«Monnezza e democrazia», tecnica e sociologia per la risoluzione di problemi

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La nostra è una società di consumo privato crescente e illimitato dove gestire tutto quello che non serve più diventa un problema serio che non finisce con il buttar via un sacchetto dell’immondizia

Si è svolto nell’accogliente sala Turtur a Molfetta, il primo dei due incontri in programma organizzati dal circolo Legambiente e il Presidio del libro di Molfetta, con il patrocinio della città di Molfetta e della regione Puglia, assessorato al Mediterraneo. L’incontro aveva come titolo «Monnezza e democrazia» e ha visto intervenire all’appuntamento l’assessore al Territorio della regione Puglia, Angela Barbanente e l’autore di «Politica e Rifiuti», Dario Minervini, presentati dal presidente del circolo Legambiente di Molfetta, Antonello Mastantuoni.

E dopo queste premesse di rito, torniamo all’argomento perno della serata, la presentazione del libro dal titolo così apparentemente controverso ma che poi in sé racchiude concetti fortemente dipendenti. E sì, perché quello che ascoltiamo in televisione o leggiamo sui giornali, è un problema che coinvolge tutti; di che stiamo parlando? Di loro, i nostri rifiuti che quotidianamente produciamo ovunque. Il rifiuto non è altro che quel bene che a seguito di un normale utilizzo da parte di chi lo acquista, perde la sua menzione di materia, economicamente produttiva, e ne acquista un’altra, quella di rifiuto, problema da gestire. E il problema dei rifiuti non è solo di poche regioni circoscritte, i rifiuti non ingombrano solo le strade campane, bensì è un problema di tutte quelle realtà che vedono aumentare vertiginosamente la mole di rifiuto facilmente prodotto e si trovano applicativamente a non saper come far fronte a questa domanda in continua crescita. La nostra è una società di consumo privato crescente e illimitato dove gestire tutto quello che non serve più diventa un problema serio che non finisce con il buttar via un sacchetto dell’immondizia ma che impone un comportamento più responsabile dei vari produttori di rifiuto; necessaria è la presa in carico di scelte democraticamente condivise.

A questo primo incontro seguirà la presentazione di un altro libro «L’ultimo chiuda la discarica», che già dal nome bene fa percepire la convergenza delle tematiche, riprende il dibattito già avviato con il Presidio del libro, quando nel 2009 si parlò di democrazia del governo, nel corso della presentazione di un altro volume. Questa volta anche se sempre di democrazia si continua a parlare, la stessa è legata all’argomento rifiuti. Il libro di Dario Minervini, come da lui stesso spiegato, permette di riflettere sugli spazi concessi ai cittadini per partecipare ai processi di definizione delle politiche sui rifiuti.

Difatti, prendendo spunto dalla vicenda narrata nel libro, relativa alla costruzione del termovalorizzatore, Fenice di San Nicola di Melfi in Basilicata, il dibattito è risultato incentrato sulle modalità formali ed informali attraverso cui i cittadini hanno cercato di influenzare dal basso le decisioni politiche in un settore, quello dello smaltimento dei rifiuti, sempre più al centro dell’attenzione dei media e dell’opinione pubblica. Lo scritto segue tutto l’iter autorizzativo dell’impianto e la sua finale, anche se dibattuta, messa in funzione, e il tutto in uno scenario, quello lucano, dove non si pensava si potesse avere un’attenzione così pregnante per le problematiche ambientali. Temporaneamente la vicenda è durata undici anni e per ben sette di questi gli enti locali, il Davide della situazione, hanno bloccato Golia, la multinazionale Edf-Fenice SpA. L’inceneritore e/o termovalorizzatore Edf-Fenice SpA è uno dei più grandi impianti d’Europa per smaltimento di rifiuti industriali ed assorbe la quasi totalità di scorie prodotte dal settore automobilistico italiano. Una costola, in definitiva, dello stabilimento Fiat, disposto su circa 85.700 metri quadrati di terreno. I rifiuti solidi assimilati agli urbani trattati sono circa 30.000 tonnellate annue e 35.000 tonnellate annue dichiarate di rifiuti industriali. L’impianto risulta accompagnato da una carta d’identità costruita negli anni tra deroghe, ricorsi al Tar, al consiglio di Stato e che ha visto da ultimo, anche, la denuncia di un allarmante inquinamento in falda ad opera di sostanze altamente nocive per la salute, con concentrazioni oltre i limiti consentiti.

Si è discusso, dunque, di come la volontà di partecipazione trovi la sua collocazione in un complesso sistema amministrativo nel quale si confrontano attori eterogenei portatori di interessi specifici, in alcuni casi poco conciliabili con la tutela ambientale e con i vincoli previsti a livello normativo. E da un’analisi dettagliata dell’autore del libro, l’impianto Edf-Fenice SpA non risulta aver tanto barato dal punto di vista della qualità dell’ambiente affidata alle popolazioni locali, ovviamente il tutto è in continua evoluzione e in fase di monitoraggio costante, bensì risulta aver bleffato sulla democrazia, ha tolto, cioè, la responsabilità al territorio di autogestirsi e quindi di aver chiara la definizione degli attori nella filiera di gestione del rifiuto da loro stessi prodotto. Sociologia e tecnica per la risoluzione di problemi, la tecnica non deve essere vista come qualcosa che la popolazione subisce passivamente bensì come una scelta responsabile e consapevole da difendere per un benestare comune. Ad esempio, la raccolta differenziata è un processo che tutti noi abbiamo negli anni assimilato ma che non funzione ancora, perché? Bene la risposta è semplice, è un simbolo, un qualcosa che si fa per sentirci in armonia con il nostro io rispettoso dell’ambiente circostante ma che da noi stessi non è vista come una soluzione del problema. Quello che serve è una partecipazione attiva e consapevole volta a comprendere le scelte di gestione e questo risulta necessario per definire un posto e quindi un preciso compito da affidare al singolo, sia questo cittadino, associazione ambientalista, istituzione, ecc. In definitiva, per poter ottenere risultati condivisi, necessario è rendere partecipi tutti delle  proposte di volta in volta vagliate, entrando nelle case e facendo toccare con mano, anche a chi non è tecnico, come azioni quotidiane sostenibili possano realmente e diffusamente migliore la vita.

Questi alcuni degli spunti di riflessione dell’incontro; ampiamente si è parlato anche dell’art. 41 della costituzione e quindi della possibilità, sempre più reale, di difesa del diritto individuale a scapito della tutela dei diritti collettivi, e di altro ancora.

Il secondo incontro, venerdì 11 febbraio, sempre presso la sala Turtur, vedrà la presentazione del volume di Pietro Santamaria, «L’ultimo chiuda la discarica».