Addio ai parchi nazionali

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I Parchi Nazionali non riusciranno a sopravvivere al dimezzamento dei finanziamenti. Si profila quindi un atto gravissimo, un taglio irrazionale nella totale incertezza applicativa

Il 28 luglio 2010 verrà ricordato come il giorno più nero per le Aree Protette italiane, in cui si celebra la sconfitta di un Paese civile, incapace di proteggere quei gioielli ambientali che l’hanno reso famoso nel mondo, ma cinicamente ed inspiegabilmente capace di gettar via, quelle risorse naturali che possono garantire il suo sviluppo e il suo futuro.

La manovra correttiva contiene una norma, l’art. 7 comma 24 (che il maxiemendamento al Senato non ha modificato) che prevede un taglio del 50%, rispetto al 2009, delle risorse che i Ministeri vigilanti possono utilizzare per il contributo agli Enti controllati.

Per gli Enti Parco Nazionali, che insieme all’Ispra, sono Enti vigilati dal ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, le conseguenze nefaste sono immediate.

I Parchi Nazionali (gestiti da Enti per lo più con pochissime risorse umane e finanziarie e che hanno già subito consistenti riduzioni di bilancio negli ultimi tre anni) non riusciranno a sopravvivere al dimezzamento dei finanziamenti. Si profila quindi un atto gravissimo, un taglio irrazionale nella totale incertezza applicativa.

Mentre l’Onu ha dichiarato il 2010 quale Anno internazionale della Biodiversità, per la cui conservazione, indispensabile per la qualità della vita e lo sviluppo, è stata presentata dal ministro Prestigiacomo il 22 maggio a Roma un’apposita «Strategia Nazionale», Governo e Parlamento italiano decretano la chiusura del già fragile sistema dei Parchi Nazionali, che proprio la Biodiversità si sforzano di tutelare. Con buona pace degli alti propositi e delle belle dichiarazioni, fatte alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta.

La «legge quadro» sulle Aree Protette, la 394 del 1991, assegna ai 23 Parchi (oltre a uno solo sulla carta) oggi esistenti (pari al 5% del territorio, milioni di visitatori ogni anno, protagonisti indispensabili nell’attivazione di fondi comunitari necessari per lo sviluppo di aree tanto fragili, quanto depresse), un valore nazionale. La Costituzione di questa Repubblica, all’articolo 117 del Titolo V, stabilisce che lo Stato ha legislazione esclusiva nella tutela dell’ambiente. I Parchi Nazionali sono di tutti i cittadini, sono i gioielli ambientali e paesaggistici del Paese ed è precisa responsabilità dello Stato garantirne il basilare funzionamento, secondo gli obiettivi istituzionali di tutela, ferma restando l’azione che già oggi i Parchi svolgono per l’attivazione di fondi per lo sviluppo sostenibile, sociale ed economico, dei territori.

Le ripercussioni? Un colpo mortale alla natura e al turismo naturalistico e culturale d’Italia: fauna, flora, paesaggio, culture e tradizioni locali, fiumi, boschi e coste delle 23 «perle» nazionali saranno di nuovo terreno di speculazioni, sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, caccia.

Nefasti gli effetti sulla salvaguardia di moltissime e purissime acque sorgive montane che danno da bere a milioni di italiani, sulla prevenzione dei dissesti idrogeologici, sulla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, sulla formidabile azione di educazione ambientale per i bambini e gli adulti, sulla ricerca scientifica, sullo scambio di esperienze, sulla cooperazione internazionale, sul benessere e la qualità della vita dei cittadini.

Saranno cancellate anche le politiche ambientali richieste dall’Unione europea affidate in gran parte alla gestione degli Enti Parco, come le direttive Habitat, Acque, Uccelli.

Gravi infine, le conseguenze sull’occupazione diretta e indotta: giovani laureati, cooperative di servizi, cooperative di produzione, operatori economici locali dovranno rivedere al ribasso e spesso cancellare le loro previsioni e aspirazioni di lavoro.

