Nagoya, Biodiversità, l’Italia e i tagli

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L’Italia si presenta all’appuntamento internazionale con una nuova Strategia nazionale su cui però grava il drastico taglio di risorse ai parchi nazionali

Basterà Nagoya per invertire la tendenza alla perdita di biodiversità a livello mondiale? Se lo chiedono Lipu e BirdLife International alla decima Conferenza delle Parti (Cop 10) alla Convenzione della Diversità Biologica (Cbd) in corso in Giappone. Dopo il fallimento dell’obiettivo globale fissato al 2010 dai capi di Stato e di Governo, secondo Lipu-BirdLife Italia il vertice dovrà approvare un ambizioso piano strategico da implementarsi entro il 2020, con la definizione di precisi target da raggiungere. E non potrà prescindere da altri fondamentali interventi quali l’aumento di aree protette e nuove sinergie tra le politiche di difesa dai cambiamenti climatici e quelle di salvaguardia della biodiversità.

Falliti gli obiettivi fissati nel 2002 dai Capi di Stato e di Governo a livello mondiale, sottolinea la Lipu, che chiedevano di ridurre la perdita di biodiversità entro il 2010, e quello dichiarato dall’Unione europea che ne voleva arrestare il declino, le parti sono chiamate a un grande accordo mondiale che fissi obiettivi vincolanti e non più rinviabili per salvare specie ed ecosistemi a livello mondiale, oggi in grave sofferenza.

In particolare, sono quattro i punti che secondo Lipu e BirdLife International dovranno essere affrontati se si vuole invertire la tendenza alla perdita di biodiversità.

Il primo è quello della messa a punto di un Piano strategico esauriente, ambizioso e realizzabile, con associati target da raggiungere entro il 2020, che tenga conto dell’importanza del legame tra la conservazione della biodiversità e il miglioramento dei livelli di vita e di reddito delle popolazioni più svantaggiate.

Il secondo è concordare meccanismi che assicurino per ogni Paese risorse sufficienti per un’efficace implementazione della Convenzione sulla diversità biologica, e che vi sia un forte aumento di fondi dai Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo (almeno decuplicati entro il 2020).

Terzo punto è l’espansione del network di aree protette, con particolare enfasi sull’ambiente marino attualmente sottorappresentato, compreso il nostro Mediterraneo, arrivando anche a coprire tutte le aree di particolare importanza per la biodiversità.

Il quarto punto, infine, è quello di concordare azioni chiare per promuovere sinergie tra la Convenzione sulla Diversità biologica e la Convenzione sui cambiamenti climatici dell’Onu, perché biodiversità ed ecosistemi favoriscono la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici ma nello stesso tempo subiscono gli effetti negativi dei cambiamenti climatici.

A Nagoya si discute dell’importanza delle aree protette per la salvaguardia della biodiversità, ma il Governo italiano, pur portando con sé la nuova Strategia nazionale per la biodiversità, attesa da quasi 20 anni, si presenta al vertice internazionale con un taglio del 50% dei fondi ai parchi nazionali, che pregiudica fortemente la sua azione a difesa delle specie animali e vegetali. «Abbiamo presentato alcune osservazioni alla Strategia Nazionale poi approvata dal Governo – dichiara Giuliano Tallone, Presidente Lipu – in particolare sono stati recepiti i nostri punti sulle aree protette e sull’impatto del sistema italiano sulla biodiversità mondiale. Ma purtroppo, fatti salvi i tentativi, per ora improduttivi, del ministro dell’Ambiente, il recentissimo pesante taglio ai parchi nazionali dimostra una scarsa attenzione del Governo verso la conservazione della natura. Chiediamo dunque – conclude Tallone – il ripristino dei fondi soppressi e una politica nazionale coerente con le esigenze di tutela della biodiversità che vengono espresse già in questi primi giorni al vertice di Nagoya».

(Fonte Lipu-Birdlife Italia)