Veneto – L’Inu chiede una svolta nel governo del territorio

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L’alluvione avvenuta in Veneto, una volta di più, dimostra che tutto il nostro Paese deve cambiare rotta nella gestione del territorio. È prioritario limitare il consumo di suolo: nel nostro Paese ogni giorno si cementificano, in media, settanta ettari di terreno

Si contano i danni delle alluvioni che negli ultimi giorni hanno creato forti disagi in tutta Italia e principalmente in Veneto. L’alluvione avvenuta in questa regione testimonia, una volta di più, che tutto il nostro Paese deve cambiare rotta nella gestione del territorio. Tra le molte cose da fare, afferma l’Inu (Istituto nazionale d’urbanistica), una è prioritaria rispetto alle altre, ossia, limitare il consumo di suolo, nel nostro Paese ogni giorno si cementificano, in media, settanta ettari di terreno, e realizzare un uso sostenibile della risorsa.

La dispersione delle città e l’intensificazione delle pratiche agricole determinano, difatti, un consumo e uno spreco di territorio molto ampi, cosa comprovata dalla profonda alterazione del ciclo delle acque, oltre che degli equilibri ecologici nella sua essenza più generale.

Quello che serve è un grande progetto strategico che sia unitamente nazionale, partecipato, pluriennale e attuabile a livello locale e che in definitiva permetta di mettere in sicurezza il territorio italiano riattivando una manutenzione ordinaria, minuziosa, che produca contestualmente un doppio beneficio, crei opportunità di lavoro effettive e valorizzi il nostro bene più prezioso, il territorio.

Per troppo tempo le regole, anche quelle più semplici, sono state osservate come un freno allo sviluppo. Negli ultimi anni, poi, i comuni sono stati abbandonati a se stessi, quasi senza risorse che non fossero quelle ricavate dalla svendita del proprio territorio. Ora è il momento di invertire questa rotta ricostruendo le città a partire dagli ambiti non più funzionali, riorganizzando il sistema della mobilità, assicurando servizi adeguati principalmente per le aree più svantaggiate, e questo solo per citare alcune delle azioni più importanti e immediate da realizzare. E questo programma è necessario, perché, anche se le azioni di tutela sono state ritardate per anni gli effetti ora cominciano ad essere osservabili da tutti e a tutti fanno paura, ed ha sicuramente dei costi.

Tuttavia, come dimostrano il recente rapporto del Consiglio nazionale dei geologi, e i dati della Protezione civile e del ministero dell’Ambiente, la prevenzione costa molto meno, nel lungo periodo, della gestione delle emergenze. Non solo, si è visto che sono molti gli attori che possono partecipare a questo programma di tutela e prevenzione, partendo dai singoli cittadini e investendo poi anche realtà private e pubbliche, importante è che venga a tutti assicurato un quadro normativo fermo ed evoluto, come quello, ad oggi, presente in molti Paesi europei.

Ed è da queste premesse che si deve cominciare, assegnando adeguatamente i finanziamenti ai vari servizi che il comune, in qualità di più piccola entità amministrativa autonoma, eroga, conservando gli sgravi per la riqualificazione energetica degli edifici, incentivando il recupero della cosa esistente con una fiscalità di vantaggio, tutte movimentazioni che rappresentano, nelle condizioni attuali di crisi economica globale, i requisiti minimi attorno ai quali ricostruire l’equilibrio territoriale che l’Italia ha da troppo tempo perso.