Un osservatorio mondiale sull’inquinamento da mercurio

460
Tempo di lettura: 2 minuti

È il progetto «Global Mercury Observation System – Gmos» presentato al Cnr. Una rete con 40 siti fissi, postazioni off-shore, campagne oceanografiche e piattaforme aeree in grado di monitorare in tempo reale l’andamento e le dinamiche di questo inquinante atmosferico

Un sistema di osservazione globale in grado di monitorare in tempo reale l’andamento dell’inquinamento atmosferico da mercurio al variare delle condizioni meteorologiche e delle emissioni è stato presentato a Roma, presso l’Aula Marconi del Consiglio nazionale delle ricerche in occasione del kick-off meeting del progetto europeo «Global Mercury Observation System-Gmos».

«Obiettivo del progetto – spiega Nicola Pirrone, direttore dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia-Cnr) e coordinatore Gmos – è realizzare un’infrastruttura osservativa in grado di fornire dati essenziali per verificare l’efficacia delle politiche ambientali internazionali: dalla convenzione internazionale sull’inquinamento atmosferico globale fino alla strategia europea attuale e al futuro trattato internazionale sull’inquinamento da mercurio, in corso di definizione in vista del prossimo Governing Council (da tenersi nel 2013) dell’Unep, il programma ambiente delle Nazioni Unite».

Gmos avrà un costo complessivo di circa 10 milioni di euro e coinvolge nel complesso 34 università e istituzioni di ricerca internazionali. L’infrastruttura osservativa comprenderà 40 siti a diverse altitudini e latitudini, comprese le aree polari, tra cui Ny Alesund sulle Svalbard Islands in Artico e la base italo-francese Dome-C in Antartide. Tutti i siti saranno collegati in real time al centro di acquisizione ed elaborazione dati presso la Sezione di Rende dell’Iia-Cnr, che coordina il progetto e fornirà i dati alla Commissione europea e alle maggiori istituzioni internazionali.

«Si realizzerà il primo osservatorio al mondo per studiare le dinamiche del mercurio atmosferico a scala globale, direttamente o indirettamente riconducibili alle emissioni inquinanti di centrali termoelettriche, inceneritori, impianti siderurgici e industriali – prosegue Pirrone – ma anche il contributo delle emissioni da incendi boschivi e da sorgenti naturali come i vulcani».

Tra i risultati attesi dalle postazioni off-shore e dalle campagne oceanografiche «la comprensione delle interazioni atmosfera-oceano, di enorme importanza nello studio degli inquinanti atmosferici, caratterizzati da un tempo di residenza in atmosfera superiore ai 6-12 mesi», conclude il direttore dell’Iia-Cnr. Di particolare importanza sarà anche «definire i profili verticali delle concentrazioni, grazie all’impiego di una piattaforma osservativa a bordo di voli intercontinentali, per studiare le trasformazioni nella parte alta della troposfera-bassa stratosfera, e di media distanza su aree circoscritte dell’Europa e del Nord America, questi ultimi finalizzati a definire il profilo dell’inquinante lungo la bassa-media troposfera».

(Fonte Cnr)