Dopo «La ragazza del lago» Molaioli torna dietro la macchina da presa per «Il gioiellino», film sul crac Parmalat con Toni Servillo e Remo Girone
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Ancora una vicenda tutta italiana e, soprattutto, realmente accaduta, sul grande schermo. Dopo «Vallanzasca – Gli angeli del male» di Michele Placido, che racconta la parabola del pluriomicida Renato Vallanzasca Costantini, il cinema italiano propone «Il gioiellino». Lungometraggio che, in tempo di crisi, fa luce sul crac Parmalat del 2003, probabilmente uno dei primi sintomi di quello che sarebbe accaduto nel mondo della new economy di lì a poco. La firma è di Molaioli, 42enne regista italiano abile nell’indagare nel dietro le quinte delle cronache con l’obiettivo di scovare le logiche che scatenano le azioni umane.
Nel film la Parmalat diventa Leda (Latte E Derivati Alimentari), un piccolo caseificio a conduzione familiare fondato negli anni 60 da Amanzio Rastelli (il reale Calisto Tanzi, interpretato da Remo Girone). Nel giro di trent’anni, la piccola impresa familiare si trasforma in una grande azienda europea, ramificata nei cinque continenti, in continua espansione e quotata in borsa. Alla guida, insieme a Rastelli, quattro uomini e una donna (Sarah Felderbaum) non preparati alla gestione di un colosso di questa portata. Un vero e proprio miracolo economico, un gioiellino che, a causa di una gestione finanziaria inappropriata messa in atto da Ernesto Botta (Toni Servillo nel ruolo del braccio destro di Tanzi, Fausto Tonna), finisce per trasformarsi in un flop totale. Bilanci falsificati, debiti per 14 miliardi di euro, vendite gonfiate e 100mila risparmiatori travolti dal crac dei crac.
L’opera, costata oltre 5 milioni di euro, è prodotta dall’Indigo film di Nicola Giuliano e Francesca Cima, in collaborazione con Rai Cinema e il sostegno di Piemonte Film Commissione e del Ministero per i Beni Culturali, uscirà nelle sale italiane a marzo distribuita da Bim. Un film da non perdere perché, grazie alla didascalicità tipica di Molaioli, il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio che l’Europa abbia mai conosciuto diventa di una chiarezza incredibile. Non un film di denuncia, ma un noir di provincia che indaga sui lati oscuri dei personaggi.