Verità solare – I veri costi e le prospettive

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Entro il 2020 il solare produrrà 110 miliardi di euro in termini di ricchezza generale, portando alle casse dell’erario circa 50 miliardi nei prossimi 30 anni

Il prezzo scarso di un solo caffè con cornetto, ogni mese: 1 euro e 70 centesimi, a partire dal 2011. È quanto costerà in bolletta, a ogni famiglia italiana, lo sviluppo dell’energia solare nel nostro paese. A fronte di questa spesa, c’è un nutrito pacchetto di vantaggi.

Raggiungendo l’obiettivo fissato per lo sviluppo del fotovoltaico in Italia si taglieranno le emissioni nazionali di gas serra del 5 per cento entro il 2020 portando l’Italia verso l’obiettivo fissato dal protocollo di Kyoto. I posti di lavoro creati dal fotovoltaico, che sono già oggi 15mila (lo stesso numero di addetti di una grande industria nazionale, come ad esempio la Barilla), saliranno a un totale valutato tra 210mila e 225mila nei prossimi 9 anni. E infine, entro il 2020 l’energia dal sole produrrà 110 miliardi di euro in termini di ricchezza generale, portando alle casse dell’erario circa 50 miliardi di euro nei prossimi 30 anni.

«Il fotovoltaico è un grande assett economico e sociale per il nostro paese: sarebbe grave che l’Italia perdesse il treno delle rinnovabili per ritardi culturali o per favorire interessi di parte», ha detto oggi il presidente di Asso Energie Future Massimo Sapienza nella conferenza stampa alla sala stampa del Senato in cui ha presentato assieme a Grid Parity Project, i veri dati del fotovoltaico. Dati che sono stati commentati e arricchiti con altri forniti, sempre in conferenza stampa, dal senatore Pd e responsabile delle Politiche per il clima Francesco Ferrante e dal direttore di Legambiente Rossella Muroni.

In realtà, secondo le due associazioni di categoria delle rinnovabili, la confusione sul fotovoltaico comincia dal carosello di numeri. A partire da quello degli impianti installati sul territorio nazionale.

L’Italia sta veramente per raggiungere l’obiettivo – per la verità piuttosto minimalista – fissato dal governo per il fotovoltaico, cioè 8.000 megawatt al 2020? Il Gse, il Gestore dei servizi elettrici, ha comunicato a gennaio che a fine 2010 risultavano installati 2.800 megawatt di fotovoltaico (3.200 con gli impianti entrati in esercizio a febbraio), ma esistevano domande di allaccio tali da far prevedere il raggiungimento di quota 7.000 megawatt a metà 2011.

Secondo questi dati, dunque, nel 2010 non solo si è registrata una crescita del 160 per cento (altri 1.850 megawatt arrivando a un totale di 3.000 megawatt), ma sarebbe da mettere in conto una crescita fino a 7.000 megawatt. Una corsa all’installazione che il Gse considera legata alla possibilità di riconoscere le tariffe incentivanti 2010 agli impianti fotovoltaici che verranno allacciati alla rete ed entreranno in esercizio entro giugno 2011 purché abbiano comunicato la fine dei lavori entro il 31 dicembre 2010 (il cosiddetto meccanismo Salva Alcoa).

«I nostri dati, confortati dalle ricerche di Credit Suisse, Morgan Stanley e Jefferies & Company, indicano però una situazione sensibilmente diversa», annunciano le due associazioni. Precisando quattro punti su cui i numeri vanno corretti.

Previsioni gonfiate

Secondo le valutazioni di Asso Energie Future e Grid Parity Project, confermate da quelle dagli organismi internazionali e da Asso Solare, a metà 2011 si arriverebbe a 4.700 megawatt installati, non a 7.000. Per raggiungere la quota prevista dal Gse bisognerebbe infatti supporre che quasi tutte le richieste già presentate per ottenere gli incentivi 2010 si trasformino in impianti operativi al 30 giugno 2011. Secondo Morgan Stanley «è difficile credere alla suggestione di 4 gigawatt di capacità produttiva inutilizzata e non connessa». Per Jefferies & Company «l’analisi secondo la quale in Italia sono stati installati 5 – 6 gigawatt (5.000-6.000 megawatt) nel 2010 è inaccurata (…) è chiaro che i richiedenti potrebbero non ottenere l’accesso al credito o alla fornitura dei moduli; è probabile che una larga percentuale di queste domanda non vada a buon fine. Non prevediamo più di 2,5 gigawatt in Italia nel 2010».

