Nucleare sì o no, opposte tesi a Bari

666
Tempo di lettura: 3 minuti

Si sono confrontati il prof. Franca Battaglia, docente all’Università di Modena, il prof. Luigi Paganetto, già presidente Enea e docente all’Università Tor Vergata di Roma, l’ingegner Domenico Di Paola, amministratore delegato di Aeroporti di Puglia

Di convenienza economica del nucleare si è parlato a Bari ieri sera presso Santa Teresa dei Maschi, dove si sono confrontati il prof. Franca Battaglia, docente all’Università di Modena, il prof. Luigi Paganetto, già presidente Enea e docente all’Università Tor Vergata di Roma, l’ingegner Domenico Di Paola, amministratore delegato di Aeroporti di Puglia. L’incontro organizzato dall’associazione Ambiente Puglia è stato coordinato da Giovanni Valentini, giornalista de «La Repubblica».

Al centro della discussione la convenienza o meno, in termini economici, di investire e realizzare oggi centrali nucleari in Italia. Le posizioni espresse dai relatori, per quanto autorevoli e fondate su dati certi, hanno comunque alimentato la spaccatura tutta italiana tra «guelfi e ghibellini», come rileva Giovanni Valentini.

Il prof. Paganetto, nuclearista convertito, asserisce la non convenienza oggi di costruire centrali nucleari in Italia, per diversi motivi, tra i quali la non convenienza per i privati (soltanto in due casi al mondo attualmente gli investitori sono privati) di imbarcarsi in una avventura imprenditoriale incerta, com’è quella della produzione e vendita di energia da nucleare, a causa dei costi di costruzione dell’impianto e soprattutto dei costi di sistema molto alti.

Dunque gli alti costi, secondo il prof. Paganetto, pongono l’investimento impraticabile a patto che di centrali se ne costruiscano un numero rilevante (si parla di venti, almeno) tale da costituire un sistema energetico basato sulla produzione di energia elettrica da nucleare.

La posizione del prof. Battaglia è salda sul fronte pro nucleare, egli edifica la sua tesi sulla necessità di costruire centrali nucleari per produrre l’energia elettrica di cui il Paese ha bisogno, soppiantando gli impianti di produzione di energia elettrica da gas, che risultano costosi e di cui l’Italia, pare sia, uno dei pochi Paesi al mondo a produrre energia elettrica in grande quantità utilizzando come materia prima il gas (si è parlato di 55% della produzione totale).

Il prof. Battaglia prova, inoltre, a sfatare quello che per molti è il sogno, che specie in Puglia va realizzandosi, delle rinnovabili, portando all’attenzione della platea numeri che danno l’idea della scarsa incidenza delle rinnovabili (fotovoltaico ed eolico) sulla produzione totale di energia elettrica. Oltretutto i costi di installazione degli impianti fotovoltaici o eolici sono notevolmente superiori rispetto ai costi di costruzione di una centrale nucleare, che ha, peraltro, la peculiarità di produrre energia sempre, senza interruzioni dovute agli agenti atmosferici.

L’ingegner Di Paola fa un ragionamento improntato sulla convenienza commerciale di costruire centrali nucleari in Puglia, che negli ultimi anni ha investito non poche risorse sulla promozione del turismo. Dunque l’ad di Aeroporti di Puglia, presupponendo che chi governa deciderà a prescindere dall’esito delle discussioni più o meno scientifiche che si promuovono in tutta Italia, è convinto che un Paese deve darsi una «missione» e su questa ragionare di conseguenza. Se la prospettiva è quella di investire nel turismo che si investa, se la prospettiva è di investire nella produzione di energia elettrica da nucleare che si investa nella costruzione delle centrali.

Queste decisioni comportano investimenti che andrebbero in due direzioni opposte, ma entrambe, conclude l’ingegner Di Paola, «degne poiché porterebbero alla creazione di posti di lavoro e quindi di sviluppo del territorio».

Quindi ai governi l’ardua scelta di investire sul futuro del Paese, valutando con ponderazione i pro e i contro, che non riguardano soltanto la convenienza economica, di cui gli illustri relatori hanno parlato, ma anche l’opportunità di preservare l’ambiente (non si è fatto nessun cenno alle scorie) e la salute dei cittadini (qualcuno parla anche di incidenza di malattie gravi nei pressi di centrali).