Il salasso del nucleare e la devastazione del petrolio

660
Tempo di lettura: 2 minuti

Alcuni operatori del settore nucleare gettano la spugna: l’atomo è troppo costoso. E da noi passa per la soluzione taglia-bollette. Altro versante difficile è quello del petrolio

Proponiamo l’Editoriale di Gianni Silvestrini pubblicato su «Qualenergia»

«Il costo delle nuove centrali nucleari è troppo alto. Se si definiscono correttamente i rischi… i numeri semplicemente non tornano». Un’affermazione che non viene da un analista finanziario. A parlare è J. Wayne Leonard, Amministratore delegato di Entergy, il secondo operatore di impianti atomici negli Usa, intervenuto lunedì al Reuters Global Energy Summit. La sua società aveva proposto nel 2008 di realizzare due nuove centrali, ma ha abbandonato il progetto a causa del prezzo esorbitante. E questo malgrado gli incentivi voluti prima da Bush e poi da Obama…

E qualcuno, in malafede, continua a parlare della necessità di costruire nuove centrali nucleari per «abbassare» la bolletta elettrica.

Dal nucleare al petrolio. La BP ha perso in poche settimane l’immagine che il precedente Amministratore delegato John Browne aveva cercato di accreditare, cambiando il logo della società in «Beyond Petroleum», lanciando BP Solar, definendo obbiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
Naturalmente l’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon sta comportando e comporterà enormi costi, che solo in parte verranno coperti dalla società. Ma il danno di immagine, anche per il modo in cui si sta gestendo l’incidente, è gravissimo.

I dirigenti se ne stanno rendendo conto in ritardo. È dei giorni scorsi la notizia della decisione della multinazionale di destinare mezzo miliardo di dollari per finanziare una ricerca indipendente per valutare gli impatti ambientali della fuoruscita di petrolio. Sarà interessante vedere in quali altre forme si cercherà di recuperare credibilità. Non sarà per niente semplice, anche perché negli Usa c’erano già stati gravi incidenti nelle raffinerie.

Sarà necessaria una rivisitazione completa delle attività e della strategia della compagnia. Seguiremo, tra l’altro, i prossimi passi sul versante delle fonti rinnovabili. Negli ultimi due anni BP aveva chiuso o ridimensionato impianti negli Stati Uniti, in Spagna e in Australia, perdendo il ruolo che aveva conquistato di una delle società leader del fotovoltaico.

Ci aspettiamo una forte ripresa di investimenti in questo settore. Ma il futuro delle compagnie petrolifere si presenta sempre più difficile. Con l’avvicinarsi del peak oil aumenta la quota del petrolio non convenzionale prodotto con elevatissimi impatti ambientali e il greggio convenzionale si deve già cercare in aree sempre più problematiche.

(Fonte QualEnergia)