Wwf e Legacoop lanciano un’iniziativa partendo dalle Oasi per migliorare la biodiversità. In Toscana l’oasi Wwf laguna di Orbetello è una delle principali aree coinvolte nel progetto con la coltivazione del grano duro e il farro. Il 21% della superficie agricola in Italia ancora «ricca» di biodiversità e bellezza paesaggistica, un dato da cui partire
Si può salvare la natura anche a tavola se il cibo, come l’olio, la pasta, il miele biologici provengono da aree protette come le Oasi Wwf. È questo lo spirito del nuovo progetto Terre dell’Oasi, promosso da Wwf Oasi e dalle Cooperative delle Oasi aderenti a Legacoop, che sostiene l’iniziativa, nato per difendere la biodiversità e i paesaggi agrari grazie ad un’agricoltura pulita e sostenere, attraverso la vendita diretta dei prodotti, la gestione delle Oasi e dei progetti di conservazione che si svolgono al loro interno. Il progetto è stato lanciato da Wwf e Legacoop con un evento speciale che si è tenuto ieri sera a Roma presso la Città del gusto, sede del Gambero Rosso.
Il Wwf ha colto l’occasione per segnalare come sia da tempo ampiamente riconosciuto il rapporto diretto tra agricoltura e conservazione della biodiversità, sia selvatica sia domestica. Il 92% del territorio europeo, infatti, è occupato da aree rurali e circa il 50% delle specie animali minacciate o in declino è in varia misura dipendente dagli ambienti agricoli. L’ultima relazione tecnica dell’Ue sullo stato di conservazione degli habitat nei paesi comunitari indica che quegli agricoli sono in uno stato di conservazione peggiore rispetto agli ambienti non agricoli (7% considerati favorevoli a fronte del 21% per gli altri habitat). In Italia circa il 42% del territorio nazionale è destinato ad attività agricole (Ispra, 2010) e una porzione di questo, circa il 21% della Sau (Superficie agricola utilizzata), conserva caratteri di alto valore naturalistico, in termini di biodiversità genetica, di specie e di paesaggio. L’Italia, insieme a Spagna, Grecia, Gran Bretagna del nord e Scandinavia, conserva un’alta percentuale di aree agricole di alto valore naturale.
Ma la domanda dei consumatori per i prodotti biologici, che dal 2000 al 2005 sono usciti dalla «nicchia» per entrare in un vero e proprio segmento di mercato, deve fare i conti con il sistema nazionale di aziende agricole (non solo «bio») che in 10 anni (dal 2000 al 2010) sono «crollate» del 27% soprattutto quelle con allevamenti, passate dal 37% al 18,5% del totale. In questo comparto il biologico per fortuna è in crescita: sebbene la quota di consumi in Italia oscilli ancora intorno all’1,5% (poca cosa rispetto alla media europea del 20-30%) gli operatori del settore sono passati dai 41.613 nel 2000 ai 48.509 del 2009 mentre gli ettari coltivati cereali, olivi, viti e pascoli «bio» sono oggi 1.106.684, oltre 500.000 ettari in più rispetto al 2000.
«Di fronte alla crisi dell’agricoltura il biologico collegato alla conservazione della natura deve rappresentare il futuro. La missione del progetto Terre dell’Oasi è innanzitutto difendere l’agricoltura e la conservazione della biodiversità, il paesaggio e lo sviluppo sostenibile – ha dichiarato Antonio Canu, Presidente di Wwf Oasi -. Un territorio coltivato biologicamente è un caleidoscopio di elementi: siepi, boschetti, papaveri e fiordalisi nei campi, allodole, zigoli e averle ma anche toporagni, arvicole, farfalle e cicale. E poi i benefici son immediati: falde acquifere che restano pulite, risparmio d’acqua, zero sostanze chimiche. In più vogliamo avvicinare la gente all’agricoltura pulita e di qualità, far riscoprire sapori naturali ma anche e soprattutto spingere ad essere consumatori responsabili e alleati nella salvaguardia del paesaggio agrario e della biodiversità. Un barattolo di miele o un pacco di pasta di Terre dell’Oasi non hanno quindi solo valori alimentari di qualità ma anche valori ambientali aggiunti e caratterizzanti che ne rappresentano, appunto, la differenza».
