L’Italia secondo le recenti stime della Commissione europea raggiungerà il 16% e sollecita il nostro paese a prevedere una struttura di incentivi oltre alla semplificazione delle procedure amministrative per facilitare l’installazione di impianti per la produzione di energia sostenibile
I tempi sono maturi per un diverso futuro energetico. Le nuove fonti energetiche rinnovabili devono sostituire i combustibili fossili. Queste le parole della Commissione europea in apertura della settimana per l’energia sostenibile.
La Settimana europea dell’energia sostenibile (Eusew) è un’iniziativa annuale della Commissione europea, lanciata per la prima volta nel 2005. Fa parte della Campagna europea per l’energia alternativa che contribuisce al conseguimento degli obiettivi dell’Unione europea in materia di politica energetica nei settori delle fonti energetiche rinnovabili, dell’efficienza energetica, dei trasporti ecologici e dei combustibili alternativi.
La Eusew è organizzata dall’Agenzia esecutiva per la competitività e l’innovazione (Eaci) per conto della Commissione europea, Direzione Generale per l’energia e i trasporti.
Sono stati organizzati dalle istituzioni europee, dai sostenitori della Eusew e da importanti operatori del settore dell’energia rinnovabile molti eventi dal 22 al 26 marzo. Tra le iniziative sono stati organizzati anche gli Energy Days, una serie di eventi in varie città europee, anche italiane, finalizzati ad informare ed a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’energia sostenibile.
La settimana europea dedicata all’energia sostenibile ci dà lo spunto per riflettere sul fatto che in futuro avremo sempre più bisogno di energia da fonti rinnovabili, non solo per fare fronte alla crisi petrolifera, ma anche per una efficace lotta alle emissioni climalteranti.
I tempi sono maturi, come ha detto l’Europa, dobbiamo imparare ad usare l’energia in modo più efficiente, pensando ad un futuro a bassa emissione di carbonio.
Dalla riflessione all’analisi della situazione nel nostro paese, a che punto siamo?
Un quadro della situazione delle fonti rinnovabili a livello nazionale è contenuto nel rapporto del Gse (Gestore servizi energetici). Il Gse facendo riferimento alla situazione italiana al 2008 confronta la Produzione rinnovabile/Produzione totale e la Produzione rinnovabile/Consumo interno lordo di energia elettrica, dei Paesi dell’Ue 15 ed evidenzia il rapporto fra la Produzione rinnovabile e il Consumo interno lordo di energia elettrica per ciascuna regione italiana, rilevandone il potenziale contributo.
La produzione lorda da fonte rinnovabile nel periodo che va dal 1997 al 2008 è fortemente legata dalla variabilità della produzione da fonte idrica, anche se vi sono stati notevoli incrementi di altre fonti rinnovabili.
La produzione italiana da fonti rinnovabili si è attestata nel 2008 a 58.164,0 GWh.
La cartografia mostra la distribuzione della percentuale di produzione rinnovabile totale nel nostro paese nel 2008.
La produzione di energia da fonti rinnovabili non è omogenea, ci sono regioni con quote alte, come la Lombardia, il Piemonte, la Toscana ed il Trentino, il centro Italia, fatta eccezione per la Toscana, si presenta l’area più omogenea nel complesso, mentre nel sud spicca la Puglia.
Nello dettaglio per quanto riguarda la produzione idrica di energia, pari al 41.623,0 GWh, la situazione si presenta alquanto differente paragonando le diverse aree del Nord, del Centro e del Sud comprese le isole.
Nel Nord sono presenti un numero maggiore di impianti, e soprattutto ci sono grossi impianti, inoltre al nord le precipitazioni atmosferiche sono maggiori e di maggiore intensità rispetto a quelle che si presentano al centro, sud e nelle isole. Le regioni con la maggiore percentuale di produzione di energia da impianti idrici sono la Lombardia (26,2%) ed il Trentino Alto Adige (22,3%).
Per quanto attiene invece alla produzione di energia eolica, ovvero dal vento, nel 2008 è stata prodotta energia pari a 4.861,3 GWh. La produzione eolica è elevata al Sud e nelle isole, mentre al nord i valori sono molto bassi, se non addirittura assenti. Questo è dovuto alle condizioni climatiche e alla mancanza di impianti. Il primato di produzione di energia dal vento è detenuto dalla Puglia (27%) che insieme alla Sicilia (21%) raggiungono quasi il 50% di produzione eolica in Italia.
