Queste attività esplorative sono ancor più pericolose di quelle che hanno portato all’esplosione della Deepwater Horizon, come confermano i documenti riservati del Foreign Office britannico pubblicati oggi da Greenpeace
Due navi di Greenpeace, l’Esperanza e l’Arctic Sunrise, stanno fronteggiando i commandos della marina danese che proteggono le trivellazioni esplorative della piattaforma Leiv Ericsson della compagnia Cairn Energy. Dopo una settimana di esplorazioni nel Mar di Groenlandia, gli attivisti hanno trovato la Leiv Ericsson la scorsa notte a 200 miglia a ovest dalla costa groenlandese.
La Leiv Ericsson è un gigante di 53.000 tonnellate, l’unica piattaforma che inizierà nuove attività di perforazione nell’Artico quest’anno. Queste attività esplorative sono ancor più pericolose di quelle che hanno portato all’esplosione della Deepwater Horizon, come confermano i documenti riservati del Foreign Office britannico pubblicati oggi da Greenpeace.
Secondo le analisi del governo inglese ogni perdita o sversamento di greggio nei mari artici sarebbe impossibile da recuperare e non sarebbe praticabile alcuna opera di pulizia o bonifica in quelle regioni. Non solo, anche senza incidenti, la Cairn Energy ammette che le sue operazioni comporteranno lo sversamento di almeno 9.000 tonnellate di sostanze inquinanti: un impatto superiore a quello di tutte le attività di perforazione di Norvegia e Danimarca messe insieme.
«I rischi connessi alle perforazioni nell’Artico fanno sembrare le operazioni nel Golfo del Messico, che hanno causato il più grave disastro petrolifero in mare, come una passeggiata nel parco – ricorda Ben Ayliffe, responsabile di Campagna a bordo dell’Esperanza -. Anche il governo inglese sostiene che è impossibile intervenire in caso di disastro nell’Artico».
I documenti pubblicati da Greenpeace UK mostrano le preoccupazioni del governo britannico per un incidente petrolifero nell’Artico. In uno scambio di mail, pubblici ufficiali dell’esecutivo inglese scrivono al ministro dell’Energia, Chris Huhne: «È difficile ottenere aiuto e assistenza in quell’area in caso di problemi di inquinamento, e pressoché impossibile sanare eventuali danni ambientali». In un altro documento si legge: «Permangono consistenti ostacoli (alle operazioni nell’Artico, ndr). Il principale è di carattere ambientale, con il rischio di un disastro simile a quello del Golfo del Messico… L’ecosistema artico è particolarmente vulnerabile; e ogni intervento d’emergenza sarebbe più lento e difficile rispetto al Golfo del Messico a causa della lontananza di quell’area e della difficoltà di operare a temperature sotto lo zero».
L’area che la Cairn Energy intende esplorare è conosciuta come «vicolo degli iceberg». Per evitare collisioni con la piattaforma, la compagnia intende rimorchiare gli iceberg o usare cannoni ad acqua per dirottarli. Ma lo scorso anno una vera e propria isola di ghiaccio di 260 Kmq si è distaccata dal ghiacciaio Petermann, a nord dell’Iceberg Alley. La zona, è inoltre nota per la presenza di balene, orsi polari, foche e uccelli migratori.
(Fonte Greenpeace)