Cetacei – Il Tirreno centrale è da proteggere

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I risultati del monitoraggio hanno portato alla scoperta di un’area ad elevata diversità e abbondanza di specie nel Tirreno centrale, area in cui non sono ancora presenti forme specifiche di protezione

Nell’arco di un ventennio, dagli anni 90 al 2009, la presenza della Balenottera nel Tirreno centrale è aumentata di più del 200%, variando la sua distribuzione spaziale e suggerendo l’esistenza di un’area ad elevata densità di circa 30 miglia nautiche ad est della Sardegna.

È quanto emerso da uno studio condotto a partire dal 2007 da una rete di enti, sotto il coordinamento di Ispra, che ha realizzato un progetto di monitoraggio dei cetacei che copre i mari che vanno dal Tirreno centrale al Mar Ligure occidentale. Il progetto viene realizzato con la preziosa collaborazione della Corsica-Sardinia Ferries che ospita i ricercatori a bordo delle proprie navi.

A tre anni dall’inizio del progetto è emerso un quadro interessante della distribuzione delle specie di cetacei all’interno di un’area protetta specificatamente istituita per la protezione dei cetacei, il Santuario Pelagos, e subito a sud del suo confine orientale.

Tutte le otto specie di cetacei segnalate nel Mediterraneo sono presenti nell’area di studio anche se con delle differenze a volte notevoli in termini di presenza e abbondanza delle specie fra i diversi mari. La stenella (Stenella coeruleoalba), la balenottera (Balaenoptera physalus), il tursiope (Tursiops truncatus) e il capodoglio (Physeter macrocephalus) sono stati avvistati in tutt’e quattro i transetti monitorati, dal Tirreno centrale al Mar Ligure occidentale mentre lo zifio (Ziphius cavirostris), il grampo (Grampus griseus), il delfino comune (Delphinus delphis) e il globicefalo (Globicephala melas) risultano avere una distribuzione più frammentata.

Il metodo è relativamente semplice ma efficace: dai 2 ai 4 ricercatori esperti si imbarcano settimanalmente su alcune rotte fisse seguite dai traghetti di linea, che fanno spola fra il continente e le isole della Sardegna e della Corsica, registrando tutti i dati ambientali e la presenza delle diverse specie di cetacei incontrate. I risultati disegnano nel tempo tanti fotogrammi, che indicano quali specie sono più frequenti e dove e come cambia la situazione nel corso dei mesi e degli anni. Informazioni che permettono di monitorare nel tempo la situazione, correlandola ai diversi fattori antropici ed ambientali che possono influenzare la presenza di questi animali, i loro ritmi migratori ed il loro diverso utilizzo degli habitat.

Balene e delfini sono da sempre i grandi protagonisti dell’immaginario dell’uomo che si affaccia al grande mare. Il loro carisma ed il loro fascino hanno ispirato opere e racconti e continuano ad influenzare gli animi di grandi e piccoli. In inglese le chiamano «flag ship», specie che, per il grande carisma che rivestono, sono in grado di veicolare importanti valori legati alla conservazione dell’ambiente e degli ecosistemi.

Molte specie di cetacei vivono nei nostri mari, tutte protette da leggi nazionali o accordi internazionali, ma ancora molta parte del loro mondo e delle loro abitudini rimane da scoprire e ancora poche persone sanno di poterli incontrare facilmente, anche durante una semplice traversata in traghetto, mentre raggiungono le loro mete di vacanza.

La parte francese del Santuario conferma la sua importanza in termini di alta frequenza e diversità di specie presenti, in coincidenza con l’area di alta produttività del Golfo del Leone. In generale, la specie più frequente in tutta l’area di studio è la stenella, il piccolo delfinide gregario di zona pelagica, mentre, come ci si aspettava, il delfino costiero tursiope è particolarmente concentrato nel lungo tratto di piattaforma continentale presente nel Tirreno settentrionale, all’altezza dell’Arcipelago Toscano e delle coste corse prospicienti Bastia. La specie, prevalentemente costiera è generalmente presente su fondali che non superano i 500 m di profondità, anche se viene talvolta avvistata a profondità di molto superiori, nell’area di elevata densità del Tirreno centrale. Capodoglio, grampo, zifio e globicefalo, sebbene generalmente più rari, sono avvistati principalmente nel cuore del Mar Ligure, con una importante presenza dello zifio anche nel Tirreno centrale.

«Discorso a parte merita la balenottera – spiega Antonella Arcangeli, dell’Ispra – sappiamo da altri studi che questo grande filtratore ha subito negli ultimi anni una generale diminuzione di presenza nel Mar Ligure mentre, contemporaneamente, i nostri studi confermano un aumento di presenza più a sud, nel Tirreno centrale (+200%). Ciò fa supporre che la specie abbia modificato in parte i suoi ritmi migratori, cambiando la sua distribuzione su larga scala e concentrandosi oggi in estate prevalentemente nel Golfo del Leone e nel Tirreno centrale, subito a sud del Santuario. Le ragioni di questo cambiamento sono ora oggetto di ulteriori studi, soprattutto per correlare presenza e distribuzione degli animali con i parametri ambientali e antropici che possano aver avuto una influenza sulla biologia e le abitudini della specie in Mediterraneo centrale».

Dopo una fase sperimentale, l’Ispra ha investito principalmente in risorse umane nel progetto, creando una rete che oggi conta 8 enti fra università ed enti di ricerca e che è destinata ad ampliarsi ed a contribuire alla formazione di un network di livello europeo. I risultati di questo monitoraggio destano estremo interesse per la scoperta di un’area ad elevata diversità e abbondanza di specie nel Tirreno centrale, area in cui non sono ancora presenti forme specifiche di protezione e che mette in luce la necessità di urgenti azioni specifiche di tutela e conservazione per le specie ed il loro habitat.

(Fonte Ispra)