Contraddetta la versione ufficiale delle autorità internazionali che in materia di effetti ecologici dell’incidente sostengono che la radiazione abbia avuto esclusivamente l’effetto di creare una riserva naturale, senza subire effetti negativi
Sulla rivista «PLoS One» è stato pubblicato un articolo in cui si evidenzia che gli uccelli che vivono in zone ad elevata contaminazione radioattiva quale l’area di Chernobyl hanno un encefalo ridotto rispetto a conspecifici provenienti da aree di controllo.
«PLoS One» è una rivista «open-access» e l’articolo ha già ricevuto una certa risonanza, specialmente sui media anglosassoni, come la BBC.
La versione ufficiale delle autorità internazionali (quali Onu e Iaea) in materia di effetti ecologici dell’incidente di Chernobyl rimane quella che la radiazione abbia avuto esclusivamente l’insperato effetto di creare una sorta di riserva naturale, dove gli animali proliferano grazie alla mancata presenza dell’uomo, senza subire effetti negativi. Questa opinione, tuttavia, appare non solo sempre più infondata, dato il suo carattere aneddotico e la mancanza di dati quantitativi a suffragio, ma anche fondamentalmente sbagliata.
Lo studio è stato condotto da Anders Pape Møller(Laboratoire d’Ecologie, Systématique et Evolution, CNRS UMR 8079, Université Paris-Sud, Orsay, France), Andea Bonisoli-Alquati (Norwegian Radiation Protection Authority, NRPA, Department of Environmental Radioactivity, The Polar Environmental Center, Tromsø, Norway), Geir Rudolfsen(Department of Biological Sciences, University of South Carolina, Columbia, South Carolina, United States of America), Timothy A. Mousseau(Norwegian Radiation Protection Authority, NRPA, Department of Environmental Radioactivity, The Polar Environmental Center, Tromsø, Norway).
Quest’anno ricorre il 25esimo anniversario dell’incidente, e forse sarebbe il caso di fare una seria indagine scientifica al di fuori da politiche e propaganda.