La «green economy» in difesa della salute e degli ecosistemi

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La necessità del cambiamento e dell’innovazione nei processi agricoli salvaguardando la Biodiversità senza creare un impatto negativo sull’ecosistema. Un incubatore virtualedi Nutrascienza

Negli sgoccioli di una primavera contraddittoria, si è svolta nell’incubatore Universitario di Sesto Fiorentino una giornata di studio sulla Scienza della Nutrizione «Nutrascienza» che tenta di coniugare scienza tecnologia e natura applicata alla tavola.

Una sfida scientifica che ha visto impegnati studiosi toscani e italici provenienti dal Sud come Nicola Uccella e il suo supercibus dell’Università della Calabria, al nord con Massimo Pregnolato dell’Università di Pavia.

I lavori sono stati aperti dal Prorettore dell’università di Firenze Marco Bellandi che ha sottolineato l’importanza strategica della sinergia tra università e imprese per rilanciare la competitività del sistema toscano in una struttura di Università ed impresa a rete sempre più collaborativa. L’originalità della tradizione Toscana associata alla ricerca avanzata potrebbe essere una miscela vincente che vede nell’incubatore un mezzo decisivo per vincere la sfida in particolare nell’agricoltura e nell’agroindustria che assieme alla grande arte della cucina toscana può continuare a determinare il successo dell’Italia nel campo dell’alimentazione compatibile che tenga conto della salubrità di quanto si mette a tavola e della biodiversità da salvaguardare minacciata da politiche industriali spesso disattente alla Natura.

L’introduzione di Paolo Manzelli presidente di EGOCreaNET ha focalizzato l’attenzione sulla necessità del cambiamento e dell’innovazione nei processi agricoli salvaguardando la Biodiversità senza creare un impatto negativo sull’ecosistema. Un’ambizione largamente condivisa verso cui orientare gli sforzi di R&S della Task Force che deve promuovere un’accelerazione nei processi di sviluppo della Nutrascienza applicato sul campo (agricolo) verso un Green Economy che coinvolga le Pmi nel quadro dello sviluppo della Conoscenza Basata sulla Bioeconomia (Kbbe).

I lavori moderati da Lucio Scognamiglio dell’Eurosportello della Confesercenti, sono stati aperti dalla relazione di Vanda di Gregorio che ha analizzato le politiche di preservazione della biodiversità nell’alimentazionein Toscana.

Delle ricerche sulla Genetica e fisiologia degli antociani nel pomodoro ha discusso il dott. Giovanni Povero della scuola superiore Sant’Anna di Pisa che ha proposto il pomodoro nero ricco di antocianine. Del ruolo dei fattori ambientali e tecnologie pre e post-raccoltaha parlato Pietro Tonutti sempre del Sant’Anna di Pisa. Un tema rilevante per la qualità del prodotto finale nel caso dei vini che mostra come si possano migliorare i rendimenti qualitativi e quantitativi con opportune tecnologie produttive nel processo di trasformazione.

Il caso particolare della Tracciabilità genetica della Cinta senese è stata analizzata da Ottavia Spiga del Dipartimento di Biologia molecolare di Siena, indicando un modello chiaro di salvaguardia della biodiversità grazie alla genetica. Della rilevanza delle api come bioindicatore oltre che come grande attore della agricoltura mondiale ha paratoStefano Turillazzidel dipartimento di Biologia evoluzionistica di Firenze nel suo intervento su L’ape e la biodiversità.

Dopo un intervallo di grande qualità alimentare (in linea con la giornata) ha aperto i lavori Vincenzo Vecchio, presidente del CeRA (Centro Interdipartimentale di ricerca per la Valorizzazione degli Alimenti dell’Università di Firenze) che ha illustrato i contributi del CeRA  nell’agricoltura.

La seconda Sessione moderata da Marcello Traversi di Tinnova è stata aperta da Massimo Pregnolato direttore del Quantum Biolab dell’Università di Pavia che ha introdotto elementi di valutazione quantistica nella relazione Nutraceutica e società.

Di ampio valore italico la relazione di Nicola Uccella dell’Università della Calabria Il supercybus nella cultura alimentare mediterranea che ha concentrato l’attenzione sulla specificità della dieta mediterranea e della qualità della produzione italiana, che va valorizzata e supportata rifuggendo da esterofilie che minacciano il nostro patrimonio.

Di grande interesse industriale la relazione di Mauro Miceli sulle Formulazioni nutraceitiche innovative nella prevenzione moderna. Di un’applicazione particolare nutraceutica ha parlato Pierqangelo Geppetti «Dalle spezie alle terapie del dolore» in cui ha analizzato il caso del peperoncino e delle ricerche sui suoi principi attivi storicamente noti e modernamente spiegati. L’intervento del Prorettore alla ricerca  Elisabetta Cerbai ha confermato l’interesse strategico dei temi della giornata nutraceutica (additivi alimentari e cibi funzionali) e della collaborazione con l’Industria per l’Università di Firenze. In questo senso va anche la proposta di Paolo Manzelli di creare un Incubatore Virtuale di Nutrascienza che contribuisca al successo dell’Incubatore dell’Università di Firenze che vuole contribuire allo sviluppo compatibile e collaborativo con l’impresa, per favorire lo sviluppo dell’economia fiorentina e nazionale aprendo una vasta interattività con altri centri di incubazione nazionali ed europei.

Non c’è dubbio che la strada della ricerca sia quella delle cooperazioni europee che sta vivendo una rinnovata «primavera» come dimostra anche il recente accordo del parco scientifico e tecnologico di Kiev.