Il Wwf denuncia: In Toscana varie situazioni fuori controllo

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In questi giorni è emersa all’attenzione della cronaca la questione degli abbattimenti di ungulati effettuati nelle Riserve Naturali della Provincia di Siena, con procedure e modalità che secondo la Magistratura inquirente potrebbero configurare ipotesi di reato. Il Wwf esprime un giudizio fortemente negativo sul tipo di gestione delle azioni di controllo della fauna che sono state portate avanti in questi anni, tanto in Provincia di Siena quanto nelle altre province Toscane.

La vicenda senese ha infatti aperto il sipario sulle modalità di svolgimento di abbattimenti o catture nell’ambito delle cosiddette «attività di controllo» della fauna selvatica in Toscana (soprattutto ungulati come cinghiali, caprioli, daini, cervi, ma anche volpi, piccioni, storni e altre specie), il cui scopo dovrebbe essere quello di contenere il sovrannumero di certi animali per la tutela degli ecosistemi e delle colture agricole. In realtà, sia la mancanza di riscontro scientifico delle stime numeriche degli esemplari, sia le modalità con cui sono consentite queste attività, hanno trasformato le attività di controllo della fauna, che dovrebbero essere strumento di gestione di situazioni specifiche e eccezionali, in un mezzo legalizzato per permettere l’attività venatoria in qualunque periodo dell’anno ed in tutto il territorio, inclusi parchi ed aree protette. Il tutto, in un quadro assolutamente fuori controllo che il Wwf contesta da anni, in cui deviazioni ed abusi sono facilitati da una regolamentazione regionale che stravolge le leggi nazionali:

  • non solo possono effettuare questi abbattimenti le guardie provinciali e forestali, eventualmente coadiuvate dai proprietari dei fondi, come prevedeva la Legge Nazionale 157/1992, ma anche qualsiasi cacciatore che abbia svolto dei minimali corsi di «istruzione». Con il risultato che in Provincia di Firenze i cacciatori abilitati sono ben 11.422, in Provincia di Siena 11.011, a Pisa 4.102, e così via. Un esercito di decine di migliaia di cacciatori che, grazie a delibere e ordinanze delle varie Province, si muove ormai tutto l’anno sul nostro territorio con controlli minimi e modalità estremamente permissive;
  • agli interventi di abbattimento, a seguito delle ultime modifiche normative del 2010, non è più necessaria neppure la presenza di almeno una guardia provinciale, ma è sufficiente una guardia volontaria di un’associazione venatoria;
  • la legge regionale permette l’utilizzo di trappole da parte di cacciatori semplicemente autorizzati dalle Province, quando invece il loro utilizzo è vietato da norme nazionali e internazionali;
  • per alcuni interventi sugli ungulati si tende ad escludere il preventivo parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e per quanto riguarda studi e monitoraggi questi non vengono effettuati regolarmente neanche nelle aree vocate per le specie che si vogliono abbattere;
  • la necessità preliminare di sperimentare tutte le attività possibili di prevenzione incruenta dei danni alle colture e la scelta di effettuare catture piuttosto che abbattimenti della fauna sono in genere ignorate o inadeguatamente applicate;
  • la valutazione di incidenza per gli interventi sulla fauna (attività di caccia o di abbattimento selettivo che siano) effettuati nelle aree a regolamentazione speciale della rete Natura 2000 è spesso effettuata in modo inadeguato o addirittura ignorata.

In questa situazione di stravolgimento normativo, gli abbattimenti vengono permessi dalle Province in aree protette, fuori dalla stagione di caccia, di notte, con modalità anomale come addirittura lo sparo da autoveicoli. Le stesse distanze di sicurezza da abitazioni e infrastrutture sono spesso ignorate in questi interventi.

È evidente come quanto sopra favorisca facili abusi, con abbattimenti che, sfruttando anche la carenza dei dati faunistici a disposizione e la generale mancanza di controlli, sono ben più orientati ad esaudire le aspettative dei cacciatori che ad affrontare realmente le problematiche di tutela della biodiversità e dei danni alle colture agricole. È infatti palese come ci sia chi vuole sfruttare questi meccanismi per andare a caccia tutto l’anno (e le norme regionali sembrano costruite apposta per permettere questo), spesso intervenendo per ridurre proprio le popolazioni di quelle specie (come cinghiale e capriolo) che a loro volta sono state ripopolate (e in parte continuano ad esserlo) a fini di caccia.

Il Wwf contesta duramente il sistema di gestione della fauna selvatica in Toscana, che sta causando gravi danni faunistici e ambientali in tutto il territorio, e in particolare nelle aree protette, oltre che comportare importanti rischi per la sicurezza pubblica. Si pensi infatti che in ogni momento e in ogni luogo della regione un cittadino può imbattersi a sua insaputa in una battuta di caccia ad ungulati, a cui si spara con fucili di enorme potenza e pericolosità, anche fuori dalla stagione e dagli orari normali per la caccia, e addirittura in aree protette.

Per tutto questo il Wwf, fa sapere, si batte e continuerà a battersi perché la normativa regionale in materia di caccia venga modificata. Si tratta, secondo il Wwf, di norme incostituzionali che pregiudicano l’unitarietà della tutela della natura garantita dalle leggi dello Stato. È per questo che il Wwf guarda con attenzione a tutte le iniziative, come quella in corso a Siena, che tendono ad evidenziare le storture di queste pratiche e, nei casi di processi vertenti su questi temi, invierà alla Magistratura un dossier a dimostrazione delle anomalie della normativa della Toscana, per chiedere che venga sollevata la questione di legittimità costituzionale.

(Fonte Wwf)