A trattativa iniziata e dopo 52 giorni di occupazione del tetto dell’istituto, parla di 21 lavoratori mentre dei 430 il suo commissario ne ha già licenziati una parte nel 2009 ed ora ce ne sono già 188 scaduti
I precari dell’Ispra, sul tetto dell’Istituto per protesta da cinquantadue giorni, non chiedono nessuna stabilizzazione e non convocano adunate, ma sono solo interessati a continuare a servire lo Stato italiano, con ricerche e controlli ambientali essenziali per la salute pubblica.
È quindi un dispiacere, proprio mentre è finalmente in corso una trattativa sul futuro lavorativo dei 430 ricercatori e tecnici allontanati nel corso del 2009 o in scadenza nel 2010, sentire il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ripetere che la vertenza riguarda solo 21 lavoratori, che per di più non avrebbero superato un concorso. I contratti scaduti sono invece 188 e per 42, che scadranno tra gennaio e marzo, c’è certezza di non rinnovo, per decisione della Struttura commissariale, mentre presso l’Ispra non si è ancora svolto nessun concorso per ricercatori.
La piattaforma dei lavoratori prevede la trasformazione dei contratti atipici in subordinati a tempo determinato, un piano triennale per la graduale immissione in ruolo dei precari e il rinnovo di tutti i contratti scaduti finora: su questi punti è in corso un dialogo, ma ancora non si è raggiunto un accordo, per questo i ricercatori hanno deciso di restare sul tetto, non certo per rendere la situazione «esplosiva» o rendere la discussione meno serena, come afferma il Ministro.
A dimostrazione che la lotta dei precari è quella di tutti i cittadini italiani che hanno a cuore le sorti del mare e dell’ambiente, senza distinzioni tra destra e sinistra, oltre alla solidarietà di molti esponenti locali del centrodestra i precari hanno ricevuto oggi la visita di Fabio Granata, deputato del Popolo della libertà, vicepresidente della Commissione antimafie e capogruppo Pdl alla Commissione cultura della Camera.
I ricercatori dell’Ispra non sono agitatori, ma scienziati con anni di esperienza e centinaia di pubblicazioni alle spalle, molti dei quali conosciuti e stimati a livello internazionale: se hanno scelto una forma di protesta eclatante è stato solo perché indotti da sgomento e disperazione per aver visto tanti loro validi colleghi perdere il posto di lavoro e constatato di fatto il completo svilimento della ricerca ambientale pubblica, settore strategico di primaria importanza.
Il loro invito ai cittadini romani e a tutti i soggetti che in Italia si occupano di ricerca, ambiente e lavoro, non è quindi per un «adunanza» ma per un’assemblea pubblica che si terrà domani, 15 gennaio, alle ore 10,30, presso la sede Ispra di via Casalotti 300.