È in Abruzzo l’albero più alto d’Italia

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Un gruppo di Abeti bianchi, scoperti in una forra poco conosciuta e frequentata nei Monti dei Frentani, al limite meridionale dell’Abruzzo e non lontano dal Molise, supera nettamente i 50 metri

Dove mai si trovano gli alberi più alti d’Italia, quali sono le loro reali misure, quale specie arborea raggiunge le massime altezze? Questi interrogativi appassionano da tempo curiosi, viaggiatori e naturalisti, favoriscono dotti dibattiti e stimolano persino vivaci competizioni. Per lungo tempo si era ritenuto che il primato nazionale spettasse a due piante esotiche, un Liriodendro che cresce nella Villa Besana di Sirtori (Lecco), e una Sequoia del Parco Burcina di Pollone, presso Biella: si sosteneva infatti che in entrambi i casi l’altezza stimata si aggirasse intorno ai 50 metri. Ma a questa tesi sembrano opporsi vari argomenti, connessi non solo alla difficoltà di effettuare misurazioni precise (nel secondo caso, ad esempio, l’altezza è poi risultata inferiore) ma anche al fatto che si tratta di specie estranee alla flora italiana, coltivate e nutrite in ambienti artificiali ben lontani dalle situazioni ecologiche riscontrabili nella vera natura inviolata.

Ora però una notizia rivelatrice che arriva dall’Abruzzo potrebbe assegnare l’ambìto titolo all’Italia peninsulare. Perché un gruppo di Abeti bianchi, scoperti in una forra poco conosciuta e frequentata nei Monti dei Frentani, al limite meridionale dell’Abruzzo e non lontano dal Molise, supera nettamente queste dimensioni.

Va anzitutto precisato che in questo caso non si tratta di alberi piantati, ma spontanei nelle montagne dell’Appennino, in passato più abbondanti e presenti oggi solo in residui nuclei sparsi a macchia di leopardo tra faggete e cerrete, testimonianza di antichi climi più umidi e freddi. Inoltre non ci troviamo di fronte a una sola pianta, ma a più individui che raggiungono i 50 metri, e talvolta li superano. Infine, uno di loro raggiunge addirittura l’altezza (accuratamente verificata) di 54 metri dal livello del suolo, gode ottima salute e continua a crescere ancora: potrebbe quindi essere davvero lui l’albero più alto del nostro Paese. Un autentico «miracolo della natura», custodito nel cuore della Riserva Naturale di Rosello a sud della Maiella, frutto della lungimiranza di un pugno di ambientalisti e amministratori locali: testimonianza forse non ancora famosa, ma certamente superba di Biodiversità, condotta in modo esemplare da un gruppo di giovani abruzzesi guidati dal naturalista Mario Pellegrini e studiata con impegno dalla valente squadra del professor Bartolomeo Schirone della Università della Tuscia.

È pur vero che nelle Alpi viene segnalato un altro Abete bianco di altezza simile, ma in questo caso si tratterebbe di un unico individuo, denominato «l’abete del principe» sull’altopiano di Lavarone presso Trento, sulle cui condizioni attuali e l’esatta altezza sono in corso ulteriori verifiche. Un competitore europeo di tutto rispetto sarebbe stato comunque l’Abete bianco della Foresta di Marmano, in Corsica, che si dice fosse alto addirittura 58 metri: fino al momento in cui non venne colpito da un fulmine, che lo danneggiò gravemente troncandone la cima… e abbassandone sensibilmente la statura.

Altri colossi arborei meritevoli di essere ricordati sono senza dubbio i cosiddetti «giganti di Fallistro», un gruppo di Pini larìci splendidi e imponenti, oggi finalmente protetti e meta preferita dei visitatori del Parco Nazionale della Sila, in Calabria: tuttavia la loro altezza è chiaramente inferiore, raggiungendo «soltanto» 43 metri nell’individuo dominante. Ma tra le montagne dell’Appennino meridionale, nelle catene che si snodano dai poco frequentati Monti della Laga fino al selvaggio Aspromonte, vegetano ancora molte splendide formazioni residue di quell’Abete bianco che il botanico Andrea Giacobbe aveva denominato, appunto, Abete appenninico (Abies alba apennina). Una sottospecie non riconosciuta da tutti gli studiosi, ma senza dubbio caratterizzata da elementi distintivi non del tutto trascurabili, in cui molti riconoscono un valido ecotipo. E non è detto che un giorno, esplorando un ripido vallone o risalendo le pendici di una densa foresta, non si riuscirà a trovare un individuo di Abete bianco capace di eguagliare, o addirittura di superare il primato di Rosello.