Nella truffa è incappato il governo unghereseche ha comprato fuori dell’Europa crediti alle emissioni per farsi accreditare, entro il meccanismo europeo dell’Ets, una riduzione delle proprie emissioni
Mercato in subbuglio per una grossa truffa in Europa nel commercio dei certificati di emissione (Cer) acquisiti all’estero per la riduzione delle emissioni nell’ambito del meccanismo Etz (Commercio delle emissioni) della Unione europea ai fini della attuazione del Protocollo di Kyoto.
Nella truffa è incappato il governo ungherese: ha comprato fuori dell’Europa (pare in Giappone) crediti alle emissioni (Cer) per farsi accreditare, entro il meccanismo europeo dell’Ets, una riduzione delle proprie emissioni (circa 1,8 milioni di tonnellate di CO2). Poi ha rivenduto parte di tali crediti (circa 7.000 certificati sui mercati esteri tramite una banca di Londra (crediti non più validi una volta accreditata la riduzione delle emissioni).
Ora, gli stessi certificati sembra siano in libera vendita in Europa, per accreditare nuove riduzioni delle emissioni di qualche altro Paese europeo. La Commissione europea ha saputo del raggiro la scorsa settimana ed ha disposto il blocco di tutti i crediti circolanti fino al prossimo mese di agosto per fare chiarezza sull’entità e la dimensione della truffa e le sue implicazioni. Il ministro ungherese dell’ambiente si difende, affermando che da parte sua era tutto regolare, avendo affidato alla banca inglese la vendita di quei certificati, con il preciso mandato di venderli al di fuori dell’Europa per evitare, appunto, il doppio conteggio europeo.
Ora si indaga, quindi, certo è che se si rivelasse fondata questa truffa sarebbe screditata l’Unione europea che ha messo in piedi una apposita direttiva sul commercio delle emissioni (direttiva Ets) per favorire ed accelerare attraverso processi di mercato l’attuazione degli impegni nazionali sul Protocollo di Kyoto dei propri paesi membri. Ma sarebbe, più in generale, screditato il concetto di meccanismi che prendono in considerazione la riduzione delle emissione tramite strumenti finanziari o strumenti economici di libero scambio nei mercati internazionali.
Insomma se la vicenda è vera, la morale che se ne ricava è che per combattere i cambiamenti climatici bisogna veramente ed effettivamente ridurre le emissioni. Non ci sono altre scorciatoie.
Invece di favorire questa riduzione attraverso «incentivi» con meccanismi di mercato, è meglio favorire questa riduzione attraverso «disincentivi», cioè tassando direttamente le emissioni e utilizzando il ricavato della tassazione delle emissioni per ridurre le tasse a chi (privati cittadini e imprese) usa efficientemente l’energia e non ricorre ai combustibili fossili.