Nucleare e campagne d’«informazione»

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Gli italiani si erano già espressi, nel lontano 1987, contro l’atomo e il responso delle urne era stato di assoluta maggioranza. Ora, la Corte Costituzionale dice sì al referendum sul nucleare che punta ad abrogare la norma per la «realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare»

La Corte Costituzionale, come è noto, ha detto sì al referendum proposto dall’Italia dei Valori sul nucleare che punta ad abrogare parte della legge 6 agosto 2008 n. 133 che affida al Governo la definizione della strategia energetica nazionale comprendente il rilancio del nucleare, di alcuni articoli della legge 99/2009 e del conseguente decreto 31/2010. Si tratta, in breve, di un quesito molto articolato per abrogare la norma per la «realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare».

Ma guardiamo in che contesto si è andato ad inserire il sì al referendum sul nucleare.

Già da un po’ di tempo in televisione gira lo spot del forum nucleare italiano, un’intensa campagna pubblicitaria che cerca di indurre nelle teste degli italiani l’idea che sia ora di ritornare al nucleare. Gli italiani si erano già espressi, nel lontano 1987, contro l’atomo e il responso delle urne in quell’occasione era stato di assoluta maggioranza. Oggi si cerca di far credere che il contesto sia cambiato e che i ricordi connessi ai disastri derivanti dallo sfruttamento di questa energia siano lontani. Bene, il contesto non è cambiato rispetto a 24 anni fa, anzi, semmai è peggiorato globalmente rispetto alla scelta atomica; la tecnologia è ferma al lavoro di Fermi degli anni Quaranta, credere nell’esistenza di impianti di quarta generazione è sostanzialmente da sciocchi; i miglioramenti fatti negli anni sul funzionamento degli impianti non hanno impedito il verificarsi di incidenti molto gravi sparsi nel Mondo, questi sono i dati reali da considerare e da utilizzare nelle campagne di informazione obiettiva. L’Italia dipende dai combustibili fossili, questo è vero, ma l’uranio non eviterebbe questa dipendenza, non ne abbiamo nel sottosuolo e inoltre stime sulle riserve a livello internazionale aiutano a pensare che i giacimenti presenti bastino, forse e senza costruzione di altri impianti, per ancora mezzo secolo e questo a fronte di investimenti ingentissimi per la costruzione delle centrali. Ma passiamo ad analizzare quella che rappresenta la problematica da tutti dibattuta, lo smantellamento e l’inertizzazione delle centrali e delle scorie derivanti; non esiste al Mondo un sito definito e individuato per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi.

In definitiva, il ricorso al nucleare è una scelta di grossi gruppi industriali, che non tiene in nessun modo conto dell’ambiente e delle esigenze dei cittadini. Efficienza energetica nella produzione e negli usi finali dell’energia, migliore coibentazione dei palazzi, annullamento degli sprechi, risparmio energetico, energia da fonti rinnovabili, questi sono i principi da incoraggiare oggi. E la scelta passa ora agli italiani, che sono chiamati in prima persona a decidere se permettere un risorgimente atomico nazionale oppure puntare alla salvaguardia dell’ambiente e di se stessi. D’obbligo in questo scenario è un’informazione reale, veritiera e oggettiva che non miri ad orientare passivamente le masse ma a formarle e, conseguentemente, a farle rispondere in maniera matura e critica.