Più pesci e meno pesca

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È il senso della campagna di Greenpeace che ha promosso una manifestazione nel cuore politico dell’Unione europea. Va rivista entro il 2012 la Politica Comune della Pesca

Questa mattina un enorme modello di peschereccio è stato montato dagli attivisti di Greenpeace nel cuore di Bruxelles. Sulle fiancate messaggi in diverse lingue chiedono all’Ue di porre fine al saccheggio dei nostri mari: «Europa: più pesci e meno pesca». Mentre all’interno dell’edificio del Consiglio europeo i Ministri per la pesca dell’Ue stanno negoziando le quote per il 2011, decine di attivisti hanno cominciato a smantellare l’elica e il timone del peschereccio per mostrare ai governi come salvare gli oceani.

«Alcuni pescherecci della flotta europea possono arrivare a misurare oltre 100 metri di lunghezza e annientare un ecosistema con una sola calata di pesca – sostiene Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia in azione a Bruxelles -. Invece di eliminare gli ultimi pesci rimasti, è ora che i nostri Ministri eliminino subito i pescherecci responsabili della distruzione dei nostri mari e pongano fine alla pesca eccessiva».

Fino a oggi l’Unione europea ha drammaticamente fallito nel gestire le attività di pesca. Per troppo tempo i nostri politici hanno favorito gli interessi di un sistema distruttivo che ha portato al collasso gli ecosistemi e gli stock ittici.

Il novanta per cento degli stock europei per i quali si hanno dati attendibili, è infatti ormai sovrasfruttato, ed è alla luce di questi bei risultati che l’Europa deve rivedere entro il 2012 la propria Politica Comune della Pesca. È chiaro che la riforma in corso dovrà puntare al recupero delle risorse ittiche e assicurare un buono stato di salute a tutto l’ecosistema marino. Solo così, sarà possibile garantire un futuro certo alla pesca e a tutti coloro che da essa dipendono. La ricerca scientifica ci conferma che gestendo meglio le nostre risorse domani potremmo pescare di più, distruggendo di meno.

«Mentre le flotte diventano sempre più efficienti e industrializzate i posti di lavoro diminuiscono, e con essi i pesci nei nostri mari. La nuova Politica Comune della Pesca – conclude Monti – dovrebbe far pescare meglio, con sistemi più selettivi e non distruttivi e avviare piani per una temporanea riduzione delle catture mirati alla riabilitazione degli stock».

Per questo Greenpeace chiede ai ministri dell’Unione europea di bandire le attività di pesca da aree chiave per la riproduzione degli stock. Per salvare i mari e le loro risorse è necessario tutelare il quaranta per cento degli oceani con riserve marine, aree di particolare rilevanza biologica in cui sia vietata ogni forma di prelievo o di contaminazione.

(Fonte Greenpeace)