La società civile sta prendendo coscienza, sulla propria pelle, della realtà e sta imparando a superare la cattiva politica
Pubblichiamo l’Editoriale del nuovo numero di «Villaggio Globale», che è on line. Un contributo sui temi della nostra società nel tentativo di comprendere le direzioni, le contraddizioni e le positività.
È quasi a metà del 700 che si gettano le basi in botanica dell’associazione che esiste fra le piante e si deve attendere poi il 1866 (Ernst Haeckel) per la nascita dell’ecologia. E le parole biosfera, ecosistema, biodiversità… Gaia, diventeranno sempre più di uso comune.
Ma poiché la scienza non ha la forza di imporsi con le sue conoscenze alla modifica della società, i cittadini, sempre più sensibili dei loro governanti, cominciano ad organizzarsi ed a sollecitare riforme e cambiamenti di stili di vita.
Siamo negli Anni 60, Rachel Carson scrive «Primavera silenziosa» (’62), in Australia nasce nel ’72 il primo partito verde e, in Europa, il movimento parte dalla Gran Bretagna un anno dopo. Ma in Italia, un’associazione di naturalisti, Pro Natura, esisteva già dal ’48! E già negli Anni Trenta, con l’americano Lewis Mumford il dibattito si era politicizzato e acceso.
È negli Anni 70 che il fermento ambientalista diventa forte e proprio il 1970 può essere indicato come l’anno di nascita dei movimenti ecologisti. Infatti, è in quest’anno (il 22 Aprile) che si istituisce, da parte dell’Onu, la «Giornata della Terra», il primo Earth Day.
Ma in quel frullatore che è diventata la società di oggi, tutto si perde in un vorticoso giro di film, concerti, manifestazioni in cui l’imperativo è apparire, esserci… si dovrebbe cominciare a chiedere un «gettone di presenza», non si dovrebbe far partecipare nessuno che non porti un’azione concreta, un «obolo» per la Terra costituito da atti concreti.
Ormai di «sensibilizzazioni» non se ne può più. Anche le pietre sanno che il Pianeta è in grave pericolo, anche la singola goccia di mare è in affanno, ogni zolla della terra, ogni molecola d’aria… tutti sono impregnati di chimica e di rifiuti, anche i nostri corpi, il latte che le mamme danno ai loro figli, i nostri reni, il fegato…
Eppure a Copenhagen non s’è combinato nulla e su 192 Stati aderenti all’Onu solo 55, a fine gennaio, avevano dato il loro «impegno» di riduzione della CO2.
La politica, quando vuole contrastare le accuse ecologiste dice che gli ambientalisti sono allarmisti, che dicono sempre no, che sono pessimisti ed intanto «armano» i negazionisti dell’evidenza.
La resistenza verso una reale svolta culturale sta mostrando ormai la corda. La società civile sta infatti prendendo coscienza, sulla propria pelle, della realtà e sta imparando a superare la politica. Il recente allarme influenza delle multinazionali dei farmaci, per bocca dell’Oms, è stato ignorato. La filiera corta nei consumi alimentari sta avendo il sopravvento. L’orto domestico e le colture naturali stanno diventando il nuovo modo di fare agricoltura. Le scelte energetiche folli (petrolio, nucleare) si stanno superando con un’impennata non prevista di fonti rinnovabili.
Il fallimento di Copenhagen e delle grandi assisi internazionali sono diventati «propellente» per le iniziative locali. Notevole successo della campagna europea delle città che si impegnano a raggiungere o superare nel loro territorio il 20% di riduzione delle emissioni dei gas serra entro la fine del decennio (in Italia sono già 288 i Comuni che hanno sottoscritto il Patto e in Europa 1.226 città hanno aderito alla campagna). Il fotovoltaico e l’eolico nel mondo viaggiano verso valori record, in Europa il 61% di tutta la nuova potenza elettrica installata proviene da fonti rinnovabili…
C’è già una nuova società che sta nascendo. Solo la politica non se ne accorge. E quando le «maggioranze silenziose» faranno la loro «rivoluzione silenziosa», d’un botto la Storia volterà pagina. Finirà, finalmente, lo «spupazzamento» dei cittadini che si prestano acriticamente ai giochi di ideologie ormai obsolete: dai finti liberismi ai finti socialismi. E finalmente potrà decollare la nuova società della conoscenza.
E se i tempi per questo cambiamento dovessero ancora allungarsi c’è un altro «soggetto», non considerato sufficientemente, che sta iniziando a far sentire la sua voce: il Pianeta. Indipendentemente dalle nostre volontà la Terra è in cerca di nuovi equilibri e li otterrà anche senza di noi.
Nel poster affisso nelle strade americane il 22 Aprile 1970, per pubblicizzare il primo Earth Day, c’era scritto: «Ho scoperto il nemico e il nemico siamo noi».