Cosa è successo, allora? «Una parte delle richieste di incentivi è stata probabilmente avanzata da chi non aveva il diritto di farlo – spiegano i presidenti di Asso Energie Future e Grid Parity Project -. Per accedere al secondo conto energia, più conveniente, sono state presumibilmente fatte delle dichiarazioni false o esagerate da alcuni furbi. Inoltre, la confusione è stata massima, soprattutto negli ultimi giorni: ci sono domande che sono arrivate e sono state registrate numerose volte. Anche il Gse sta rivedendo le stime, ma intanto il danno è fatto».

Obiettivo sottovalutato

C’è anche da osservare che l’obiettivo fissato dal governo per il fotovoltaico, 8.000 megawatt al 2020, è molto modesto: sarebbe in linea solo con un andamento mediocre del mercato che escluderebbe l’Italia dal gruppo dei paesi in competizione per questo settore della green economy. Per avere un punto di paragone basta pensare che la Germania, un paese che non ha certo più sole dell’Italia, si è data come target, per la stessa data, 52.000 megawatt e ha installato ad oggi 18.000 megawatt.

«Una manovra squilibrata che prevede un tetto troppo basso e un rallentamento troppo brusco degli incentivi potrebbe effettivamente fermare la corsa a un livello molto basso di potenza installata, bloccando il mercato, scoraggiando gli investitori e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro», dice Massimo Sapienza assieme a Grid Parity Project, che chiede che il decreto legislativo sulle rinnovabili che si sta esaminando oggi in Senato, sia corretto in modo tale eliminare il limite di 1 megawatt di produzione su almeno 20 ettari agricoli per il fotovoltaico a terra. «Limiti non giustificati visto che non c’è un’occupazione massiccia di terreno: a oggi, la stima più alta parla di un 50 per cento di pannelli a terra, il resto è stato costruito su tetti e coperture – dicono le due associazioni -. Inoltre i terreni agricoli marginali sono adatti allo sviluppo del fotovoltaico».

Ma non basta: Asso Energie Future e GridParity Project chiedono anche una correzione del decreto mirata alla difesa della qualità, proprio per evitare una proliferazione eccessiva delle richieste di autorizzazione e garantire professionalità e serietà: salvaguardare i progetti in corso, abbandonare il meccanismo delle aste, avviare autorizzazioni semplificate per impianti fino a 1 megawatt, dare certezza dei tempi stabiliti nelle linea guida.

Ricchezza distribuita

Lo sviluppo del solare è in mano alle famiglie e non alla grande industria. Non è quindi vera l’accusa secondo la quale la spinta per far avanzare il fotovoltaico viene soprattutto da grandi industrie e multinazionali. I dati presentati oggi da Asso Energie Future e Grid Parity Project dicono che il residenziale, cioè i pannelli sulle nostre case installati per iniziativa di cittadini, pesa per circa il 34 per cento con 1.566 megawatt stimati su un totale di 4.700. Il settore intermedio dei privati che hanno investito su terreni o capannoni di proprietà (impianti tra 51 chilowatt e 600 chilowatt per un investimento massimo compreso tra 150mila euro e 2 milioni di euro) pesa per il 38 per cento con 1.786 megawatt. Gli operatori finanziari e industriali pesano per il 28 per cento del totale, con 1.316 megawatt.

Insomma, «incentivare il solare significa sviluppare in primo luogo la produzione di energia diffusa», commentano i promotori dell’iniziativa «Verità solare».

Il costo reale

Lo sviluppo del fotovoltaico costerà a partire dal 2011 1,70 euro al mese a famiglia, un costo minore di quello di una veloce colazione al bar per una sola persona. In compenso, secondo i dati forniti nel 2010 da I-Com, l’Istituto per la Competitività partecipato da tutte le più grandi aziende italiane, i risultati positivi per l’intero sistema Paese sono enormi: nei prossimi 30 anni, l’energia prodotta dagli 8.000 megawatt installati sarà incentivata con circa 34 miliardi (valutati a oggi), con un effetto globale sulla ricchezza prodotta di ben 110 miliardi, una previsione di 210mila nuovi posti di lavoro e un possibile gettito fiscale di 50 miliardi che entrerebbe complessivamente in questi decenni nelle casse dello Stato.

(Fonte Silverback- Greening the Communication)