Le Associazioni firmatarie, «il Popolo dei Parchi», durante la manifestazione al ministero dell’Ambiente di venerdì 23 luglio scorso, hanno simbolicamente consegnato al Ministro, che afferma di tenere particolarmente alle Aree Protette Nazionali, lo Scrigno dei Tesori Naturali d’Italia, che da oggi i Parchi non saranno più in grado di custodire per le future generazioni.

Aspettiamo che il Ministro lo restituisca, quando sarà in grado di garantire in maniera stabile il funzionamento dei Parchi Nazionali.

Il ministro Prestigiacomo, un po’ provocatoriamente, ha dichiarato nei giorni scorsi che, qualora la norma non fosse stata modificata alla Camera, sarebbe stata costretta a chiudere la metà dei Parchi. Il Governo ha posto la fiducia anche alla Camera ed è stata conseguente la non modifica della norma.

Entro la fine della settimana, il ministero dell’Ambiente dovrebbe emanare un decreto per definire la distribuzione delle risorse, ovvero il riordino delle modalità con cui lo Stato provvede all’assegnazione delle risorse agli Enti controllati, come prevede la seconda parte dell’art. 7, comma 24 .

Il termine è però «ordinatorio»: la legge, cioè, non fissa le conseguenze per il suo mancato rispetto e al momento nessuno sa cosa ci aspetta veramente.

Non possiamo far altro che rimanere increduli di fronte a un esito inimmaginabile e porre alcune domande.

1) Applicabilità dell’art. 7 comma 24 della manovra correttiva.

Dalla lettura testuale della norma, che prevede un dimezzamento degli stanziamenti rispetto a quelli del 2009, non sembra che si possa desumere che gli effetti si avranno nei bilanci di previsione del 2011 (il comma inizia proprio con «a decorrere dal 2010…»). Tuttavia, anche poiché si tratta per lo più di soldi già impegnati o addirittura già spesi, è possibile sperare che in questo caso il rigore giuridico ceda il passo al buon senso e la norma, almeno, s’intenda riferita al 2011?

2) Approvazione delle norme correttive.

L’irrazionalità della norma di cui discutiamo è talmente evidente e riconosciuta che già si parla, se ben comprendiamo, di un decreto correttivo, successivo alla manovra, anch’essa correttiva.

3) 2010 Anno internazionale della Biodiversità:

La Strategia nazionale per la biodiversità, per la quale il Ministro si è tanto impegnata e che non può non prevedere tra i protagonisti principali le Aree Protette e un’adeguata dotazione di risorse, verrà anch’essa corretta? E l’Italia si presenterà agli appuntamenti internazionali, a iniziare dal prossimo Ottobre in Giappone, annunciando la chiusura di almeno metà dei Parchi Nazionali?

Non contestiamo la necessità di porre freni e correttivi alla spesa pubblica (rispetto alla quale, tuttavia, i Parchi hanno già contribuito in modo significativo per le proprie potenzialità) ma riteniamo che si possano fare proposte più ragionevoli, sulle quali potremo dare costruttivi contributi.

Se non ci sarà una presa di coscienza da parte del Governo e del Parlamento sul fatto che il danno, non solo ambientale, ma anche economico-finanziario prodotto da questa misura è ben più ampio del risparmio prospettato, il provvedimento verrà ricordato come un addio ai Parchi.

(Fonte Unione per i Parchi e la Natura d’Italia; 394, Associazione nazionale personale aree protette; Aidap, Associazione italiana Direttori e Funzionari Aree protette; Aigae, Associazione italiana guide ambientali & escursionistiche; Aigap, Associazione italiana guardie dei Parchi e delle Aree Protette; Wwf Italia; Lipu; Birdlife Italia; Marevivo; Istituto Pangea; Mountain Wilderness; Federazione Pro Natura; Italia Nostra; Comitato Nazionale del Paesaggio; Vas, Verdi ambiente società; Altura, Associazione tutela rapaci italiani e loro ambienti)

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(Nella foto di Giuseppe Cosenza un’immagine del Parco del Pollino)