Il progetto Terre dell’Oasi coinvolge le Oasi del Wwf e anche quelle «affiliate», ovvero, aree gestite da privati secondo i criteri indicati dall’associazione, dove si produce agricoltura biologica e biodinamica. L’iniziativa prende origine dalla volontà di valorizzare al meglio le esperienze già attivate a livello locale e proiettando queste su scala nazionale. Attualmente sono tre le principali aree coinvolte nel progetto, ovvero, la Riserva regionale del Lago di Penne (Abruzzo), l’Oasi Wwf della Laguna di Orbetello (Toscana) dove si coltivano il grano duro e farro (20 ettari), e la Riserva naturale regionale del Bosco Wwf di Vanzago (Lombardia) ma il progetto mira ad espandersi su tutto il territorio nazionale sfruttando le potenzialità del sistema che oggi conta 100 aree.
Piccole produzioni sono infatti già attive in altre oasi come Valpredina in Lombardia e Monte Arcosu in Sardegna e Bosco San Silvestro in Campania e nei prossimi mesi saranno coinvolte altre Oasi a gestione diretta o affiliate. Ci sono accordi in corso con l’Oasi affiliata del Forteto della Luja-Piemonte dove si produrrà vino, la Riserva naturale di Torre Guaceto-Puglia per i pomodori, l’Oasi di Pian Sant’Angelo-Lazio per l’olio, la Riserva naturale delle Saline di Trapani per il sale ed altre ancora si aggiungeranno.
Ambiente, green-economy ma anche sociale: al progetto Terre dell’Oasi partecipa la Cooperativa Sociale Daphne di Anversa degli Abruzzi, che, in collaborazione con la Casa di Reclusione di Sulmona, ha avviato un progetto che vede coinvolti i detenuti nel realizzare una parte dei contenitori e delle strutture espositive dei prodotti.
I prodotti di Terre dell’Oasi sono già disponibili nei punti vendita delle oasi del Wwf ed è possibile richiederli agli indirizzi della Società (wwfoasi@wwfoasi.it e terredelloasi@cogecstre.com). Ma per potenziare il sostegno al progetto nelle prossime settimane prenderanno il via altri canali di distribuzione a partire dall’e-commerce, i circuiti dei negozi bio delle grandi città, a cominciare da Roma ed entro i primi mesi del nuovo anno anche in alcuni supermercati della grande distribuzione.
«È importante segnalare che Terre dell’Oasi è nato proprio in Abruzzo nel momento più drammatico per la regione colpita dal terremoto – ha dichiarato Fernando Di Fabrizio, Presidente della cooperativa Cogecstre -. Il progetto ha preso vita partendo dall’esperienza più riuscita di sviluppo e conservazione in un’Oasi del Wwf, la Riserva naturale di Penne in provincia di Pescara e come tale utile per essere un punto di riferimento e non solo all’interno delle aree protette dell’associazione. In quest’area operano alcune Cooperative impegnate nella gestione della Riserva, a cominciare dal gruppo fondatore, la Cogecstre, e in altre attività legate alla conservazione e allo sviluppo sostenibile. Terre dell’Oasi per ora riunisce complessivamente 8 cooperative tra cui altre abruzzesi e una toscana che opera nelle oasi Wwf della Maremma. Il sostegno della Legacoop nazionale mira a far replicare l’esperienza abruzzese in altre regioni italiane contribuendo così al progetto su scala nazionale.
«La collaborazione con il Wwf – ha sottolineato Giuliano Poletti, Presidente di Legacoop – ha il significato di un’integrazione fra due realtà che condividono l’impegno per la tutela e la valorizzazione dell’ambiente. Per le cooperative il rispetto dell’ambiente è un valore connaturato alla propria identità di imprese che si sviluppano in un rapporto di reciproco scambio con le comunità ed i territori in cui operano e che rappresentano un patrimonio economico e sociale che passa di generazione in generazione. Siamo inoltre convinti che l’ambiente costituisca un’importante opportunità per lo sviluppo del territorio e la creazione di nuova occupazione. Questa convinzione anima la collaborazione con Wwf e sta anche alla base del nostro progetto delle “comunità cooperative” che intende dare sostegno alle persone che vivono in realtà territoriali isolate e vogliono contrastarne il degrado e l’abbandono».
(Fonte Wwf)