L’economia che imita la natura

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Gianfranco Bologna: «una rivoluzione culturale che dà un senso nuovo all’inestimabile ricchezza della natura, non solo dispensatrice dei servizi naturali indispensabili alla nostra vita, ma anche “maestra” di soluzioni tecnologiche e imprenditoriali nuove che ci aiuteranno ad avere un futuro più prospero e sostenibile»

Imitare il cuore della balena in grado di pompare sangue per 80 anni con appena 6 volt o il manto bicolore della zebra che crea micro-correnti in grado di regolare la temperatura o i sistemi di raccolta dell’acqua dei coleotteri del deserto del Namib. E ancora, produrre cellulari senza batteria che si caricano con il calore del corpo e con le vibrazioni della voce, coltivare funghi sui fondi di caffè, sostituire le lame di metallo dei rasoi «usa e getta» con fili di seta.

Sembrerebbe fantascienza, ma in realtà non è così: questi sono solo alcuni degli esempi, completamente sostenibili, dell’applicazione della blue economy, che sta dando lavoro a centinaia di persone in tutto il mondo. Questo è quanto ha spiegato oggi Gunter Pauli, Fondatore e Presidente della Fondazioni Zeri, Zero Emissions Research and Initiatives, durante la presentazione del suo volume Blue economy. La nuova economia che imita la natura,in occasione della Aurelio Peccei Lecture 2011, organizzata dal Wwf e dalla Fondazione Aurelio Peccei, in collaborazione con Unicredit, nell’ambito delle iniziative del Wwf per l’Ora della Terra (26 marzo).

Le logiche che vengono impiegate nell’attività economica risultano discordanti rispetto a quelle naturali: i sistemi di condizionamento degli edifici pompano aria fredda verso l’alto, le sostanze chimiche utilizzate per depurare l’acqua annientano tutte le forme di vita presenti, l’energia impiegata per produrre una batteria è di gran lunga superiore a quella che fornirà. Il sistema di produzione e di consumo intacca risorse non rinnovabili, danneggiando in modo permanente l’ambiente.

Il volume si presenta come un compendio di 100 iniziative tecnologiche innovative, non possibili, ma concretamente già realizzate in numerose parti del mondo, con l’intento di imitare la perfezione di alcuni meccanismi e dinamiche esistenti in natura. Lo scopo di ciò sta nel tentativo di realizzare un sistema economico nuovo, più sostenibile, economicamente più conveniente e più equo. In poche parole questo si traduce in 100 milioni di posti di lavoro in 10 anni, in opportunità per le imprese, in via d’uscita dalla crisi economica globale e in tutela della natura.

Ma che cosa s’intende per blue economy?L’economia che imita la natura, cioè un sistema produttivo perfetto ed efficiente dove nulla si crea e nulla si distrugge, dove ciò che viene scartato da uno costituisce la materia prima per un altro, dove ciascuno riveste un ruolo specifico, garantendo il benessere di tutti. Diversamente dalla green economy, non richiede alle aziende di investire di più per salvare l’ambiente. Anzi, con minore impiego di capitali è in grado di creare maggiori flussi di reddito e di costruire al tempo stesso capitale sociale.

«Un sistema perfetto come quello della natura – ha dichiarato Gunter Pauli – rappresenta il punto di partenza per nuove opportunità imprenditoriali, che forniranno al mondo un nuovo modello economico, che assicuri risorse, benessere ed equità. Prendere in considerazione tutte le innovazioni pronte per essere messe in atto, in molti casi già realizzate e commercializzate su scala locale, è un modo per modificare radicalmente il modello economico diffuso, e grazie all’introduzione di tali innovazioni ispirate dalla natura sarà possibile trasformare il sistema globale. Innovando e generando ulteriore reddito, con più valore aggiunto, si creano quindi più posti di lavoro, creando così il capitale sociale, soddisfacendo i bisogni fondamentali di tutti con ciò di cui disponiamo. È indispensabile realizzare e condividere le opportunità che la natura liberamente ci offre. Il significato di sostenibilità, infatti – ha concluso – risiede nella capacità di rispondere ai bisogni primari di tutti con quello che si ha a disposizione ed implica, quindi, l’imperativo di essere creativi e innovativi». In questo senso, non si deve pretendere in misura maggiore dalla natura, ma utilizzare al meglio quello che è disponibile.

Volendo citare alcuni esempi si può menzionare il sistema di controllo della temperatura impiegato dalle zebre: il bianco delle strisce riflette e riduce la temperatura, mentre il nero la trattiene e l’aumenta; la differenza di pressione fra l’aria calda e quella fredda crea delle micro correnti che stabilizzano la temperatura. Questo stesso sistema è stato adottato dal gruppo Daiwa House di Sendai ed è stato riscontrato che d’estate la temperatura si riduce di 5° (nelle zebre di 9°). O si potrebbe citare il processo di desalinizzazione impiegato dai pinguini, che bevono acqua di mare, processo analogo a quello che si verifica nei reni del corpo umano. L’impiego di questa tecnologia, attraverso la depurazione dell’acqua di mare, farebbe accrescere la disponibilità di acqua dolce per l’intero pianeta.

«La blue economy – ha dichiarato Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del Wwf Italia e Segretario Generale Fondazione Aurelio Peccei – è una rivoluzione culturale che dà un senso nuovo all’inestimabile ricchezza della natura, non solo dispensatrice dei servizi naturali indispensabili alla nostra vita, ma anche “maestra” di soluzioni tecnologiche e imprenditoriali nuove che ci aiuteranno ad avere un futuro più prospero e sostenibile. Una rivoluzione alla portata di tutti, che dal basso potrà cambiare il mondo».