Il 73% degli italiani preferisce la sportina riutilizzabile

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Iniziative in tutta Italia per il week-end con «Ridurre si può», la campagna di Legambiente per promuovere buone pratiche di riduzione dei rifiuti. Il 16,2% sceglie il sacchetto in bioplastica, il 10,4% adotterà la busta di carta

Il 73% degli italiani sceglierà la sportina riutilizzabile in alternativa alla busta di plastica, messa al bando a partire da gennaio 2011. È questo il risultato degli exit pool di «Vota il sacco» il simbolico referendum effettuato da Legambiente davanti ai supermercati della grande distribuzione per chiedere ai consumatori cosa utilizzeranno al posto della plastic bag, in disuso a partire dal prossimo anno.

L’iniziativa nell’ambito di «Ridurre si può», la campagna di Legambiente per la Settimana europea dei rifiuti (di cui l’associazione è promotrice) ha raccolto 19.723 voti in 98 «seggi» nelle piazze e nei supermarket di 80 comuni italiani. Il risultato delle urne elettorali ha visto il 73,4% dei cittadini preferire la borsa riutilizzabile, mentre il 16,2% sceglierebbe il sacchetto in bioplastica ed infine il 10,4% adotterà la busta di carta.

Ma il weekend di «Ridurre si può» la campagna del Cigno Verde per sensibilizzare e informare sugli innumerevoli sprechi da evitare nella produzione dei beni e negli acquisti è stato caratterizzato da tantissime iniziative dedicate alla riduzione dei rifiuti in tutta Italia. Stand informativi, laboratori didattici, animazione per i bambini, mercatini del riuso, convegni, documentari hanno animato infatti moltissime piazze lungo lo Stivale.

«Secondo le dichiarazioni del Governo, a partire da gennaio 2011, la vecchia busta di plastica dovrebbe essere definitivamente dismessa – ha dichiarato Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente -. Eppure a distanza di un mese, mancano ancora i decreti attuativi per completare l’iter di legge in realtà e predisporre effettivamente le modalità con cui dovrebbero orientarsi i produttori, la grande distribuzione e i consumatori stessi. La battaglia contro gli imballaggi inutili, infatti, passa anche per la messa al bando dei sacchetti tradizionali, che inquinano e uccidono, secondo l’Unep, 100.000 mammiferi marini ogni anno. È per questo che nel corso del weekend abbiamo raccolto migliaia di firme con la petizione “Stop ai sacchetti di plastica” con cui richiedere al Governo l’effettivo stop ai sacchetti».

Sono già infatti centomila le firme raccolte in due mesi a partire dalle giornate di volontariato di Puliamo il Mondo, quando i cittadini volontari hanno potuto raccogliere i sacchetti dispersi nei giardini e nei prati, impigliati lungo le sponde dei fiumi, coperti dal sottobosco, spiaggiati sulle rive del mare.

Quali alternative dunque dopo la plastic bag? Mettendo a confronto le alternative possibili alla vecchia busta di plastica, l’ipotesi più conveniente a livello economico e ambientale è il sacchetto riutilizzabile. I sacchetti di carta e di plastica biodegradabile, invece, sono valide principalmente come soluzione d’emergenza, ma non come alternativa monouso, anche se tuttavia sono preferibili alla plastica. I sacchetti in bioplastica, infatti, sono riutilizzabili e sono utili per tutte le frazioni di rifiuti differenziati (esclusa la plastica), compreso l’umido compostabile e se dispersi nell’ambiente si degradano naturalmente. Il sacchetto di carta, invece, si può usare parzialmente per riciclare la carta e il cartone e, occasionalmente, per l’umido riciclabile e il trasporto di beni. Sono senz’altro riciclabili e a loro volta di carta parzialmente riciclata.

«Siamo entusiasti di collaborare con Legambiente in un’iniziativa a carattere nazionale che condividiamo incondizionatamente – dichiara Sergio Lupi, fondatore e Presidente di Revolution Gruppo Sistemi 2000 -. D’altra parte, l’obiettivo di questa campagna è lo stesso che guida la nostra azienda sin da quando abbiamo deciso di convertire il ciclo produttivo ai materiali da riciclo e alla riduzione dell’impatto ambientale, ossia sensibilizzare sia i consumatori sia la distribuzione sulla necessità di adottare comportamenti consapevoli, responsabili e sostenibili».

Ma la rivoluzione degli stop ai sacchetti di plastica è già in corso nel nostro Paese. Se l’invasione attuale delle plastic bags è iniziata proprio dalla grande distribuzione, sono i supermercati ad aver iniziato la loro dismissione, facendo pagare la shopper, i 4/5 centesimi di euro. Sono poi già numerosi i negozi e i magazzini che hanno già sostituito, parzialmente o totalmente i sacchetti di plastica «non biodegradabile» con borse della spesa riutilizzabili, sacche in iuta «equo e solidale», oppure sacchetti di carta o plastica di origine vegetale.

Non sono da meno i comuni che hanno già adottato l’ordinanza per bandire i sacchetti dal proprio territorio o per ridurne l’utilizzo indiscriminato. Secondo un’indagine di Legambiente sono più di un centinaio i comuni che hanno dato avvio a iniziative per l’eliminazione delle shopper o emanato ordinanze, mentre 250 hanno affermato di averne l’intenzione. A fare la parte del leone tra le grandi città c’è Torino che ha già deciso e votato all’unanimità il divieto di distribuzione degli shopper a canottiera, sia a titolo oneroso che gratuito. Ma la partita è aperta: i produttori di sacchetti sono ricorsi al tribunale contro la decisione e Legambiente ha deciso di costituirsi al fianco del Comune.

È possibile esprimere il proprio voto con «Vota il sacco» anche tramite il sito www.legambiente.it.

(Fonte Legambiente)