliati speciali, avere cura del territorio, puntare alla prevenzione degli incendi, imparare a convivere con il rischio attraverso sistemi di allerta, rafforzare la lotta agli illeciti ambientali, gestire le piogge in città e investire nella difesa del suolo.
In particolare, afferma Legambiente, per una concreta azione di mitigazione del rischio, è necessario innanzitutto attuare interventi di delocalizzazione degli edifici, delle strutture e delle attività presenti nelle aree a rischio. Questa attività, dice l’associazione, «rappresenta una delle soluzioni apparentemente più difficili da percorrere, ma risolutive ed economicamente convenienti». Inoltre per il gruppo ambientalista serve adeguare lo sviluppo territoriale alle mappe del rischio. Evitare quindi la costruzione nelle aree a rischio e di realizzare edifici tenendo conto del livello e della tipologia di rischio presente sul territorio.
Secondo Ecosistema rischio 2009 di Legambiente e Protezione Civile, nel 79% dei comuni a rischio idrogeologico sono presenti abitazioni in aree esposte al pericolo di frane e alluvioni, nel 28% dei casi sono presenti in tali aree interi quartieri e nel 54% fabbricati e insediamenti industriali.
Inoltre, nel 20% dei comuni campione d’indagine sono presenti strutture sensibili o strutture ricettive turistiche nelle aree classificate a rischio idrogeologico, mentre nel 36% dei comuni non viene ancora realizzata una corretta manutenzione del territorio.
«Nonostante sia così pesante l’urbanizzazione delle zone a rischio, appena il 7% delle amministrazioni comunali ha provveduto a delocalizzare abitazioni e solo nel 3% dei casi sono stati avviati interventi di delocalizzazione dei fabbricati industriali», scrive Legambiente, e questo mentre le piogge rendono sempre più insostenibile la gestione dei territori. Ecco perché è sempre più indispensabile un «Patto con il Territorio».