Si stima che tutto ciò che ha a che fare con le Ict, e quindi internet, posta elettronica e social network, siano responsabili del 2% di emissioni totali di CO2, pari a quanto rilascia l’aviazione in tutto il pianeta
«L’information & communication technology» è poco ecologica. A rivelarlo è il Green It Report 2010, realizzato dal centro studi Cresit dell’università dell’Insubria di Varese, in collaborazione con la San Francisco State University. Realizzare una ricerca su internet e decollare a bordo di un Boeing da un aeroporto sono due fenomeni che apparentemente non hanno nulla in comune, ma se si ragiona in termini di CO2, inaspettatamente il risultato è lo stesso.
Si stima che tutto ciò che ha a che fare con le Ict, e quindi internet, posta elettronica e social network, siano responsabili del 2% di emissioni totali di CO2, pari a quanto rilascia l’aviazione in tutto il pianeta. Addirittura entro il 2020 si supererà quota 3%. Secondo l’Epa, Agenzia di protezione dell’ambiente degli Stati Uniti, dal 2000 al 2006 i consumi energetici dei data center sono pressoché raddoppiati, e procedendo di questo passo nel 2015 il dispendio economico americano associato ai kwh raggiunti sarà triplicato.
Negli ultimi tempi si è anche scatenata una querelle mediatica tra Facebook e Greenpeace che ha portato alla ribalta proprio il tema dell’inquinamento causato dal Web. La celebre associazione pro-ecologica ha avviato una serie di iniziative, tra cui una richiesta di adottare una politica ambientale più rispettosa, indirizzata direttamente al social network.
I computer hanno contribuito nel tempo alla importante e progressiva sostituzione degli archivi cartacei con archivi digitali e nonostante non utilizzino fonti di energia altamente inquinanti, come per esempio benzina, non possiamo parlare di tecnologie a leggero impatto ambientale, a causa dell’elevato consumo energetico e soprattutto alla difficoltà nello smaltire e riciclare la vecchia tecnologia.
I rimedi però sembrano esserci. «Ecologic and technologic, yes it can!» sono oggi le «parole d’ordine» della Green Computing, ovvero l’Informatica Verde, che si pone come obbiettivo quello di raggiungere un tornaconto economico attraverso buone prestazioni tecnologiche, rispettando però valori sociali, etici ed ambientali.
Attraverso 4 percorsi complementari: utilizzo, smaltimento, progettazione e fabbricazione verde, gli eco-informatici si adoperano per limitare i danni ambientali arrecati dalla tecnologia. Come ci fa giustamente notare Alberto Onetti, direttore del Cresit e responsabile del Git Report, essere green può anche dare benefici in chiave di reputazione e immagine aziendale.