Una Guida europea sull’esposizione al rumore

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Nel lavoro, che si propone come strumento di aiuto per politici e autorità competenti, esaminati gli effetti potenziali sulla salute

L’Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea) ha pubblicato una guida sull’esposizione al rumore e gli effetti potenziali sulla salute, redatta dall’Expert Panel on Noise, un gruppo di lavoro che coadiuva l’Agenzia ambientale europea e la Commissione europea nell’implementazione e sviluppo di un’efficace politica antirumore in Europa.

La guida intende proporsi come strumento di aiuto per i politici, le autorità competenti e tutte le parti interessate nel processo di implementazione della Direttiva europea sulla gestione del rumore ambientale (End Directive 2002/49/CE).

La pubblicazione mette a disposizione gli esiti degli ultimi studi internazionali sugli effetti sanitari del rumore e dalle linee guida sul rumore notturno (NNGL project guidelines), documento di grande importanza, recentemente pubblicate dall’Organizzazione mondiale della sanità.

La guida si struttura in 7 capitoli e 5 annessi e fornisce una panoramica sugli effetti sanitari dovuti all’esposizione al rumore mostrando, per i più conclamati, relazioni dose effetto, contribuendo all’attuazione di quanto previsto dall’Annesso III della Direttiva Europea 2002/49/CE.

La Guida descrive inoltre metodi per la valutazione del rischio anche attraverso l’analisi costi benefici. L’obbiettivo è quello di fornire agli utilizzatori strumenti pratici e validati dall’esperienza, per calcolare l’impatto sanitario del rumore per tutte le azioni di pianificazione strategica per la prevenzione e l’abbattimento delle immissioni acustiche, quali, in primis, i piani d’azione appositamente richiesti dalla Direttiva 2002/49/CE o qualsiasi altro studio di impatto acustico di carattere più circoscritto.

Gli effetti avversi del rumore si presentano quando le attività che l’individuo vuole svolgere sono disturbate da agenti esterni (nella figura accanto la piramide degli effetti del rumore) Il livello sonoro dello stimolo acustico, i momenti della sua manifestazione, la dinamica temporale, lo spettro in frequenza e il suo contenuto informativo possono, di volta in volta, modificare la reazione individuale dell’esposto. La «noise annoyance», da anni considerata come l’effetto più palese ed immediato dell’esposizione a rumore, è un termine generale utilizzato per riassumere tutti i sentimenti negativi come il disturbo, l’insoddisfazione, il dispiacere, l’irritazione provati dal soggetto esposto.

Altri, tuttavia, sono oggi gli effetti sanitari del rumore sull’individuo, dovuti spesso al ripetersi di un disturbo a livello inconscio che avviene durante il sonno. Durante il riposo, infatti, l’attività del sistema nervoso autonomo avviene senza controllo cognitivo, facendo sì che si presentino delle dirette interazioni tra il nervo uditivo e le più alte strutture del sistema nervoso centrale.

I nuovi indicatori di rumore come Lden e Lnight introdotti dalla Direttiva End possono ben descrivere lo stato di esposizione della popolazione nel territorio. Ma la relazione tra l’esposizione ed i suoi effetti viene fornita, in modo quantitativo, solo grazie all’utilizzo di curve dose-effetto ben individuate. [Lden è un indicatore che considera globalmente le immissioni sulle 24 ore giornaliere, ottenuto come media ponderata del contributo diurno (Lday 6-20), serale (Levening 20-22) e notturno (Lnight 22-6), questi ultimi a cui si aggiungono rispettivamente 5 e 10 dB per tener conto della differenza nel livello di disturbo. Lnight si riferisce al solo periodo notturno.]

Il documento pubblicato da Eea in larga parte presenta proprio gli studi che hanno portato alla derivazione di queste curve dose-effetto, che possono essere impiegate nelle valutazioni di impatto acustico per meglio quantificare l’entità dell’impatto sulla popolazione.

Molti Paesi europei hanno alcune forme di gestione del rumore, e valori limite sulle immissioni sonore.

Alcuni studi, negli ultimi anni, si sono indirizzati proprio al confronto di questi valori limite per evidenziare se c’è una stessa concezione in Europa di quella che dovrebbe essere un buona qualità ambientale dal punto di vista sonoro per il cittadino. Recentemente è stata pubblicata una rassegna da parte dell’International Institute of Noise Control Engineering (Ince), che mostra come questo tentativo di omogeneizzazione concettuale non sia affatto semplice. Gli indicatori di rumore variano considerevolmente da Paese a Paese e la normativa sull’applicazione dei limiti presenta anche delle inconciliabili differenze.

Nonostante l’obbligatorietà nell’utilizzo dei nuovi indicatori introdotti dalla direttiva Lden e Lnight che possono consentire la confrontabilità dei livelli di esposizione, sono ancora presenti marcate differenze nella determinazione dei limiti e della loro applicabilità.

Le Linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità del 2000 raccomandano come soglie per effetti sanitari nel periodo diurno quello di 50/55 dB di livello sonoro equivalente (Leq,16h); sebbene gran parte dei valori limiti dei Paesi Membri non sia lontana da questi valori, la media rimane comunque più alta.

Gli obbiettivi di qualità proposti dal CALM network (un progetto finanziato dalla Commissione europea) sono un livello di Lden inferiore a 50 dB ed un livello di Lnight inferiore a 40 dB, mentre il rapporto finale NNGL (night noise guidelines) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità considera 30 dB come LOEL (lowest observed effect level, outdoor level).
Non deve essere dimenticato, inoltre, che esistono differenze nella risposta dell’individuo al rumore dovuto a diverse tipologie di traffico. Se un Lden pari a 55 dB può essere una buona soglia per il rumore dovuto alle sorgenti ferroviario, per le altre sorgenti essa dovrebbe essere ridotta.

Nel rapporto sono inoltre inseriti algoritmi attraverso cui la probabilità che si manifestino effetti come l’annoyance, il disturbo del sonno, i risvegli e le malattie cardiovascolari è calcolabile in funzione dei livelli di Lden e Lnight. Così facendo si converte un indice astratto in un valore che è molto più ricco di significato per il pubblico. Il sapere, ad esempio, che la popolazione esposta a più di 55 dB(A) ha una probabilità che si estende dal 4% al 27% di provare «annoyance» è un’informazione dal contenuto assai più comunicativo, sia per i responsabili della pianificazione urbana che per la cittadinanza.

Viene incoraggiata, pertanto, la redazione di vere e proprie «mappe di annoyance» o comunque «mappe di effetto» da accostare alle mappature acustiche previste dalla Direttiva.

Per chi vuole approfondire:

(Fonte Arpat, Testo a cura di Gaetano Licitra)