L’orientamento dichiarato dal Governo sarebbe di escludere dagli incentivi gli impianti solari medi e grandi. «Governo cieco di fronte a ragioni rinnovabili, ricorreremo a Corte Giustizia Ue»
Mentre il mondo intero, a partire dalla tragedia giapponese, accelera il passo sulle rinnovabili, l’Italia strangola il settore delle energie pulite e sicure. La volontà del governo è quella di chiudere il fotovoltaico: da ieri sera questa scelta è stata anche dichiarata a chiare lettere nell’incontro delle associazioni dei produttori con il ministero dell’Ambiente.
«Nell’incontro di ieri sera, il ministero dell’Ambiente ha espresso la sua volontà fissare una nuova tariffa a partire da giugno, con incentivi che escludono gli impianti solari medi e grandi, tagliando così fuori non solo l’industria che sta cercando di sopravvivere assieme ai suoi 150.000 lavoratori, ma anche le aziende agricole e artigianali che in questi mesi hanno investito nel fotovoltaico».
È quanto afferma Massimo Sapienza, presidente di Asso Energie Future, che giudica l’incontro di ieri sera al dicastero di via Cristoforo Colombo «un flop, in cui gli alti dirigenti del ministero hanno affermato senza mezzi termini che non c’è spazio per nessuna contrattazione: il tetto degli 8.000 megawatt sarebbe già stato raggiunto (secondo i calcoli inesatti e contestati in varie sedi del Gse) e questo taglia il contributo italiano alla partita dell’energia pulita.
«Si tratta di decisioni miopi, in totale controtendenza rispetto ad esempio a quelle ribadite dal governo tedesco che non solo ha come obiettivo 52.000 megawatt da fotovoltaico entro il 2020 ma ha indicato proprio oggi un rilancio delle rinnovabili per far fronte alla decrescita programmata del nucleare».
Il decreto Romani è incostituzionale, spiega ancora Sapienza: «Alcune Regioni hanno già fatto sapere che ricorreranno alla corte costituzionale. Noi, come associazioni di produttori, andremo di fronte all’Alta Corte di giustizia europea per far valere le nostre ragioni. Il Governo sa che esporrà lo Stato a richieste di risarcimento miliardarie, ma sembra non preoccuparsene».
(Fonte Silverback. Greening the Communication)