Sul suolo del capoluogo campano risultano depositate 2.900 tonnellate di rifiuti così che la società italiana d’igiene comincia a parlare di pericolo sanitario con possibili rischi alla salute dei cittadini
E si continua a parlare di rifiuti. Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legislativo che recepisce la direttiva rifiuti della Comunità europea e ora si aspetta solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, e ritorna a Napoli il grave problema che sembra non avere ancora un’adeguata risoluzione.
E sì, perché a rendere l’atmosfera ancora più calda di quanto già non lo fosse, ecco l’arrivo in città degli ispettori della Commissione europea che, in qualità di verificatori dello stato emergenziale più volte sottoscritto nella pagine di cronaca nazionale, chiedono ragguagli sull’insorgere dell’ennesima emergenza rifiuti. Si tratta di un’ispezione ufficiale guidata dalla responsabile della direzione generale ambiente, Pia Bucella, dove i tecnici preposti sono chiamati a fare il punto sulla crisi nella regione dopo la condanna dell’Italia da parte della Corte europea di giustizia, per il mancato rispetto delle regole comunitarie sulla gestione dei rifiuti, sentenza del 4 marzo del 2010 data in cui la Corte europea di giustizia condannando l’Italia congelò 500 milioni di fondi Ue. E come spesso accade in Italia, c’è da fare anche i conti con dei paradossi: il Presidente della Repubblica Napolitano dichiara di non aver ancora ricevuto il decreto risolutivo emesso dal governo lo scorso 18 novembre, nel quale veniva eliminata cava Vitiello dalla lista delle discariche fruibili e venivano, con urgenza, stanziati 150 milione di euro, necessari per risolvere la crisi ambientale in atto.
Intanto, sul suolo del capoluogo campano risultano depositate 2.900 tonnellate di rifiuti così che la società italiana d’igiene comincia a parlare di pericolo sanitario con possibili rischi alla salute dei cittadini. Sono i rischi igienico-sanitari, infatti, connessi alla presenza di randagi, ratti, blatte e insetti a creare, in questa fase, le più grandi preoccupazioni, angosce sicuramente fomentate da questioni di ordine pubblico.
L’unica speranza per alleviare la crisi è il sempre più probabile conferimento via mare in Spagna, la partnership con la regione Toscana, unico bagliore di solidarietà a livello nazionale, e il regolare conferimento in discarica di Chiaiano che però a regime, seguendo quanto prescritto nella specifica autorizzazione d’impianto, può smaltire non più di 700 tonnellate al giorno di rifiuti. E dalle prime indiscrezioni degli ispettori Ue, gli stessi si esprimono riconducendo la situazione, che in questi giorni va in scena nelle strade campane, come analoga a quella che due anni fa si ripropose negli stessi luoghi.
In definitiva, una situazione controversa e palese, la situazione a Napoli è grave, ci sono rifiuti ovunque anche nella parte storica della città, nei cosiddetti quartieri «bene». L’Italia deve realizzare una rete integrata di trattamento dei rifiuti in Campania e questa volta, contrariamente a quanto avvenuto nel 2008, i fondi europei saranno svincolati non solo dopo aver presentato un piano di gestione ma a seguito della sua messa in attuazione.
È arrivato il momento di trattare questo complesso tema, i rifiuti, con le dovute precauzioni e l’adeguata professionalità; i rifiuti sono tutte quelle cose che noi sfruttiamo e che poi, nel momento stesso in cui non le riteniamo più funzionali per la loro specifica mansione iniziale, dismettiamo.
Tutti noi siamo chiamati a realizzare nel nostro piccolo un’attenta gestione integrata dei rifiuti, a livello domestico, ovviamente, realizzando un’accurata raccolta differenziata e scegliendo di non acquistare merce che abbia un ciclo di vita troppo breve; a livello aziendale importante è che ci sia un interconnessione di responsabilità e di integrità che parta dal rilascio delle autorizzazioni, dalle verifiche costanti sullo stato dei luoghi, dalla consapevolezza di ciò che è riportato nelle disposizioni delle peculiari autorizzazioni d’impianto, ecc.