I risultati del progetto Aphekom conferma che la diminuzione anche di soli 10 microgrammi al metro cubo di PM2,5 eviterebbe 19mila morti l’anno a causa di patologie croniche derivanti dall’esposizione a lungo temine a tale tipo di inquinamento e 31,5 miliardi di euro
Sono stati presentati a Parigi, dopo tre anni di ricerca, i risultati del progetto Aphekom (Approfondimento della conoscenza e della comunicazione per il processo decisionale su inquinamento atmosferico e salute in Europa), un progetto finanziato dalla Comunità europea nell’ambito del programma d’azione comunitario nel campo della sanità pubblica, che ha visto la partecipazione di 60 scienziati di 12 Paesi europei impegnati in 25 città (Stoccolma, Dublino, Malaga, Londra, Tolosa, Le Havre, Roano, Bilbao, Bordeaux, Strasburgo, Lione, Bruxelles, Marsiglia, Vienna, Granada, Valencia, Roma, Atene, Barcellona, Budapest, Bucarest, Siviglia, Parigi, Lille, Lubiana), coordinati dall’Istituto francese per la Sorveglianza della salute pubblica (InVS), per un triennio di ricerca sull’effetto dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana in Europa, e sulla giusta divulgazione del problema per far sì che ci sia da parte degli interlocutori una giusta comprensione e consentire così una pianificazione efficace e la realizzazione di misure a tutela della salute pubblica.
Il progetto ha messo in evidenza l’attuale situazione europea, in cui vari Stati hanno superato i valori limite stabiliti per il particolato atmosferico negli ultimi sei anni.
Tra le 25 città esaminate, Stoccolma rispetta il limite dei 10 microgrammi al metro cubo (µg/m3) di PM2,5, con 9,4 µg/m3; a seguire Dublino (con 10,5 µg/m3), Malaga (12,8 µg/m3) e Londra (13,1 µg/m3). Le città che sono risultate le più inquinate, con elevati valori di PM2,5, sono Roma (21,4 µg/m3),Atene (29,4 µg/m3), Barcellona (27 µg/m3), Budapest (33,7 µg/m3) e Bucarest (38,2 µg/m3).
Questi risultati saranno impiegati come punto di riferimento nell’elaborazione delle agende nazionali ed europea per l’attuazione delle normative sull’inquinamento atmosferico esistenti e per la revisione dell’attuale legislazione comunitaria nel 2013. Il progetto ha fornito nuovi strumenti d’informazione maggiormente fruibili dai decisori, per impostare politiche locali ed europee più efficaci, dagli operatori sanitari per consigliare i pazienti «maggiormente vulnerabili», e i singoli individui, per ottenere informazioni più precise e chiare per salvaguardare al meglio la propria salute.
In questi tre anni sono stati sviluppati nuovi indicatori di impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana, con particolare attenzione al traffico e alla comunicazione (stimolare il dialogo tra le diverse parti interessate), all’impatto sulla salute e i relativi costi, per una più attenta valutazione strategica del problema.
«Il nostro progetto dimostra che il rispetto dei valori limite di PM2,5 raccomandato dall’Oms nelle sue linee guida sulla qualità dell’aria, in 25 grandi città europee potrebbe prolungare di 22 mesi l’aspettativa di vita delle persone di almeno 30 anni di età e far risparmiare annualmente 31 miliardi e mezzo di euro in costi sanitari», ha commentato la dott.ssa Sylvia Medina dell’Institut de Veille Sanitaire (InVS) la coordinatrice del progetto ApheKom, subito dopo la recente pubblicazione dello studio. Anne Stauffer, policy manager dell’Heal (Health and environment alliance), ha dichiarato che «I risultati del progetto Aphekom dimostrano che perseguire un’aria più pulita ripaga in termini di benefici per la salute e arrivano in un momento importante: la Commissione europea si sta infatti preparando per una revisione della politica comunitaria sulla qualità dell’aria».
Infatti i risultati della ricerca affermano proprio che se venissero rispettati i limiti posti dalla Oms (Organizzazione mondiale della sanità) di 20 µg/m3 per il PM10 e 10 µg/m3 per il PM2,5, verrebbero evitati ogni anno 19mila morti a causa di patologie croniche derivanti dall’esposizione a lungo temine a tale tipo di inquinamento e 31,5 miliardi di euro (risparmi sulle spese sanitarie, l’assenteismo e i costi del benessere, e della qualità della vita).
Infatti dalla ricerca è emerso che se nelle città esaminate venissero diminuite le concentrazioni di PM2,5 di soli 10 µg/m3 si avrebbe un aumentodell’aspettativadi vita di 22 mesi negli over 30.
Per quanto riguarda la città italiana messa sotto esame, Roma, è risultato che così facendo verrebbero evitate 1.278 morti per malattie croniche e la popolazione «dai 30 anni in su» guadagnerebbe un anno di vita, con un beneficio economico superiore ai 2 miliardi di euro.
Dal progetto, coordinato per l’Italia dal Dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario della regione Lazio, è anche emerso che a condizionare lo stato di salute è la vicinanza alla fonte di inquinamento da traffico. Infatti a Roma il 23% dei residenti vive a meno di 75 metri da una strada ad alto traffico. I risultati dello studio mostrano che l’11% dei casi di aggravamento di asma nei bambini, il 18% di problemi acuti negli anziani affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), e il 23% di problemi acuti negli anziani malati di malattie coronariche possano essere attribuiti al forte inquinamento nell’area di residenza.
La situazione romana non è delle migliori, ed essendo l’aria di Roma non la peggiore in Italia, la situazione sta diventando seriamente preoccupante. Questo non è allarmismo ma constatazione che il problema dell’inquinamento atmosferico deve essere affrontato con maggiore serietà dai decisori politici.
A oggi mancano programmi di mobilità sostenibile seri che possano realmente apportare un beneficio alla qualità dell’aria e della vita stessa, ci sono invece ancora atteggiamenti sbagliati che rendono quasi banale il problema, e i pochi periodi di blocco delle auto servono solo a «respirare» meglio per quelle poche ore, e poi?