L’agricoltura erode l’Amazzonia

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La Rondônia è divenuta la frontiera agricola brasiliana e sinonimo di deforestazione. Due terzi della sua superficie era coperta di foreste ma circa tre quinti dello stato sono stati deforestasti per fare posto all’allevamento di bestiame, cresciuto a 12 milioni di capi

La Rondônia è lo stato brasiliano collocato all’estremo nord-ovest del paese, confinante con gli stati di Acre, Amazonas, Mato Grosso, e con la frontiera boliviana. Negli ultimi anni, la Rondônia è divenuta la frontiera agricola dell’Amazzonia brasiliana, e sinonimo di deforestazione. Due terzi della superficie della Rondônia era coperta di foreste ma circa tre quinti dello stato sono stati deforestasti per fare posto all’allevamento di bestiame, cresciuto a 12 milioni di capi. La deforestazione, iniziata nel 1970, ha continuato a crescere fino ad oggi, malgrado la maggioranza dei cittadini della Rondônia viva presso le aree urbane.

Il nuovo arrivato in Rondônia è l’industrializzazione, giunta assieme alla costruzione di due dighe idroelettriche e alle grandi vie di comunicazione – strade, ferrovie e canali navigabili – che ne farà uno snodo del collegamento interoceanico terra tra l’Atlantico e il Pacifico.

La Indústria Metalúrgica e Mecânica da Amazônia, una joint venture tra la francese Alstom e la brasiliana Bardella, si appresta a inaugurare uno stabilimento nella capitale della Rondônia, Porto Velho, per l’avvio di progetti idroelettrici sui fiumi della giungla amazzonica, nello stato e nel resto del Brasile, così come in Bolivia e Perù, malgrado le proteste da parte di ambientalisti, i gruppi indigeni e comunità rivierasche.

Intanto Votorantim, uno dei più grandi gruppi industriali del Brasile, già dal 2009 ha aperto una fabbrica di cemento a Porto Velho, per soddisfare la domanda della costruzione delle dighe idroelettrica in costruzione di Antonio Santo e Jirau, sul fiume Madeira, uno dei principali affluenti del Rio delle Amazzoni.

(Fonte Salva le Foreste)