Un Piano per far vivere la Piana fiorentina

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La scelta è fra una Piana che vive, una Piana che è uomini, comunità di cittadini, ambiente, area di produzione ma anche area di residenza, di incontro e socializzazione, o invece una Piana che continua ad essere il ricettacolo di tutto ciò che non si vuole mettere altrove

Il futuro della Piana Fiorentina continua ad essere appeso a un filo, al filo della speranza che qualcosa finalmente cambi non solo in uno o l’altro dei tanti progetti che su quest’area gravano, bensì nell’approccio complessivo alla «questione Piana» e alle decisioni che la definiranno.

La scelta è fra una Piana che vive, una Piana che è uomini, comunità di cittadini, ambiente, area di produzione ma anche area di residenza, di incontro e socializzazione, o invece una Piana che continua ad essere il ricettacolo di tutto ciò che non si vuole mettere altrove, che continua a perdere territorio per l’avanzare del cemento, che diventa il contenitore di ogni possibile centro commerciale per un utilizzo «mordi e fuggi» da parte di chi vive in città, che è destinata ad essere sempre più una mera area di servizi per Firenze.

Il Wwf è da sempre attento alle problematiche della Piana e da decenni sta cercando di lavorare per darle un futuro, un futuro che nasce in primis dal recupero del passato. Lo dimostrano i risultati ottenuti con la ricreazione di ambienti palustri nell’Oasi di Focognano. Lo dimostrano i risultati ottenuti in altre aree come la piccola oasi di Val di Rose, i Renai di Signa e altre ancora.

È un futuro che si costruisce contaminando le varie realtà presenti sul territorio e riuscendo a trovare equilibri fra i tanti «pieni» dovuti agli edificati e alle infrastrutture ed i pochi superstiti «vuoti», fondamentali tasselli per ricostruire un mosaico di ambienti che possano dare un senso al Parco della Piana.

In quest’ottica questo è quello che il Wwf chiede per la Piana Fiorentina, facendo riferimento ai principali progetti oggi sul tavolo:

un Parco della Piana che sia un vero parco e questo implica che vengano salvaguardati e valorizzati i superstiti spazi verdi

– la scelta di programmare e lavorare per una Piana in modo finalizzato a chi nella Piana vive e vuole vivere e non solo a chi la vuole sfruttare

– una programmazione davvero condivisa e concertata fra i vari soggetti istituzionali preposti e in particolare fra i vari Comuni della Piana nell’ottica di una programmazione d’area come quella su cui si fonda il progetto del Parco della Piana

– un ulteriore consumo di suolo davvero «zero», con azioni che possano rimettere in discussione anche percorsi già prefigurati ma non ancora concretizzati (con particolare riferimento alla zona di Castello, dove va controvertita e non solo «tamponata», come sembra invece risultare dagli attuali segnali provenienti dal Comune, la colata di cemento che pende su quest’area, di cui decreterebbe una irreversibile perdita)

– l’abbandono delle ipotesi di nuove piste aeroportuali, che non possono comunque dare un aeroporto efficace a Firenze e distoglierebbero enormi fondi (quelli appunto necessari per fare un nuovo aeroporto) rispetto a interventi molto più utili di messa a sistema dei trasporti fra Firenze e l’aeroporto di Pisa. L’ipotesi di una pista parallela all’autostrada costituirebbe una ferita gravissima al Parco della Piana di cui andrebbe ad occupare il cuore stesso. La pista parallela andrebbe, fra l’altro, in particolare ad occupare l’area che invece è attualmente destinata ad un vasto ampliamento dell’oasi naturalistica del Wwf «Val di Rose» (la prima area protetta nata nella Piana nel lontano 1996 grazie alla collaborazione fra Università di Firenze e Wwf): questo importante intervento di tutela ambientale è già stato redatto in tutti i minimi particolari (progetto esecutivo) dall’Università che, a seguito dell’ottenimento di tutte le approvazioni necessarie dai vari Enti territorialmente competenti, è attualmente in procinto di far partire i lavori (fase di redazione della gara di appalto delle opere). La pista parallela dunque passerebbe esattamente sopra a quest’Oasi. Come se non bastasse la stessa pista porterebbe gli aerei a decollare e partire proprio sopra le principali aree da anni già istituite per la conservazione dell’ambiente tipico della Piana quali l’Oasi di Focognano e la zona della Querciola. Porterebbe dunque un forte inquinamento acustico e chimico in tutta quest’area che di fatto rappresenta il nucleo centrale del Parco della Piana, sconvolgendone totalmente l’assetto: le migliaia di cittadini che vivono e lavorano nella Piana non avranno più quindi a disposizione le promesse aree verdi del Parco della Piana, che non saranno più concretamente fruibili e con questo tutto il progetto del Parco della Piana fallirà. Questi sono i motivi per cui diciamo «no» alla rilocalizzazione della pista dell’aeroporto e «sì» invece a una implementazione di un sistema integrato di trasporti che permetta di valorizzare al meglio e per tutti le realtà aeroportuali di Firenze e Pisa in modo coniugato.

– un ripensamento su tutta la questione della Cittadella Viola. Mettere anche questo nella Piana (e, sappiamo bene, non si tratta solo di uno stadio ma di tutti i servizi e le infrastrutture collegati nonché dei molteplici complessi commerciali e di ristorazione che vi si vorrebbe annettere) vuol dire consumare l’ultimo lembo di Piana del Comune di Firenze, indebolendo il progetto del Parco e creando un ulteriore nodo di attrazione «mordi e fuggi» che va contro il progetto di una Piana che dovrebbe essere «fornitrice di ambiente» per l’area metropolitana e non solo di servizi altri di cui non si vuole e non si può trovare altre collocazioni per il loro impatto.

– una riorganizzazione metropolitana della mobilità nella Piana, non sprecando fondi per realizzare inutili nuove opere viarie, che non possono risolvere il problema del traffico ma anzi portarlo anche là dove non c’era, bensì realizzando un sistema integrato di trasporto basato su treni, tramvie, mezzi pubblici e sull’intermodabilità tra questi ultimi con il sistema di piste ciclabili.

– confermiamo ancora una volta la nostra avversità alla scelta dell’inceneritore, per motivi non solo territoriali ma anche sanitari per i rischi di inquinamento chimico e di politica della gestione dei rifiuti, per la quale la scelta inceneritoristica è una scelta perdente.

Non chiediamo di non fare nulla nella Piana ma di fare della Piana un vero Parco metropolitano, cosa che comporta la salvaguardia dei suoi valori ambientali, sociali e storici, salvaguardia incompatibile con il sommarsi dei tanti progetti espansivi che gravano oggi sull’area. Un Parco Metropolitano fatto per il benessere dei suoi cittadini e capace di rispondere alle loro reali esigenze. Un Parco Metropolitano che non deve e non può essere fatto fallire per favorire gli interessi economici di pochi.

Quella che hanno oggi in mano i nostri Amministratori è una sfida storica. La vinceremo se sapremo programmare un nuovo futuro per la Piana; la perderemo se continueremo a fare della Piana solo un centro servizi e un deposito scarti per la vicina città.

(Marcello Demi, Presidente Wwf Toscana)