Corallo per edilizia… scomparse due isole

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La sorte delle due isole è stata segnata esclusivamente dall’intervento dell’uomo e, precisamente, da un eccessivo sfruttamento delle barriere coralline nel Golfo di Mannar, effettuato in maniera selvaggia per diversi decenni, quando i blocchi di corallo venivano estratti per la costruzione di edifici e per altre finalità architettoniche

Si fa sempre più fitto il mistero delle isole scomparse in Sri Lanka. Poomarichan e Villanguchalli, due isolotti del Sud Asia, di poche centinaia di metri quadrati, sono stati letteralmente sommersi dalle acque. Scienziati ed esperti di oceanografia lanciano l’allarme: «Le prime di una lunga serie».

La notizia, che all’inizio sembrava di poco conto, solo ora sta divenendo oggetto di numerose e accurate valutazioni dal punto di vista scientifico.

Gli atolli facevano parte di un gruppo di altre isole ed isolotti, circa trenta, tra L’India e lo Sri Lanka, una vasta area marina nota oggi come Parco nazionale di Mannar, nel golfo dell’omonima riserva, che copre una superficie di quasi 560 chilometri quadrati.

Inizialmente si presumeva che l’inabissamento potesse essere stato causato dall’improvviso innalzamento del livello del mare, conseguenza del riscaldamento globale. Ma questa volta madre natura non c’entra. Ricerche recenti e più approfondite hanno sentenziato che la sorte delle due isole è stata segnata esclusivamente dall’intervento dell’uomo e, precisamente, da un eccessivo sfruttamento delle barriere coralline nel Golfo di Mannar, effettuato in maniera selvaggia per diversi decenni, quando i blocchi di corallo venivano estratti per la costruzione di edifici e per altre finalità architettoniche. Diretto e conciso l’intervento di Deepak Samuel, rappresentante di United Nations Development Program (Undp): «L’estrazione mineraria è la causa principale di questa immersione e non il cambiamento climatico».

Stando a quanto detto dai massimi esperti, l’estrazione mineraria ha di fatto eroso la base sulla quale poggiavano i 3 metri di terra emersa, e Balaji, responsabile delle foreste e della fauna selvatica di questa regione Indo-Pacifica, unica per le sue risorse biologiche marine con 3.600 specie di flora e fauna spesso rarissime, ha dichiarato che l’assenza di regolamenti prima del 2002 è stata la causa di questa selvaggia estrazione, interrotta troppo tardi per evitare l’inabissamento delle due isole. «Questo è un campanello d’allarme serio – ha concluso Balaji – per l’intero Oceano Indiano».

I principali indiziati sono i numerosi pescatori delle coste che hanno abusato indiscriminatamente e illegalmente di questo substrato calcareo estremamente prezioso per l’ecosistema.

Le normative per i vincoli del Parco sono state adottate solo nell”89 e per mantenere intatte le barriere coralline e le foreste di mangrovie, ai pescatori ed ai visitatori, era stato vietato di entrare nell’area. Ma il divieto non è stato mai applicato, tanto che, fino a poco tempo fa, veniva ancora praticata la pesca con la dinamite.

Il Golfo di Mannar è un vivaio straordinario, una riserva unica per le barriere coralline, le mangrovie e le alghe; e il costante «pericolo umano» incombe pericolosamente sul processo riproduttivo di questi 3 ecosistemi.