La ragione del convegno è stata quella di coinvolgere i diversi interlocutori politici, sociali, imprenditoriali della Puglia e accompagnarli in un confronto su temi come le fonti rinnovabili, includendo il secco no al nucleare, l’efficienza energetica
In occasione dell’European Wind Day, è andata in scena, a Bari, la giornata mondiale del vento promossa dall’Ewea (European wind energy association) e dal Gwec (Global wind energy council). Il convegno, organizzato da Legambiente Puglia con il patrocinio dell’Assessorato alla qualità dell’ambiente della regione Puglia, ha avuto come titolo «Sole e vento per il futuro della Puglia. Qualità dei progetti e integrazione nel territorio, lavoro, legalità: le sfide della Puglia per spingere le fonti rinnovabili e fermare la follia nucleare».
La ragione del convegno, volutamente organizzato in Puglia definita la terra dove il tema energetico è sentito con particolare attenzione anche e soprattutto grazie alle attuali classi politiche, è stata quella di coinvolgere i diversi protagonisti politici, sociali, imprenditoriali e accompagnarli in un confronto su temi di assoluta centralità, temi come le fonti rinnovabili, includendo il secco no al nucleare, l’efficienza energetica, il tutto in una prospettiva di sviluppo che guarda a una complessiva riorganizzazione dell’economia e a una radicale riqualificazione del territorio.
Ma perché tutta questa attenzione alla Puglia?
La Puglia, riveste un ruolo strategico a livello nazionale sul fronte delle rinnovabile e a dimostrarlo sono i numeri filtrati dal dossier comuni rinnovabili 2010, dossier che posiziona la Puglia ai vertici delle classifiche per produzione di energia da fonti rinnovabili con 3,95 MW di idroelettrico, 214 MW installati e 5.290 impianti di solare fotovoltaico, 1.128 MW di eolico, 139 MW di biomasse, risultati questi totalmente impensabili fino a qualche anno fa. Eppure, come in tutti gli scenari più virtuosi, c’è sempre un punto nero che deprime le premesse ottimali di sviluppo e coerenza rispetto a un’economia globale che fortemente si sta orientando nel senso del ritrovamento della migliore sostenibilità ambientale.
Il nodo torbido è, in realtà, costituito della mancata approvazione da parte del governo delle linee guida nazionali senza delle quali nessun efficace intervento è possibile da parte delle regioni. Infatti se da un lato i territori stanno rispondendo allo sviluppo delle rinnovabili, dall’altro sempre di più si sta avvertendo la mancanza di un quadro normativo nazionale di riferimento senza il quale eventuali autorizzazioni per progetti da fonti rinnovabili non verranno concesse. Di fronte a questo scenario ci si auspica che le regioni, capitanate dalla Puglia che in tema di rinnovabile si è dimostrata distintamente diligente, riescano a chiedere con forza l’immediata convocazione della conferenza unifica su questo tema.
Dalla discussione sostenuta durante il convegno, due sono risultati i temi forti da affrontare con impegno a tutti i livelli; il primo, è certamente far convivere agevolmente e in maniera non invasiva il mondo agricolo da una parte e quello dell’energia dall’altra attraverso la costruzione di processi virtuosi che diano la possibilità ad entrambi i settore di trovare giovamenti reciproci; il secondo, è spingere per l’integrazione delle fonti rinnovabili in edilizia. La bioedilizia porterebbe, difatti, vantaggi sia in termini ambientali, in quanto permetterebbe un dispendio energetico più consapevole, sia occupazionali in termini di forniture certificate, di operai specializzati e di tecnici qualificati. Di riscontri positivi, per un economia sana e basata su nuove e concrete certezze, ce ne sono; bisogna, solo, credere in questo sviluppo economico innovativo che parte da un maggior rispetto per l’ambiente. Necessarie sono, di conseguenza, leggi chiare, iter trasparenti per l’approvazione di progetti, obiettivi concreti; ma forse la cosa più importante da assimilare è che ci vuole giustizia da parte della politica a non intralciare volutamente questa strada, dimostrando in tal modo di avere più a cuore gli interessi di tutti che quelli di pochi.