«No» alla privatizzazione dell’acqua

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Il Wwf e altre associazioni iniziano la campagna referendaria. Poco importa se la legge dice che l’acqua rimane pubblica quando la stessa legge dice che tutti i servizi idrici devono essere privatizzati

Inizia oggi la raccolta firme dei tre requisiti per il referendum sull’acqua, promosso dal Forum italiano dei Movimenti per l’acqua a cui anche il Wwf Italia aderisce, insieme a un centinaio di sigle.

L’acqua dev’essere considerata come un bene comune e dev’essere sottratta dai processi speculativi. Le nuove norme che prevedono la gestione dei servizi pubblici, e tra questi la gestione dei servizi idrici, impongono di dismettere entro il 31 dicembre del 2011 ogni tipo di gestione pubblica.

Il gestore del rubinetto diventa il proprietario dell’acqua.

Dando il servizio di gestione di tutti gli impianti che fanno arrivare l’acqua sino ai nostri rubinetti, l’obbligo di privatizzazione della gestione comporta di fatto la privatizzazione della risorsa. Dunque poco importa se la legge dice che l’acqua rimane pubblica quando la stessa legge dice che tutti i servizi idrici devono essere privatizzati.

La proposta del Wwf

Il Wwf non è contro la partecipazione dei privati nella gestione dei servizi pubblici, criticità nella gestione si sono riscontrate anche quando la gestione era affidata al pubblico. Ma qui è stata superata la misura. La battaglia per restituire all’acqua la certezza di essere pubblica assume oggi un valore più che simbolico e impone una riflessione sull’attuale tendenza a privatizzare tutti i servizi.

Il Wwf ritiene estremamente pericoloso rimettere la possibilità di Erogare un servizio pubblico solo se esiste la possibilità di trarre da questo guadagno.

Il Wwf, assieme al «Forum dell’Acqua» e con l’adesione di 400.000 cittadini, ha presentato una proposta di legge che rivede il modello di gestione della risorsa acqua. Il Parlamento l’ha bloccata. A questo punto non rimane che la via del referendum.

Questo impone una visione d’insieme e la possibilità d’intervento su ogni fase del ciclo e della gestione dell’acqua che solo la Pubblica amministrazione può e deve avere.

Questo deve essere il punto di partenza per ridiscutere della gestione della risorsa idrica che non può che passare dalla tutela e dal ripristino degli ecosistemi acquatici.

Il Governo nazionale, invece, sordo a qualsiasi proposta per avviare una gestione partecipata e pubblica dell’acqua, ha deliberatamente rinunciato a considerare la proposta di legge d’iniziativa popolare e ha inserito nel decreto «Ronchi» un articolo sulla «privatizzazione» dell’acqua, che spazza via qualsiasi possibilità di partecipazione e coinvolgimento delle comunità e delle amministrazioni locali nella gestione della risorsa idrica.

Il Wwf è convinto che la gestione della risorsa idrica non possa essere relegata a continui provvedimenti frammentari, al di fuori di un’ottica di pianificazione e gestione partecipata a livello di bacino idrografico, come peraltro sostiene la direttiva quadro acque 2000/60/CE. Anche per questo il Wwf ha lanciato la campagna «Liberafiumi 2010».

Dal Piave al Tagliamento, dall’Arno al Tevere, dal Sarno alle fiumare calabresi, il prossimo 2 maggio un migliaio di volontari del Wwf setacceranno 25 fiumi lungo l’intera penisola, grandi isole comprese. Un grande censimento che consentirà di verificare lo stato di salute delle sponde delle principali «vene blu» del nostro Paese per denunciarne il grave stato di degrado ma, soprattutto, per formulare proposte e valorizzare quanto già di sostenibile ed innovativo si sta facendo lungo i nostri corsi d’acqua ad opera di parchi, associazioni ambientaliste, cooperative per il turismo, agricoltori e amministrazioni pubbliche per garantire tutela della biodiversità, qualità della vita, sicurezza idrogeologica e un futuro per gli ecosistemi fluviali.

La raccolta delle 500.000 firme necessarie per indire il referendum partirà dunque oggi e proseguirà per tre mesi.

L’elenco completo dei banchetti Wwf sono pubblicati sul sito.

(Fonte Wwf)