Il controllo degli ambienti acquatici e delle acque di balneazione rappresenta una delle priorità per l’Italia che vanta uno sviluppo costiero di quasi 7.500 km. La risposta è il neo accordo di collaborazione fra l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) di Trieste e l’Istituto superiore di sanità (Iss)
L’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) di Trieste ha da poco firmato un accordo di collaborazione con l’Istituto superiore di sanità (Iss) che prevede l’attivazione di ricerche connesse alla tutela di gestione di corpi idrici e ambienti acquatici. In altri termini, l’Ogs, e in particolare il suo dipartimento di oceanografia biologica (Bio), avrà il compito di realizzare attività di monitoraggio e ricerca sulla qualità delle acque in modo tale da garantire un intervento tempestivo e una risoluzione adeguata, da parte dell’Iss, qualora si presentassero problemi che mettono a rischio la salute umana. La collaborazione avrà una durata triennale e sarà gestita dallo stesso Ogs.
Il controllo degli ambienti acquatici e delle acque di balneazione rappresenta una delle priorità per un paese, come l’Italia, che vanta uno sviluppo costiero di quasi 7.500 km. L’attività di controllo viene svolta istituzionalmente dalle Arpa, le Agenzie regionali di protezione ambientale. Tuttavia, agenti chimici e/o biologici, normalmente non oggetto di indagine, possono essere introdotti casualmente o volontariamente, o essere portati dalle correnti, e pertanto rappresentare una minaccia per la popolazione.
Tali agenti sono, infatti, quasi sempre invisibili ma possono risultare estremamente nocivi per l’organismo. Ed è proprio per eliminare danni da queste mancate osservazioni, che si inserisce l’attività dell’Ogs che, per attribuire un senso ancora più pregnante all’attività di ricerca, fonda la sua collaborazione con l’Istituto superiore di sanità.
Per indicare la competenza del dipartimento di oceanografia biologica dell’Ogs, alcuni dei programmi di ricerca e controllo già in essere che l’istituto ha avviato da anni per ridurre problematiche di varia natura, direttamente o indirettamente legate alla tutela della salute umana, e che nello specifico vedono lo studio delle alghe tossiche oltre che di un centinaio di batteri rinvenuti sia nelle nostre acque, sia in acque antartiche, per i quali è già stata fatta una classificazione che tiene conto non solo delle caratteristiche fisiologiche ma anche della loro genetica.
L’Iss, di contro, è l’organo tecnico scientifico del servizio sanitario nazionale e il suo dipartimento ambiente e prevenzione primaria, reparto qualità degli ambienti acquatici e acque di balneazione, svolge attività di studio e ricerca del rischio associato alla presenza di agenti chimici e microbiologici, tossine algali e cianotossine negli ambienti acquatici.
In definitiva, una collaborazione scientifica tra due dipartimenti di grande storia e competenza che mai, in passato, hanno istituito un dialogo fruttuoso su tematiche di tutela delle acque, tematiche affrontate in forme dissimili ma complementari dai due soggetti evidenziati. Lo scambio di informazioni e di dati relativi agli ecosistemi acquatici e alla fisiologia degli organismi che li abitano permetterà di affrontare situazioni di rischio e di aumentare il controllo sulla qualità delle acque, controlli finalizzati ad assicurare una più attenta protezione della salute dell’uomo.