La produzione di energia dal sole, pari a 193,0 GWh, presenta percentuali elevate in certe regioni settentrionali: Lombardia, Trentino, Emilia Romagna. Nell’Italia centrale primeggiano l’Umbria e le Marche. Nelle regioni meridionali il primato di produzione di energia solare è della Puglia con il 12,3 %, segue la Sicilia con il 5,5%, che nel 2008 ha avuto una produzione di energia pari a 1.556,2 GWh da rifiuti biodegradabili, ovvero i rifiuti organici biodegradabili di parchi e giardini; i rifiuti alimentari e di cucina prodotti da nuclei domestici, ristoranti, servizi di ristorazione e punti vendita al dettaglio, i rifiuti prodotti dagli impianti dell’industria alimentare.
La produzione di energia da biogas in Italia nel 2008 è stata di 1.599,5 GWh, al Nord si collocano ai primi posti la Lombardia e l’Emilia Romagna, al centro il Lazio e nel Sud si distinguono la Sicilia e la Campania. Con il termine biogas si intende una miscela di vari tipi di gas (per la maggior parte metano, dal 50 al 80%) prodotto dalla fermentazione batterica in anaerobiosi (assenza di ossigeno) dei residui organici provenienti da rifiuti, vegetali in decomposizione, carcasse in putrescenza, liquami zootecnici o di fognatura. L’intero processo vede la decomposizione del materiale organico da parte di alcuni tipi di batteri, producendo anidride carbonica, idrogeno molecolare e metano (metanizzazione dei composti organici). Sono state sviluppate tecnologie ed impianti specifici che, tramite l’utilizzo di batteri in appositi «fermentatori» chiusi (da non confondere con gassificatori) e sono in grado di estrarre grandi quantità di biogas dai rifiuti organici urbani e dal letame prodotto dagli allevamenti intensivi, o anche dai liquami di fognatura. Il gas metano prodotto in questo processo può essere quindi utilizzato per la combustione in caldaie da riscaldamento o nel motore a combustione interna, producendo calore e/o elettricità.
Per quanto attiene infine alla produzione di energia da biomasse, ovvero da rifiuti solidi urbani biodegradabili e bioliquidi nel 2008 è stata di 2.810,7 GWh. Per «biomassa» in base a quanto contenuto nella direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, si intende «la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acqua coltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani». I bioliquidi, sempre secondo la direttiva 2009/2008/CE, devono essere realizzati a partire da materie prime provenienti dall’interno o dall’esterno della Comunità. I biocarburanti e i bioliquidi non devono essere prodotti a partire da materie prime provenienti da terreni di grande valore in termini di diversità biologica o che presentano un rilevante stock di carbonio.
La produzione da biomassa e bioliquidi (come ad esempio il biodiesel ) mostra nel Nord una certa diffusione, l’Emilia Romagna detiene il primato delle regioni settentrionali con il 13,3%, in Italia centrale solo l’Umbria merita menzione con il 3,7 %, mentre nel Sud si distinguono la Calabria e la Puglia con il 26,4% ed il 24,8% che sono le quote più elevate a livello nazionale.
Per quanto riguarda il rapporto tra il valore della produzione da fonti rinnovabili ed il consumo interno lordo, si fa riferimento al target del 22%, fissato dalla direttiva 2001/77, ora superata dalla direttiva 2009/28. Il grafico mette in evidenza come Val d’Aosta e Trentino Alto Adige hanno una produzione di energia da fonti rinnovabili superiore al loro consumo interno loro (Cil). La Toscana è anch’essa ai primi posti grazie alla produzione geotermica. Calabria e Molise hanno un equilibrato rapporto tra produzione e consumo e tutte le altre regioni italiane non raggiungono il limite del 22%. Molta è ancora la strada che l’Italia deve percorrere, ricordando che entro il 2010 è fissato un incremento del 20% delle fonti rinnovabili.
L’Italia secondo le recenti stime della Commissione europea raggiungerà il 16% e sollecita il nostro paese a prevedere una struttura di incentivi oltre alla semplificazione delle procedure amministrative per facilitare l’installazione di impianti per la produzione di energia sostenibile.
Per approfondimenti
(Fonte Arpat, Testo a cura di Stefania Calleri)