L’Associazione chiede di evacuare tutte le zone contaminate dall’incidente di Fukushima. Il governo giapponese non ha dato informazioni sufficienti. Accorpare in Italia il referendum alle elezioni e dare la cifra risparmiata alle vittime del terremoto
Mentre la crisi alla centrale nucleare di Fukushima è entrata nella sua seconda settimana e i livelli di contaminazione radioattiva continuano ad aumentare, Greenpeace, insieme con il gruppo giapponese Citizens Nuclear Information Centre (Cnic), chiede un avanzato piano d’evacuazione e ogni misura di protezione possibile per le persone ancora all’interno della zona di esclusione di 30 chilometri, così come per le donne incinte e i bambini nelle aree contaminate anche oltre i 30 chilometri.
«Mentre la crisi continua a Fukushima, è chiaro che le autorità giapponesi non sono in grado di tutelare adeguatamente la salute pubblica. Nonostante le rassicurazioni che ci sarebbero pochi rischi per la popolazione, abbiamo visto un’evacuazione estesa e una crescente contaminazione radioattiva nella catena alimentare. Purtroppo le autorità giapponesi non stanno agendo come la situazione richiederebbe, mettendo in primo piano la tutela della salute pubblica. Adesso c’è bisogno che il governo comunichi tempestivamente alla gente le migliori misure per proteggersi dalle radiazioni e che metta in atto un piano di emergenza», afferma Jan Beranek, responsabile della campagna Nucleare di Greenpeace International.
Greenpeace chiede, inoltre, risposte chiare alle seguenti domande:
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Il governo ha riferito solo i dati sui tassi di dose radioattiva esterna, misurata in posti diversi. Tuttavia, le persone sono esposte anche al rischio di radiazione interna a seguito di inalazione e ingestione di particelle radioattive. Che informazioni possiede il governo sulla dose totale di radiazione alla quale la popolazione è esposta? Inoltre, quali dati possiede sulla contaminazione dell’aria?
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Qual è l’esatta situazione del reattore 3 e delle piscine contenenti combustibile esaurito del reattore 4, a seguito dell’esplosione di idrogeno segnalato da Jaif alle 16 e alle 22 (ora giapponese) del 18 marzo?
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Quanta radiazione è stata rilasciata in mare finora? Il governo sta monitorando la contaminazione sui pesci e sulle altre specie marine?
«Questo disastro ha evidenziato ancora una volta l’impossibilità di garantire la sicurezza della popolazione a seguito di un disastro nucleare – continua Beranek -. Non solo l’azione dell’autorità giapponese si è rivelata non all’altezza della situazione, ma anche la risposta internazionale è stata lontana dall’essere coerente e adeguata, con diverse autorità nazionali di regolamentazione nucleare che hanno offerto consigli diversi e contraddittori. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea) è rimasta in un imbarazzante silenzio per giorni e appare impotente di fronte a questa tragedia»
«In Italia il tentativo di evitare il referendum è già partito. Greenpeace con le altre associazioni riunite nel Comitato referendario chiede l’accorpamento con le amministrative di maggio e di devolvere la cifra risparmiata a favore della ricostruzione del Giappone. Abbiamo raccolto oltre 100mila firme sul web, il governo prenda una decisione saggia, faciliti la partecipazione democratica risparmiando risorse», aggiunge Giuseppe Onufrio, Direttore di Greenpeace Italia.
(Fonte Greenpeace)