Un progetto per capire la provenienza del PM10

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Domani ci sarà la presentazione dei risultati finali di un progetto strategico, il Simpa, che nei tre anni di ricerca ha cercato di comprendere la provenienza delle particelle inquinanti in atmosfera creando un sistema integrato di misure al suolo e misure da satellite su vaste aree, grazie alla collaborazione università-industria

Domani alle 10,30, nell’ambito della Fiera dell’Innovazione, presso il padiglione 10, sala 7 della Fiera del Levante a Bari, verranno presentati i risultati di un importante progetto strategico, il Simpa (Sistema integrato per il monitoraggio del particolato atmosferico). Alla conferenza stampa interverranno il Gianluigi de Gennaro (responsabile scientifico del progetto), Loredana Capone (assessore allo Sviluppo economico della regione Puglia), Corrado Petrocelli (rettore dell’Università degli Studi di Bari), Luigi Campanella (presidente della Sci-Società chimica italiana), Franco Prodi (presidente della Ias-Società italiana di aerosol), Giorgio Assennato (direttore generale di Arpa Puglia).

La necessità di tale progetto è nata per le sempre maggiori ripercussioni che tale inquinante ha sulla salute umana, principalmente, ma non solo, a causa dell’intensificarsi delle attività antropiche legate alla produzione ed al consumo dell’energia generata da processi di combustione che negli ultimi decenni ha provocato un continuo incremento delle emissioni nell’aria di sostanze inquinanti.

L’inquinante su cui si è concentrata tale ricerca è stato il PM10 (il particolato atmosferico fine) ritenuto quello a maggiore impatto ambientale nelle aree urbane ed è perciò oggetto di politiche di intervento atte al contenimento della sua concentrazione in atmosfera. La pericolosità di questo inquinante è correlata alla variabilità della sua composizione chimica, in particolar modo per quella che caratterizza la frazione più fine del PM poiché quest’ultima è in grado di raggiungere le vie aeree più profonde e di determinare effetti negativi sulla salute.

Obiettivo del progetto Simpa è stato quello di sviluppare un sistema integrato per il monitoraggio del particolato atmosferico su vaste aree per comprendere la provenienza di tali particelle inquinanti in atmosfera. La chiave di successo del progetto è stata la stretta collaborazione tra Università, Industria e Politiche pubbliche.

La ricerca è stata coordinata dal dipartimento di Chimica dell’Università di Bari e ha coinvolto due unità di ricerca, una del dipartimento di Chimica dell’Università di Bari e l’altra del dipartimento di Fisica dell’Università del Salento. Essa è stata cofinanziata dalla Regione Puglia nell’ambito dell’accordo di programma quadro in materia di ricerca scientifica (triennio 2007-2010), e ha visto la partecipazione del mondo scientifico e delle aziende private per lo sviluppo e l’ottimizzazione di tecnologie per la comprensione dei fenomeni di inquinamento caratterizzati dal PM. Le strumentazioni sono state messe a disposizione di un’azienda che si occupa dello sviluppo di strumentazione per il rilevamento e la misura dell’inquinamento atmosferico e LenviroS srl, una società spin off dell’Università di Bari che fornisce servizi ambientali ad alto contenuto scientifico.

È stato possibile, quindi, da un lato sviluppare le potenzialità delle tecnologie messe a disposizione dal mondo dell’industria nel campo del monitoraggio ambientale e dall’altro utilizzare le stesse per portare un contributo importante alla conoscenza dei fenomeni che avvengono in atmosfera.

Inoltre, le competenze di dominio espresse dai partner scientifici del progetto (Università di Bari, Università del Salento) hanno permesso di ottimizzare i risultati ottenuti dalla strumentazione in campo grazie all’utilizzo sinergico di altri sistemi di conoscenza.

In particolare, l’integrazione delle misure al suolo (contatori ottici di particelle, misuratori bicanali di massa, PBL mixing monitor) con quelle effettuate da satellite e le informazioni ottenibili dai modelli hanno consentito di differenziare il contributo delle emissioni locali al particolato misurato da quello derivante dal trasporto transfrontaliero, sia esso di origine naturale (African dust) che antropogenica.

Infine, la caratterizzazione chimica condotta in laboratorio sui filtri di particolato raccolto, utile a determinare la componente organica carboniosa, il contenuto in metalli e in Idrocarburi Policiclici Aromatici, ha consentito di completare il quadro conoscitivo precorrendo i tempi di un approccio analitico ora sancito dalla normativa comunitaria. Tale approccio intensivo è stato applicato per la prima volta nell’area del Mediterraneo ed ha fornito importanti informazioni sulla tipicità di queste particelle rispetto a quelle presenti nelle altre aree del nostro continente.

La conoscenza delle sorgenti che determinano le concentrazioni del PM10 in atmosfera può essere importante quando si deve valutare la conformità di queste ai valori limite fissati dalla legge. Infatti, le Direttive comunitarie (2008/50/Ce) e la legislazione nazionale (D. Lgs. 155/2010) in materia di qualità dell’aria sanciscono la possibilità di «sottrarre» i contributi al PM10 imputabili alle fonti naturali.

Le peculiarità del territorio, gli aspetti meteorologici, le dinamiche di formazione e trasporto delle particelle in atmosfera, differenti fra Nord e Sud dell’Italia, rendono la «sottrazione» del contributo naturale, particolarmente importante per le regioni meridionali del Paese, come dimostrato dai numerosi eventi di carattere transfrontaliero di origine sahariana che si concentrano in quest’area. (S. P.)