«Non si può decidere sull’onda dell’emotività». L’abbiamo già sentita questa, almeno tre volte nel corso di 35 anni.
Con una frequenza di questo tipo, notevole se considerata in relazione ai tempi di costruzione di un impianto nucleare, il problema è mal posto: non siamo noi, i contrari al nucleare ad essere emotivi, ma è questa tecnologia a contare fra i suoi problemi reali anche quello di suscitare emotività, ovvero paura e diffidenza.
La paura è giustificata dai fatti. Per Three Mile Island si trattò di errore umano, per Chernobyl della protervia del sistema politico sovietico, per il Giappone del terremoto e dello tsunami più gravi della storia. Tutte ragioni serissime e niente affatto irrepetibili: la tecnologia evolve ma gli errori umani sono sempre possibili; di regimi politici inaffidabili è pieno il mondo e, purtroppo, la forza devastatrice del prossimo terremoto non è prevedibile.
La diffidenza, invece, non sarebbe obbligatoria, ma ci pensano i fautori del nucleare a farcela venire: lo tsunami non aveva ancora cominciato a rifluire che avevano già annunciato alla stampa che le centrali nucleari non avevano riportato alcun danno. Quando i danni si sono visti, hanno dichiarato che, però, era tutto sotto controllo. Ora che niente sembra più sotto controllo, ci dicono che siamo noi, i contrari, ad essere sciacalli. E perché? Perché pretenderemmo di decidere adesso «senza discutere a mente fredda».
Viene da dire: state facendo tutto da soli! È dal 2008 che il Governo ha deciso di tornare al nucleare, senza rifare un referendum, senza sollecitare un confronto nel paese e senza nemmeno uno specifico dibattito parlamentare. Le leggi approvate parlano di strategie energetiche da discutere in una conferenza nazionale aperta a tutti, ma non se n’è fatto niente. Dobbiamo accontentarci di uno slogan coi numeri, alla moda europea: 25% rinnovabili, 25% nucleare, 50% fossili. Quale sia l’evoluzione della domanda, quale la potenza installata, cosa si prevede di sostituire, come si concilia la priorità del dispacciamento per il nucleare con il mercato libero dell’energia, quale sia il confronto fra diversi investimenti: tutte bazzecole, tutte perdite di tempo.
Ma se per discutere non c’è stato mai il tempo, adesso, a mente fredda o calda, bisognerà trovarlo per forza. O si pensa di fissare il referendum a ferragosto?
(Fonte Amici della Terra – Friends of the Earth Italy)