Ad una settimana dalla fine dell’occupazione della sede di Casalotti, la vertenza dei ricercatori continua a suscitare l’attenzione della comunità scientifica e dei media mondiali. Stigmatizzati i rischi ancora presenti
I precari dell’Ispra finiscono su «Nature», il più importante settimanale internazionale dedicato alla scienza. Ad una settimana dalla fine dell’occupazione della sede di Casalotti, la vertenza dei ricercatori continua quindi a suscitare l’attenzione della comunità scientifica e dei media mondiali, visto che l’articolo viene dopo quelli pubblicati da «Science», «Financial Times» e altri media svizzeri, inglesi, brasiliani e greci.
Il pezzo, contenuto nel volume 463 della rivista, si intitola «Successo della protesta sul tetto», e racconta di come i ricercatori italiani abbiamo «concluso una protesta di due mesi su un tetto, dopo essere riusciti a scampare al taglio dei loro posti di lavoro, che era stato annunciato dal governo come parte di un tentativo di tagliare i fondi pubblici per la ricerca e ristrutturare la pubblica amministrazione».
La rivista aggiunge che «circa 200 scienziati dell’Ispra avrebbero perso i loro contratti temporanei senza l’accordo firmato il 20 gennaio, con cui il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha promesso di rinnovare per un anno tutti i contratti a rischio e mettere a concorso nuove posizioni nel prossimo futuro».
I precari dell’Ispra si augurano che la sensibilità intorno alla loro situazione possa contribuire all’applicazione integrale del protocollo d’intesa stipulato, alla vigilia dell’inizio della trattativa tra sindacati ed amministrazione, ma i primi segnali non sono incoraggianti: non sono ancora stati firmati i rinnovi promessi nell’accordo, la struttura commissariale dell’Ispra rifiuta di applicare il rinnovo dei contratti ai lavoratori a tempo determinato scaduti prima del 31 dicembre 2009 e non è cambiato niente riguardo alle difficoltà create all’attività lavorativa dai continui problemi di manutenzione ordinaria; infine, sembrano in via di chiusura le sedi di Casalotti e Curtatone, nonostante la contrarietà di moltissimi lavoratori».