Con il decreto legislativo 155/2010 si torna indietro rispetto a quanto precedentemente compiuto: il decreto ministeriale del 25/11/1994 e il decreto legislativo 152/2007 vengono abrogati e con loro l’obbligo di perseguire l’obiettivo di qualità dal 1999 nelle aree urbane con una popolazione superiore a 150mila abitanti
Dopo numerosi appelli lanciati da medici e scienziati in merito a quello che rappresenta uno dei temi di più grande partecipazione pubblica perché strettamente legato alla salvaguardia di tutti, PeaceLink si presenta alla Camera dei Deputati con un’audizione che, domani presso la commissione Ambiente della Camera, vedrà discutere in merito al decreto legislativo 155/2010. La problematica in questione? I valori di benzo(a)pirene e i tempi di raggiungimento dei termini ultimi di applicazione.
I livelli di benzo(a)pirene, sostanza classificata dallo Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), in classe 1 (cancerogena), da quanto disposto nel decreto legislativo 155/2010, fino al 2013, possono sforare il valore di 1 ng/m3 senza che vi sia un obbligo di intervento nelle città con più di 150mila abitanti. Ad ogni incremento di 1 ng/m3 di benzo(a)pirene corrisponde in media un incremento di 9 nuovi casi di cancro ogni 100mila persone, inoltre, l’inquinante in questione è genotossico, ossia può modificare il dna che viene trasferito ai figli ed è in grado anche di passare dalla madre al figlio attraverso il latte materno. La reazione di chi legifera a quanto effettivamente riscontrato a seguito di preoccupanti studi presenti nella letteratura scientifica? Silenzio.
Ma mettiamo in luce quello che è il percorso normativo che, dapprima, ha inquadrato l’Italia come una nazione fortemente attenta a talune tematiche di sicurezza sulla salute dell’uomo e dell’ambiente vantando un quadro normativo tra i più apprezzati a livello europeo e permettendo lo sviluppo sul territorio di studi scientifici, sistemi e metodologie di monitoraggio per il controllo di detto obiettivo e poi, ha imposto un oggettivo arretramento rispetto a quanto sviluppato in virtù dell’obiettivo di qualità di 1 ng/m3 a partire dal 1° gennaio 1999.
Bene, con l’emanazione del decreto ministeriale del 25/11/1994 si stabilì che le aree urbane con una popolazione superiore a 150mila abitanti, a partire dal 1° gennaio 1999, dovessero raggiungere e rispettare, per il benzo(a)pirene, un obiettivo di qualità che aveva carattere obbligatorio uguale a 1 ng/m3. Da questo momento tale valore viene considerato dalle agenzie e dalle pubbliche amministrazioni un valido riferimento per la valutazione della qualità dell’aria. Successivamente, con l’entrata in vigore del decreto legislativo 152/2007, si definì che la valutazione e la definizione dei livelli di concentrazione di riferimento sul benzo(a)pirene, non si dovessero più limitare alle sole aree urbane con una popolazione superiore a 150mila abitanti ma anche a quelle con un numero di abitanti inferiore e che, in tali contesti, era da definire il valore obiettivo, ossia, quel livello di concentrazione di riferimento, nell’aria ambiente, stabilito al fine di evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana e per l’ambiente, il cui raggiungimento, entro un dato termine, dovesse essere perseguito mediante tutte le misure necessarie che non comportassero costi sproporzionati.
Tale valore limite doveva essere perseguito entro il 31 dicembre 2012 ed il suo raggiungimento doveva fare i conti con i costi, sebbene non fosse esplicitato il significato di costi sproporzionati. Relativamente alle aree urbane oggetto del decreto ministeriale del 25/11/1994 non si facevano passi indietro e si continuava a mantenere l’obiettivo di qualità e la sua validità a partire dal 1° gennaio 1999.
Ma ecco che con il decreto legislativo 155/2010 arriva il colpo di spugna: il decreto ministeriale del 25/11/1994 e il decreto legislativo 152/2007 vengono abrogati e con loro l’obbligo di perseguire l’obiettivo di qualità dal 1999 nelle aree urbane con una popolazione superiore a 150mila abitanti. Per tutto il territorio rimane in vigore pertanto il solo valore obiettivo da perseguire entro il 31.12.2012, con la conseguenza che, per gli anni 2011 e 2012 l’obiettivo, fissato dal decreto ministeriale 25/11/1994, possa o meno essere rispettato e il tutto è aggravato dal fatto che, dopo il 2012, resti solo un valore obiettivo che, differentemente dall’obiettivo di qualità, deve fare i conti con i costi non sproporzionati.
In definitiva, anni di studio sfumati dall’approvazione di un decreto legislativo, importante è anche ricordare il periodo di approvazione, in piena estate con un’attenzione da parte dei destinatari sicuramente molto meno rigorosa che in altri periodi dell’anno, che poco è attento alla sicurezza della salute dell’uomo e del suo ambiente. Il vecchio dispositivo normativo aveva incoraggiato importanti studi scientifici, tutti sforzi vanificati che generano, oltre un danno reale per i cittadini, un forte senso di delusione per tutti coloro che negli anni hanno lavorato su questo fronte con l’obiettivo di salvaguardare la salute pubblica.
Ed è proprio per dar voce a questi sforzi e per inseguire un obiettivo che ha come fine unico la salvaguardia dell’uomo e del suo ambiente che PeaceLink, l’Associazione culturale pediatri (Acp), insieme alla Società italiana di pediatria (Sip) e alla Federazione italiana medici pediatri (Fimp), la Ias (Società italiani di aerosol) e tutti noi invitiamo i parlamentari a ripristinare la precedente normativa sul benzo(a)pirene, fissata con decreto legislativo 152/2007, definendo come indubbia e inequivocabile spiegazione che non vi è una sola ragione plausibile per ridimensionare una norma, a protezione della salute dell’uomo e dell’ambiente, in considerazione dei preoccupanti studi presenti nella letteratura scientifica sulla pericolosità oggettiva del benzo(a)pirene.