Insegnerà il funzionamento delle caldere e dei vulcani in generale. Un possibile studio dal punto di vista energetico
Domani Napoli diventerà protagonista per la presentazione di un progetto d’avanguardia, il «Campi Flegrei Deep Drilling Project» (Cfddp). In pratica sarà studiata la caldera sia dal punto di vista geologico sia per un eventuale sfruttamento dal punto di vista energetico.
La presentazione avverrà presso la sede Ingv, Osservatorio vesuviano, e vedrà la partecipazione, oltre che dei rappresentanti dell’istituto, anche del Presidente di Amra scarl e di Bagnolifutura spa, società direttamente coinvolte nel progetto.
Recentemente il Consorzio internazionale Icdp (International Continental Drilling Program) ha approvato in via definitiva il «Campi Flegrei Deep Drilling Project», concedendo l’utilizzo di una trivella tedesca di nuova costruzione «InnovaRIG» per la perforazione crostale profonda nella caldera flegrea, vasta area questa di origine vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli.
Il Progetto vede l’esecuzione di due pozzi a scopo esplorativo-vulcanologico, che saranno effettuati nell’area dell’ex acciaieria Ilva di Bagnoli (oggi proprietà di Bagnolifutura spa). Di questi due pozzi, il primo, raggiungerà una profondità di 500 metri e avrà lo scopo di verificare le condizioni di temperatura, pressione e litologia per ottimizzare la progettazione dell’esperimento madre che consisterà nell’esecuzione di una perforazione che vedrà il raggiungimento di una profondità di 4 km, in un tratto che partendo da Bagnolifutura spa divergerà verso il centro del Golfo di Pozzuoli (centro della caldera flegrea); questa operazione potrà essere compiuta considerando un angolo di immersione di 25°.
L’operazione consentirà, per la prima volta, di attraversare l’intero sistema acquifero flegreo e studiare la struttura profonda di un’area calderica caratterizzata da temperature di 500°C-600°C. I vari esperimenti in programma e gli studi pianificati sul pozzo e sui materiali da estrarre, permetteranno di comprendere il funzionamento delle caldere e dei vulcani in generale, con la conseguente possibilità di poter mitigare il rischio vulcanico, legato ad eventuali eruzioni nell’area. Oltre che dei riscontri puramente di ricerca, finalizzata al raggiungimento di una condizione di vita migliore per l’uomo, soggetto questo consapevole della impossibilità di poter controllare gli eventi naturali e cosciente pertanto dell’importanza nel mitigare questi fenomeni, il progetto avrà anche un grande impatto sull’analisi volta allo sfruttamento geotermico delle aree vulcaniche italiane.
Verrà infatti studiato nel dettaglio l’intero sistema geotermale fino alle profondità di reperimento dei fluidi cosiddetti «supercritici», ossia di quei fluidi che raggiungono una temperatura maggiore di 400°C. Questi fluidi permetterebbero, con l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, rendimenti, nella produzione di energia elettrica, fino a dieci volte maggiore dei fluidi usualmente utilizzati. Attualmente solo l’Islanda ha in corso un progetto analogo per lo studio dei fluidi supercritici, ma nell’area dei Campi Flegrei si potrebbe sperimentare per la prima volta la geotermia del futuro.
Infatti già nel primo pozzo pilota, in programma tra poco più di un mese, verranno progettati importanti esperimenti, tra cui il montaggio di sensori innovativi in fibre ottiche per il controllo continuo delle deformazioni e dei cambiamenti di temperatura. Insomma, un gran salto in avanti nello studio delle caldere e dei vulcani in generali, che potrebbe portare giovamenti alla società da un punto di vista sia della salvaguardia dell’uomo sia di maggiori rendimenti nella produzione di energia elettrica.