Il ritorno del camoscio appenninico

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Al via le prime operazioni del programma di reintroduzione: divieto di accesso temporaneo nei pressi dell’area faunistica di Bolognola (MC). La disposizione sarà in vigore per tutta la durata delle operazioni

Sono iniziate ieri le operazioni connesse al programma di reintroduzione del camoscio appenninico che quest’anno prevede la liberazione di animali provenienti dalle aree faunistiche dei parchi dell’Italia centrale.

Il primo animale catturato e poi liberato in natura è proveniente dall’area faunistica del camoscio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini di Bolognola. L’area (oltre ad assolve ad esigenze di carattere didattico educativo e di promozione turistica) è nata nel 2006 grazie al cofinanziamento europeo di un precedente progetto Life ed ha proprio la funzione di supporto alle operazioni di ricostituzione di una colonia di camosci nei Sibillini. Gli animali presenti nell’area faunistica si sono riprodotti con straordinario successo e, in pochi anni, la popolazione è passata dalla coppia iniziale ad otto individui.

Vista la delicatezza delle fasi di cattura che interessano l’area faunistica, è stato disposto un divieto temporaneo di avvicinamento all’area recintata per una distanza inferiore ai 100 metri; la disposizione sarà in vigore fino alla fine delle operazioni prevista per i primi giorni di ottobre. L’area momentaneamente interdetta interessa, in particolar modo, il sentiero natura di Bolognola, itinerario ad anello che lambisce l’area faunistica e permette, così, di ammirare il camoscio in condizioni di semi-libertà.

Ieri è stato effettuato, con successo, il primo trasferimento: la femmina Nina, esemplare di tre anni nata all’interno dell’area faunistica, è stata prelevata e rilasciata in natura nella zona del monte Bove dove si è stabilita la neocolonia di camosci appenninici reintrodotti nei Sibillini a partire dal 2008. All’animale è stato applicato un radio collare satellitare che permette un monitoraggio continuo e completo dei suoi spostamenti: oltre ad emettere frequenze radio che vengono captate da un’apposita antenna in dotazione ai ricercatori, il collare invia, con cadenza periodica, la localizzazione satellitare via Sms.

Le operazioni di questi giorni sono le prime che vengono svolte nell’ambito del progetto Life coordinato dal Parco Nazionale della Majella e a cui partecipano, oltre al Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco Regionale del Sirente Velino e la Legambiente.

(Fonte Parco Nazionale dei Monti Sibillini)