Nel 2006 le infrazioni comunitarie in materia ambientale erano 274. Dall’aprile dello scorso anno le procedure aperte nei confronti del nostro paese sono passate da 52 a 35. Ne sono state archiviate 36 ed aperte 19 e negli ultimi quattro mesi del 2009 non è stata aperta alcuna procedura
Era solo il 2006 quando all’Italia veniva assegnata la maglia nera delle infrazioni comunitarie in materia ambientale: 274 procedure aperte, 80 delle quali relative solo all’inquinamento atmosferico. Il nostro Paese rischiava cento milioni di euro di multe solo per otto casi che hanno avuto la sentenza di condanna della Corte.
Solo nella legislatura 2001-2006 il Wwf aveva inoltrato 50 denunce alla Commissione europea di cui 12 accolte e oltre 30 ancora in istruttoria.
Di queste le più gravi hanno riguardato la violazione della direttiva Habitat nella progettazione sia del Ponte sullo Stretto, sia del Mose e la definizione dei rifiuti sulla legge Delega.
Alla bellissima regione Sicilia va lo stesso triste primato grazie al numero di infrazioni europee collezionate nell’arco dell’anno 2009 in materia ambientale.
Quattro (dal 2002 al 2007) in materia d’inquinamento atmosferico e l’ultima in riferimento alla non conformità alle norme comunitarie di una novantina di discariche.
C’è pure, volendola considerare, la sentenza della Corte di giustizia Ue per il primo bando sui quattro termovalorizzatori, perché non pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea. Fino a quando gli organismi comunitari non si pronunceranno, la questione rimane aperta, anche se l’Agenzia regionale per i rifiuti e le acque conta di avere risolto tutto.
Tutto questo è il conto «nero» e non «verde» che la Regione siciliana presenta ai siciliani, all’Italia e all’Ue, in materia ambientale.
Controtendenza, invece, per l’Italia del 2009 e del 2010 vista nel suo complesso.
Nell’ultimo anno sono diminuite del 33% le infrazioni contestate all’Italia dall’Unione europea in materia ambientale.
Ne sono state archiviate 36 ed aperte 19 e negli ultimi quattro mesi del 2009 non è stata aperta alcuna procedura.
Questi dati sono evidentemente il segno che si è innescata una virtuosa e positiva inversione di marcia.
Ma la strada verso la legalità e l’educazione ambientale è davvero ancora molto tortuosa e ingannevole; e questo è solo il primo passo di una lunga serie.