Fallito il tentativo di integrare i lavori delle due commissioni per renderli coerenti e coordinati fra loro, in modo da costruire, nella sostanza, un unico filo conduttore logico che partendo dal 2012. Prevalgono ancora gli egoismi di Cina e Usa
È in corso a Bonn il negoziato intersessionale per la messa a punto dei documenti da discutere a Cancun. Esattamente il Gruppo di lavoro ad hoc che negozia un futuro accordo mondiale sui cambiamenti climatici nell’ambito della Convenzione (Ad hoc Working Group on Long-term Cooperative Action under the Convention, Awg-Lca), ed il Gruppo ad hoc che discute gli ulteriori impegni nell’ambito del Protocollo di Kyoto (Ad hoc Working Group on Further Commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol, Awg-Kp).
Ebbene c’è stata una novità, ovvero il tentativo di una novità. Cerchiamo di capire fra le righe del testo ufficiale.
Nei giorni scorsi, a parte la infinita ripetizione delle solite posizioni di principio dei soliti paesi, era stata lanciata l’idea di effettuare sedute congiunte fra il gruppo Agw-Kp (quello che si occupa del nuovo protocollo di Kyoto emendato) ed il Gruppo Agw-Lca (quello che si occupa del trattato di lungo periodo in base alla road map di Bali).
Le sedute congiunte, definite in linguaggio diplomatico «common space» dovevano servire, non tanto a far convergere i due trattati in un unico trattato (come vorrebbe l’Unione europea), quanto piuttosto ad impedire che il nuovo protocollo di Kyoto emendato venga poi buttato nel cestino (come vorrebbero gli Usa, e non solo).
Il «common space» dovrebbe servire ad integrare i due trattati per renderli coerenti e coordinati fra loro, in modo da costruire, nella sostanza, un unico filo conduttore logico che partendo dal 2012 (data di scadenza del protocollo di Kyoto attuale) si estenda fino ad oltre il 2050-2080 (data di scadenza per l’obiettivo ultimo della Unfccc). Finora, infatti, ciascun gruppo Agw-Kp e Agw-Lca ha proseguito i propri negoziati per conto proprio senza tener conto affatto dei lavori negoziali dell’altro gruppo.
La settimana scorsa questa idea (espressa molto timidamente ed in sordina dagli stessi funzionari delle Nazioni Unite) non era stata presa neanche in considerazione. Ieri, invece, molti delegati hanno richiesto che, almeno per quanto riguarda le questioni comuni ai due gruppi di lavoro (per esempio sulla questione Lulucf e Redd, sink forestali, uso del suolo, forestazione e deforestazione, ecc.; sulla questione del trasferimento tecnologico e della capacity building e su altre) ci sia un «common space», ci sia cioè una discussione comune in sedute comuni.
A seguito di queste richieste, si è tenuto così un «meeting informale» fra i coordinatori dei due gruppi di lavoro ed alcuni rappresentanti di gruppi di paesi. Il risultato è stato negativo (non esiste un consenso comune). Ma ciò che è più importante è che ne è uscita fuori una spaccatura, soprattutto fra i Paesi in via di sviluppo: da una parte la Cina ed alcuni paesi del G-77 che insistono perché i due trattati siano e separati e seguano percorsi diversi, perché hanno obiettivi diversi e destinatari diversi, e dall’altra parte Aosis (l’alleanza dei piccoli stati insulari) ed i paesi sud americani che chiedono, invece, che i due trattati, pur rimanendo separati, siano integrati e coerenti fra loro.
Mentre l’Europa non è sfavorevole al «common space» (anzi), gli Usa non si sono pronunciati, né a favore, né contro il «common space». Da molti questo atteggiamento è stato interpretato come una resistenza a trovare una possibilità di confronto costruttivo. Una posizione questa che appare uguale e speculare a quella cinese.
Infatti, mentre i cinesi non vogliono discutere, perché vogliono due trattati, sia un trattato di breve periodo (il protocollo di Kyoto al 2020) legalmente vincolante per i paesi industrializzati, sia un trattato di lungo periodo non legalmente vincolante, gli Usa non vogliono discutere, perché, al contrario dei cinesi, non vogliono alcun trattato legalmente vincolante (né di breve né di lungo periodo) ma, esattamente come i cinesi, solo un trattato di lungo periodo non legalmente vincolante per nessuno. Vedremo come andrà a finire. (V. F.)