Proposto dal ministero dell’Ambiente, sarà sottoposto all’esame delle commissioni Ambiente, Giustizia e Politiche europee. È contro il diritto-dovere dello Stato e le leggi europee
Chi detiene un animale selvatico protetto pagherà una risibile multa, mentre invece chiunque ucciderà un lupo, una cicogna, e altri esemplari appartenenti a specie molto rare, rischierà al massimo pochi mesi di carcere; pena peraltro commutabile con una sanzione pecuniaria. Questo è quanto previsto dallo schema di decreto legislativo proposto dal ministero dell’Ambiente, che sarà sottoposto all’esame delle commissioni Ambiente, Giustizia e Politiche europee per poi passare alla valutazione del Governo.
«È veramente grottesco che, proprio chi ha il dovere istituzionale di tutelare l’ambiente e la fauna nel nostro Paese, promuova invece iniziative che incoraggiano atti illeciti a danno degli animali selvatici – commenta l’Enpa -. Ridurre le pene, in alcuni casi anche drasticamente, significa alimentare la piaga del bracconaggio, in tutte le sue forme».
Ma ecco, in sintesi, gli «sconti» accordati dal ministero. Se prima chi uccideva una specie protetta pagava con un massimo di 6.000 euro e con una pena detentiva fino a un anno; oggi, invece, se la caverà con massimo 6 mesi di arresto o – in alternativa – con una sanzione fino a 4.000 euro. Un vero e proprio passo indietro, dunque, che tra l’altro potrebbe risultare non conforme a quanto stabilito dalle direttive comunitarie e determinare quindi l’apertura di nuove contestazioni.
«Anziché promuovere un rigoroso rispetto della natura attraverso controlli rigorosi e un inasprimento delle sanzioni per chi compie atti illeciti nei riguardi della fauna e dell’ambiente, il ministero fa l’esatto contrario, non considerando che gli animali selvatici e l’ambiente sono patrimonio indisponibile dello Stato e che è un preciso dovere costituzionale promuoverne la preservazione e la conservazione – prosegue l’Enpa -. Di questo sono consapevoli deputati e senatori di ogni schieramento politico ma anche illustri esponenti del Governo, come il ministro Brambilla, che hanno dimostrato più volte senso di responsabilità e a cui ci appelliamo per chiedere di fermare un decreto così contrario agli animali, all’ambiente, alla legge e al buonsenso».
(Fonte Enpa)