Il commissario europeo Poto?nik ha deciso di deferire l’Italia per non aver rispettato le norme Ue relative ai limiti di PM10 in atmosfera. l’Italia rischia pesanti multe giornaliere proporzionali alla durata dello stato di inadempienza. Ancora una volta il Governo è assente su importanti tematiche riguardanti la qualità della vita stessa
Janez Poto?nik, commissario europeo dell’ambiente, ha deciso di ricorrere alla Corte di giustizia contro Italia, Cipro, Portogallo e Spagna per non aver rispettato le norme Ue relative ai limiti di PM10 in atmosfera. La Commissione ha comunicato che i quattro Stati «non hanno ancora affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive per l’inquinante atmosferico particolato fine, o PM10».
L’Italia dovrà rispondere sulle violazioni alla mancata motivazione delle deroghe, richieste per diverse zone del Paese, al rispetto dei limiti di concentrazione del particolato PM10 nell’atmosfera, fissati dalla direttiva 2008/50/CE. Se non si adeguerà, l’Italia rischia pesanti multe giornaliere proporzionali alla durata dello stato di inadempienza.
La direttiva 2008/50/CE relativa «alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa» e recepita in Italia con il D. lgs. 155/2010 (in vigore dal 30 settembre), unisce tutte le direttive (96/62/CE, 99/30/CE, 00/69/CE, 02/3/CE) e la decisione 97/101/CE in un unico quadro normativo nel quale si stabilisce una revisione della legislazione ambientale europea in materia di qualità dell’aria mirando alla riduzione dell’inquinamento e degli effetti nocivi sulla salute umana, e a migliorare: le attività di monitoraggio, la valutazione della qualità dell’aria e l’informazione del pubblico sui rischi legati a tale inquinamento.
La direttiva 99/30 ha imposto a tutti gli Stati membri di conformarsi entro il 2005 ad una concentrazione quotidiana di valori limite per l’esposizione dei cittadini di 50 ?g/m3 non superabile oltre 35 volte in un anno di calendario e ad una concentrazione annua di PM10 non superiore a 40 ?g/m3 con un’ulteriore diminuzione nel 2010 a 20 ?g/m3.
Con l’entrata in vigore della normativa 1999/30 in Italia, i valori limite per il PM10 non sono stati rispettati. Con la nuova direttiva 2008/50/CE è stato possibile chiedere una proroga fino al 2011. Tale esenzione però prevede, da parte dello Stato membro che ne fa richiesta, l’attuazione di un piano strategico per migliorare la qualità dell’aria delle aree in esame e l’adeguamento agli standard previsti dalla legislazione.
L’Italia, come anche Portogallo, Spagna e Cipro hanno chiesto una proroga. Nel 2009 l’Italia è stata richiamata dall’Unione europea per la prima volta, per il non adempimento delle norme legislative in vigore a livello europeo. Un ultimo richiamo lo ha avuto solo sei mesi fa e in questi giorni la Commissione europea ha deciso di ricorrere alla Corte di giustizia europea contro l’Italia per mancanza sia di un piano per la qualità dell’aria e sia per non aver dimostrato di usare misure strategiche per il rispetto dei limiti di PM10. Stessa soluzione per Cipro, Spagna e Portogallo.
Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, ha commentato così la decisione presa dall’Ue: «Nonostante i ripetuti allarmi e le annuali segnalazioni di Legambiente sull’emergenza polveri, il Governo italiano si è ben guardato dall’agire con un piano nazionale di interventi concreti mirati al miglioramento della viabilità generale e del trasporto pubblico in particolare. Ora pagheremo due volte. Con i nostri polmoni e con il nostro portafoglio. La multa europea sarà, infatti, ben superiore al risparmio previsto dai tagli indiscriminati di Tremonti all’ambiente e alle politiche di disinquinamento e ci toccherà pagare con le nostre tasche».
Il superamento dei valori limite del PM10 è un problema che riguarda tutti e che dovrebbe preoccupare tutti e in primo piano il Governo. Livelli elevati di PM10 causano problemi cardiovascolari, infiammazioni polmonari fino a casi di cancro. Un caso limite di inadempimento dei doveri di uno Stato nella salvaguardia della salute umana è rappresentato dall’abrogazione del decreto legislativo 152/2007 relativo al divieto di superamento di un nanogrammo al metro cubo di Benzo(a)pirene nell’aria, derogando il tutto al 2013. Il benzo(a)pirene è una sostanza dichiarata dalla Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) come cancerogena per l’uomo, e soprattutto per il feto in quanto va a modificare il Dna in formazione.
Ancora una volta il Governo italiano si sta direzionando verso interessi prettamente economici sottovalutando la questione della qualità dell’aria e quindi della salvaguardia della salute dell’uomo e non solo, condizionando drasticamente la qualità della vita di tutti gli esseri viventi.