Alla Puglia servono i «Presidi geologici territoriali»

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Il territorio regionale, che solo in apparenza risulta, agli occhi di inesperti, semplice e uniforme negli assetti morfologici ed idrologici, descrive, al contrario, un territorio estremamente sensibile e complesso nei molteplici eventi dinamici in atto, alcuni dei quali anche in grado di minacciare direttamente l’uomo

Alla luce di quanto accaduto lo scorso 11 marzo nella zona di Montaguto, i geologi pugliesi lanciano l’allarme sulle condizioni idrogeomorfologiche in cui versa la Puglia. Sarebbe il 20% della superficie regionale a rischio alluvioni e Mantaguto non sarebbe stato altro che il più pericoloso retroscena di quanto è in essere in tutta la regione.

Ma affrontiamo la questione da un punto di vista scientifico-applicativo, utilizzando anche gli strumenti conoscitivi realizzati e resi disponibili alla collettività, primo fra tutti la carta idrogeomorfologica della Regione Puglia, che risulta, appunto, redatta per dare risposte alla specifica vulnerabilità geoambientale posseduta dal territorio pugliese.

Ed è proprio il territorio pugliese, che solo in apparenza risulta, agli occhi di inesperti, semplice e uniforme negli assetti morfologici ed idrologici, a descrivere, al contrario, un territorio estremamente sensibile e complesso nei molteplici eventi dinamici in atto, alcuni dei quali anche in grado di minacciare direttamente l’uomo. Ma quali le zone pugliesi particolarmente vulnerabili?

Aree che meritano citazione, sono gli ambienti montani e sub-collinari dell’Appennino dauno, dove le forme e le tendenze all’uso del suolo, sono intimamente condizionate dalla acclività ed esposizione dei versanti e dallo sviluppo ed evoluzione dei processi erosivi e gravitativi in atto; critiche risultano, anche, le condizioni in cui versano le estese pianure fluviali del Tavoliere, dove i grossi interventi di sistemazione idraulica e di bonifica dei principali corsi d’acqua, hanno fortemente alterato gli originari assetti idraulici e morfologici contribuendo solo in parte a risolvere il problema legato al rischio di esondazione.

Significativi sono, analogamente, gli estesi territori del Gargano, delle Murge e delle Serre Salentine, in cui i caratteri morfologici e idrografici sono strettamente condizionati dal peculiare processo carsico; la limitata conoscenza e attenzione per le forme tipiche del carsismo quali le doline e le voragini naturali, nonché di quelle in cui la dinamica fluviale e quella carsica agiscono in contemporanea (incisioni fluvio-carsiche note comunemente coi nomi di lame o gravine), ha reso reale il rischio di una diffusa disattenzione delle stesse, disattenzione sfociata in comportamenti volti, nei casi più estremi, a cancellare, con interventi edilizi o di trasformazione del territorio, queste peculiari forme. A proposito delle aree carsiche, è da aggiungere che la mancanza di corsi d’acqua aventi deflussi costanti, peculiarità questa dei territori pugliesi, non comporta automaticamente l’assenza di una dinamica idraulica in grado di condizionare il territorio, che di per sé ha un equilibrio fragile che merita tutela.

Secondo i geologi pugliesi non c’è bisogno di nuovi piani o di interventi straordinari; i piani di assetto idrogeologico mossi allo scopo di difendere il territorio sono stati realizzati e approvati nel tempo; quello che in regione manca sono i fondi per sorreggere quello che è scritto nei piani e descritto su carte tematiche programmate ad hoc. Una soluzione possibile?

«Presidi geologici territoriali» volti ad affrontare i complessi rischi idrogeomorfologici in Puglia.

Quello che serve è, in definitiva, la prevenzione come strumento efficace per affrontare i molteplici rischi legati al territorio, che accumulati nel tempo da negligenze e politica programmatiche che poco hanno ascoltato le dinamiche ambientali, vedono l’esigenza di risposte forti. Perché il territorio, e nello specifico quello pugliese che ultimamente fa tanto parlare di sé, richiede tutela, valorizzazione e rispetto delle proprie peculiarità nell’ottica che gli scenari politici di sviluppo e di trasformazione debbano adeguarsi alla geologia dei luoghi e non viceversa.